lunedì 12 dicembre 2011

Tragedia sul Corno Rosso

" Lotta contro la morte, in condizioni disperate, uno sciatore-alpinista travolto da una valanga domenica mattina sul Corno Rosso, una cima di 3230 metri, posta sulla cresta fra Macugnaga e la valle di Saas Fee.

L'uomo, 50 anni, milanese, che dopo l’incidente è stato trasportato in elicottero all’ospedale vallesano di Sion, era insieme a cinque amici, tutti esperti alpinisti e sciatori, fra cui due guide, che, dopo aver raggiunto in funivia il Passo del Moro, sono saliti alla Bocchetta di Galkerne dove in passato si teneva la scuola di sci estiva di Macugnaga. Proseguendo sul versante svizzero della "Traversata dei Camosci"  , il piccolo gruppo ha affrontato la parete del Corno Rosso, che non è molto ripida e quindi apparentemente è priva di pericoli, ma sulla quale nei giorni scorsi i venti da ovest hanno accumulato un rilevante quantitativo di neve.
Poco sotto la cima si è staccato un lastrone di neve largo oltre cento metri che li ha travolti. Gli altri sono riusciti a liberarsi rapidamente degli sci mentre l'uomo è stato sepolto dalla massa nevosa. Immediate le sue ricerche da parte dei compagni di ascensione, che però hanno dovuto impiegare oltre venti minuti prima di estrarlo poiché lo sciatore travolto si trovava nella parte bassa della valanga. Gli sono stati praticati subito un prolungato massaggio cardiaco e i procedimenti di rianimazione. Un elicottero medicalizzato dell’Air Zermatt l’ha poi trasportato all’ospedale di Sion dove è stato ricoverato nel reparto delle cure intense.
La gendarmeria cantonale di Briga ha aperto un’inchiesta interrogando i suoi compagni che nel tardo pomeriggio sono stati portati a Macugnaga da un elicottero del 118. L'uomo è un fedele frequentatore di Macugnaga dove ha un appartamento di vacanza. Il suo programma per domenica era di salire al bivacco Belloni, poi avendo incontrato gli altri amici, ha preferito aggregarsi a loro, tutti dotati di grande esperienza e uniti dalla passione per lo sci alpinismo. Una decisione davvero sfortunata. " di T. Valsesia La Stampa To
Il destino è spesso in agguato e colpisce in modo inaspettato Come la montagna colpisce anche chi è esperto e la ama e la conosce bene  Purtroppo...

Genitori responsabili della maleducazione dei figli

Ho trovato questa sera in Internet, nel sito online del quotidiano La Stampa, questo articolo decisamente interessante
Mamma e papà devono pagare per i danni causati dai figli maleducati. Per liberarsi dal fardello della colpa e del conseguente pagamento, ai genitori non basterà dire di non aver potuto impedire il fatto, ma dovranno dimostrare «di aver impartito al figlio una buona educazione e di avere esercitato su di lui una vigilanza adeguata, il tutto in conformità alle condizioni sociali, familiari, all’età, al carattere e all’indole del minore». Per questa ragione, la Terza sezione civile ha ribaltato una decisione della Corte d’appello di Bologna che aveva sollevato da responsabilità i genitori di un minorenne accusati di non avere educato a dovere il loro bambino che, nel corso di una partita di calcio, aveva dato una testata alla bocca ad un giocatore della squadra avversaria mentre il gioco era fermo. 
I giudici di merito avevano ritenuto ingiusto condannare i genitori al pagamento dei danni, ritenendo che unico responsabile del fatto era il ragazzo che avrebbe dovuto conoscere le regole del gioco e che d’altra parte i genitori «non avrebbero potuto intervenire nel corso della competizione sportiva». Il ragionamento fatto dalla Corte d’appello di Bologna, nel settembre 2008, non è stato condiviso dalla Cassazione che ha accolto il ricorso del padre del ragazzo infortunato, sostenendo che l’educazione deve essere impartita a monte.
Spiega la Cassazione - sentenza 26200 - che « i criteri in base ai quali va imputata ai genitori la responsabilità per gli atti illeciti compiuti dai figli minori consistono, sia nel potere dovere di esercitare la vigilanza sul comportamento dei figli stessi, sia, anche, e soprattutto, nell’obbligo di svolgere adeguata attività formativa, impartendo ai figli l’educazione al rispetto delle regole delle civile coesistenza, nei rapporti con il prossimo e nello svolgimento delle attività extrafamiliari."
Una sentenza che tutti dovrebbero conoscere perché troppo spesso la maleducazione dei giovani e dei giovanissimi viene giustificata e permessa in modo eccessivo dagli adulti. 
Sono sempre stata convinta che ci possono essere delle eccezioni e che il branco spesso spinge a comportarsi in modo strafottente, ma ritengo che sia la famiglia, i genitori in primis, ma anche i nonni e tutti gli adulti che ci vivono, che deve insegnare ai ragazzi, e alle ragazze, ad essere educati, sempre e ovunque, fin da quando sono piccoli.
Quante volte a scuola ho incontrato genitori di  giovanissimi bulli incivili e ineducati convinti che l'educazione sia compito esclusivo di noi insegnanti o della " società " e che quindi  hanno usato tutta la loro aggressività e supponenza nell'accusare la scuola di incomprensione verso i loro figli o di mancanza di capacità pedagogiche appropriate atte ad affrontare quegli stessi figli così irrispettosi degli altri e delle regole minime per vivere in una società civile. Regole che avrebbero dovuto apprendere a casa loro fin dalla più tenera età senza aspettare l'arrivo in una classe scolastica  o su un campo sportivo comunque.  Essere genitori non significa  solo essere buoni amici dei figli, capirli, amarli e proteggerli, essere genitori è anche e soprattutto essere degli educatori, dei buoni educatori.  Come e prima degli insegnanti, per esempio... 

La violenza alla Continassa

" Nel tardo pomeriggio dell’8 dicembre, nel quartiere Vallette, zona operaia della periferia Nord di Torino, una ragazza di sedici anni ha denunciato un falso stupro da parte di due stranieri. La rabbia nel quartiere è cresciuta e si è alimentata per alcuni giorni, fino a dare vita a un corteo di protesta, organizzato dai familiari, contro la violenza con la gente del quartiere, ignara della menzogna, che è degenerato in un vero e proprio assalto a un campo rom.


Dieci-quindici minuti di violenza e paura, con qualche decina di persone, alcune armate di bastoni, che hanno invaso il campo alla cascina Continassa, hanno fatto fuggire i rom, spaccato tutto quello che hanno trovato e poi, con le stesse fiaccole usate per il corteo, dato fuoco alle baracche. A fermarli è stato il fratello della ragazza che, accompagnato dai Carabinieri, li ha avvicinati mentre fiamme e fumo si alzavano dalla cascina. Li ha convinti a desistere e qualche minuto dopo le autobotti dei Vigili del fuoco, fino a quel momento bloccate dai manifestanti violenti, sono entrati nel campo e cominciato a spegnere le fiamme.
I violenti si sono allontanati alla spicciolata; il corteo, che era partito da piazza Montale si è disperso e delle 400-500 persone che vi avevano aderito per esprimere solidarietà alla ragazza e protestare contro la violenza non vi è stata più alcuna traccia. Alla fine si sono contati i danni, non ci sono stati feriti, due persone sono state arrestate per danneggiamento aggravato e il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha dichiarato che «È assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone» per la «sola ragione che sono cittadini stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni persona, quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione che pratica». E poi la conferma dell’impegno a «respingere chi vorrebbe precipitare la vita della città nell’intolleranza, nell’odio e nella violenza». E tutto per la bugia di un’adolescente.
La ragazza aveva raccontato il falso stupro ai Carabinieri con una serie di particolari. Stava rincasando mercoledì sera, quando due giovani stranieri l’avevano avvicinata e le avevano chiesto il cellulare. Subito dopo erano apparse chiare le loro intenzioni; l’avevano portata su una collinetta di un parco e l’avevano violentata a turno. «Erano stranieri, puzzavano; uno dei due aveva una cicatrice sul viso. Io ero vergine. È stato terribile». A trovarla, ancora senza pantaloni, era stato il fratello, che poi ha chiamato i Carabinieri che l’hanno portata in ospedale. La denuncia, però, fin dal primo momento non ha convinto i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino e della Compagnia di Torino Oltre Dora. I medici dell’ospedale Sant’Anna hanno confermato il rapporto sessuale senza esprimersi però sulla violenza, della quale, invece, si sono detti convinti il fratello e i familiari, al punto da organizzare la fiaccolata. Una manifestazione che doveva essere pacifica, con tanti cittadini ignari di quello che la ragazza ha poi detto ai Carabinieri. Non è vero nulla, nessuno stupro, nessuna violenza. Troppo tardi per fermare la violenza vera che, alla cascina Continassa si era intanto scatenata contro i Rom e il loro campo." da La Stampa To
Si era inventata tutto per paura di essere punita. Non era stata stuprata e gli zingari non c’entravano nulla  Era andata con un italiano maggiorenne, un amore adolescenziale avversato dalla famiglia, e non sapeva come  cavarsela con i genitori. 
La sua .fantasia, se così si può dire, ha provocato un episodio di odio e di violenza inaudite; la disperazione dei rom, che hanno perso tutto nell'incendio delle loro baracche, dovrebbe servire da monito per tutti quegli idioti che pensano di farsi giustizia da sé, ignorando le leggi dello Stato.
 E gli idioti che hanno partecipato al raid dell'altra sera dovrebbero ripagare le vittime dei loro pregiudizi e del loro odio razziale. Sarebbe il minimo, come sarebbe il minimo dare due bei ceffoni a quella stupida ragazzina incosciente che ha provocato un simile caos razzista con le sue bugie.
( Non è stata comunque la sola ad accusare degli stranieri di un grave reato : quando i due giovanissimi Erika ed Omar uccisero la madre ed il fratello di lei dichiararono inizialmente che i colpevoli del massacro erano stati degli albanesi . Cambiano gli stranieri, ma non cambia la falsa accusa, e lo stereotipo così comune, contro gli stranieri brutti sporchi e cattivi  ... )

domenica 11 dicembre 2011

Evasione fiscale in Svizzera

Alcuni mesi fa nel Canton Ticino della vicina Svizzera, la Lega Ticinese ha vinto le elezioni con oltre il 30% dei consensi, grazie anche ad una forte propaganda contro i frontalieri regolari italiani e soprattutto contro il pagamento dei soldi dei loro ristorni, soldi fondamentali per i lavoratori e per i bilanci, già al collasso, dei comuni vicini al confine, come qui da noi nel Vco.
Il “capo” della Lega ticinese, Giuliano Bignasca, ha festeggiato la vittoria con alcune sentenze tipiche e molto colorite: un bel “fora dai ball” (alla Bossi! ) ai nostri frontalieri e affermazioni del tipo “i frontalieri rubano il lavoro agli svizzeri”; “adesso comandiamo noi”; “Tremonti deve venire a trattare”; “adesso chiudiamo i valichi per tre giorni”.
Sono stati  migliaia i lavoratori italiani insultati come “ratti” dalla lega ticinese, molti dei quali avevano magari votato per quella Lega Nord italiana, che ancora continua  a parlare di secessione, di diritti del Nord e di indipendenza della Padania dal resto d'Italia.  
In questi ultimi giorni ho ascoltato in Tv e letto sui giornali alcuni interessanti servizi e articoli in cui si commentava l'ultima moda di molti italiani delle nostre zone: quella di portare nuovamente di nascosto nelle banche svizzere di Lugano e del Ticino i soldi risparmiati, per evitare di essere tassati dalle nuove norme del governo di Monti, o di andare oltreconfine a fare benzina nei distributori svizzeri per risparmiare qualche centesimino  ...
Chissà se il movimento leghista ticinese, con le sue recenti proposte xenofobe nei confronti dei lavoratori italiani di frontiera, dirà ancora  il suo bel “fora dai ball” anche a tutti quegli evasori fiscali italiani che stanno andando a depositare tanti begli eurini nelle numerose banche svizzere del loro incantevole cantone ???

L' Eternit di Casale Monferrato

 " A Casale Monferrato c'è chi ha perso il marito, una figlia, una sorella e due nipoti, tutti vittime dell'amianto che per un secolo ha invaso la città con la fabbrica dell’Eternit. Per un secolo un’industria ha ingannato i casalesi, dando loro posti di lavoro e sicurezza economica.ma anche il mesotelioma pleurico, un terribile tumore mortale. Nell'edilizia l’impiego dell’amianto è in crescita, soprattutto in quelle parti del mondo dove c’è ancora tanta povera gente che non sa e non può sapere.L’Eternit è un impasto di amianto e cemento e  Casale è stata la capitale della produzione dell’Eternit. Da due anni è aperto a Torino un processo per disastro doloso permanente con due imputati - uno svizzero e un belga, gli ultimi proprietari della fabbrica di Casale - e oltre seimila parti civili in rappresentanza di tremila morti, solo una parte dei morti in effetti.
Non c’è famiglia a Casale che sia stata risparmiata. A chi non veniva colpito dal mesotelioma, veniva l’asbestosi - la fatica di respirare, fitte terribili alla schiena e l'attenzione costante a non prendere colpi d’aria. Della vecchia fabbrica è rimasto ben poco: ora c’è rimasta solo una spianata.
A Casale la Eternit aveva aperto nel 1907 ed era stata chiamata così perché produceva quel miracoloso materiale che pareva eterno e indistruttibile. Un mito di progresso, in quel primo Novecento, come il treno, l’automobile, la macchina per scrivere o per fotografare. I casalesi erano contenti perché l’Eternit sembrava un salto di qualità della vita rispetto al lavoro nelle cave o nei campi, perché pagava bene ed era un colosso, con duemila dipendenti, una vera assicurazione sulla vita. Gli operai, che tornando a casa, prendevano subito in braccio i bambini prima di togliersi le tute impolverate, non sapevano nulla del grave pericolo provocato dall'amianto. Ma i proprietari avevano già intuito alla fine dell’Ottocento che qualcosa non andava nell'eternit. A metà del Novecento un medico aveva detto che chi respirava la polvere d’amianto si ammalava di cancro alla pleura. All’inizio degli Anni Sessanta gli scienziati lo stabilirono con certezza: ma la notizia venne tenuta nascosta. Chi ruppe il muro del silenzio fu la gente di Casale, per prima. Nel 1973, erano molto frequenti i manifesti funebri all’ingresso della fabbrica, tutti di operai - chi di 58, chi di 55, chi di 50, chi di 45 anni - tutti ammalati di cancro alla pleura.
Qualcuno cominciò a porre la questione in assemblea, ma venne liquidato come «la solita testa calda». Ma i medici all’ospedale cominciarono a fare statistiche e nel 1984 un primario annunciò che a Casale si moriva più che altrove. Nel 1986 cento medici di Casale firmarono una lettera in cui dichiaravano «ora basta».
L’uomo che ebbe il coraggio di dire basta è Riccardo Coppo,sindaco democristiano di Casale dal 1984 al 1999. Nel 1987  firmò un’ordinanza in cui vietava l’estrazione, la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo dell’amianto. « I legali erano molto dubbiosi sul fatto che un sindaco potesse prendere una decisione del genere. Ma dovevo dare un segnale forte alla popolazione. Ormai c’era rassegnazione, si era abituati a convivere con l’amianto. Si sapeva che si moriva ma spesso ci si tranquillizza pensando: " perché dovrebbe capitare proprio a me? ". E poi molti temevano di perdere il posto di lavoro. Mi dicevano: "signor sindaco, veniamo a casa sua a mangiare? " Ho forzato la mano, ma dovevo farlo».
Cinque anni dopo, nel 1992, l’ordinanza del sindaco di Casale è diventata una legge dello Stato italiano. Paolo Ferraris, assessore regionale, ha fatto avere i soldi per la bonifica dell’area, Luisa Minazzi è stata assessore all’Ambiente di Casale: sono morti  entrambi di mesotelioma: lui a 49 anni, lei a 54.
Ogni anno a Casale ci sono 40-50 nuovi casi di mesotelioma. L’80 per cento dei nuovi malati non ha mai lavorato alla Eternit. La fabbrica di amianto non c'è più, ma ogni tanto l'amianto rispunt a da un campo di calcio, un campo di bocce, un tubo, una tettoia e  continua a colpire "
E' notizia di questi giorni che uno dei due proprietari, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny ha offerto 2 milioni di euro di indennizzo per uscire dal Processo Eternit  al Comune di Casale Monferrato e a   gli altri 11 paesi colpiti dall'inquinamneto che si sono costituiti nel processo Eternit. La trattativa dello svizzero con i Comuni ha profondamente turbato gli animi dei cittadini perché il caso Eternit è un problema etico ; la strage  ha provocato e provoca ancora tanto dolore e tanta rabbia nelle persone di una comunità che è stata resa martire da una orribile speculazione.

Ma se l'eternit è così dannoso per la nostra salute, perché ci sono ancora dei tetti ricoperti di eternit ? A chi spetta il compito di controllare e di farlo togliere  dalle case ? Anche qui a Crusinallo ci sono proprietari di case private che non hanno ancora tolto dei vecchi tetti in eternit . Per quanto tempo li lasceranno vicino alle nostre case con grave rischio per noi e le nostre famiglie ?

martedì 6 dicembre 2011

Anna

Da alcune settimane sapevo che Anna stava male. Un male improvviso e senza speranza ...
Stamattina le colleghe mi hanno detto che Anna ci ha lasciati ieri sera. Era ancora giovane, di pochi anni più giovane di me. Di lei ricorderò sempre il suo sorriso e la sua gentilezza quando in farmacia, con il suo camice bianco, serviva i clienti e trovava il tempo anche per due chiacchiere  amichevoli 
Di lei mi resta anche il ricordo dell'ultima volta in cui l'ho incontrata in Piazza Beltrami, veloce e dinamica, anche se un po' più magra del solito, ma mai avrei pensato che se ne sarebbe andata così in fretta...
La vita spesso non è giusta o saggia e riserva spiacevoli sorprese, purtroppo, ma il destino è già tracciato per ognuno di noi, che ci piaccia o no 
Che Anna possa continuare a vivere serena e sorridente ed operosa anche lassù, negli azzurri cieli del paradiso,   e non sarà mai dimenticata da chi la conosceva da tanto tempo e dai suoi amati familiari 
Un abbraccio, piccola grande Anna
Un abbraccio ed una preghiera per te che ci hai lasciati nel dolore e nello sconforto 

domenica 4 dicembre 2011

"Army Wives "

"Army Wives - Conflitti del cuore" è una serie tv del 2007, prodotta in USA da Mark Gordon - lo stesso di   "Criminal Minds" e "Alias" - e tratta da un bestseller di Tanya Biank, "Sotto la spada: il codice non scritto del matrimonio militare", che Rai2 ha trasmesso per l'intera estate nel primo pomeriggio, dal lunedì al venerdì.

Ho seguito con interesse e passione le vicende di questa insolita serie a puntate e vorrei tanto che la Rai la ritrasmettesse molto presto.
Magari in settimana all'ora di cena, al posto dell'ormai trito e ritrito poliziotto turco della squadra speciale tedesca Cobra 11, già ritrasmesso ventimila volte...fino alla nausea !
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Dopo solo 4 giorni di corteggiamento, Roxy (l'attrice Sally Pressman), una giovane donna vivace e disinibita, con due figli piccoli a carico, decide di sposare il soldato Trevor Le Blanc (Drew Fuller, un viso noto e molto più giovane  negli episodi di alcune serie di " Streghe") e di trasferirsi all'interno della base militare di "Fort Marshall", a Charleston nella Carolina del Sud, dove sono di stanza le unità dell’Us Army e la Delta Force. 
Là si ritrova catapultata in un mondo completamente diverso dalla vita a cui era abituata, soprattutto riguardo al modo di comportarsi delle mogli dei militari, per le quali, come le viene subito spiegato, esiste un rigido codice di comportamento non scritto. Ma Roxy ha la fortuna di  fare amicizia con Pamela Moran ( la rossa Brigid Brannagh), la moglie di un Delta Force, sempre via in missioni speciali molto pericolose , segretamente   incinta come madre surrogata dietro compenso; con Claudia Joy Holden (Kim Delaney), la moglie del generale Michael Holden (Brian McNamara), il capo della base; con Denise Sherwood (Catherine Bell, molto conosciuta anche da noi per essere stata co-protagonista della fortunata serie televisiva " JAG - Avvocati in divisa", dove interpretava il ruolo del Tenente Colonnello dei Marines Sarah MacKenzie), amica di Claudia Joy e moglie di Frank Sherwood (Terry Serpico), un maggiore spesso al fronte,in Iraq prima e in Afganistan successivamente, e Roland Burton ( Sterling K. Brown), psichiatra, marito del tenente colonnello Joan Burton (Wendy Davis), unico uomo del gruppo, coniuge anch'esso di unamilitare in carriera.
L'aiuto reciproco   del piccolo gruppo cementa il loro rapporto, intrecciando le loro storie personali e dei loro congiunti all'interno della base militare:   la vita, i sogni, le preoccupazioni e l’amicizia di persone molto diverse tra loro, che devono affrontare spesso unavita difficile,a volte ricca di soddisfazioni, a volte molto dolorosa e tragica.

Alcuni di loro sono stati fortunati, con una vita regolare e felice, altri sono stati più sfortunati ed hanno incontrato una "  famiglia" vera, sicura  e solida, solo dopo essersi arruolati. 
Trevor per esempio ha avuto un'infanzia difficile: è stato adottato mentre suo padre era in carcere, condannato all'ergastolo. Proprio per questo motivo, prima di partire per l'Iraq, decide di adottare i bambini di Roxy, TJ e Finn. In Iraq sventa un attentato terroristico, ma rimane ferito ad una spalla. Tornato a casa,viene promosso a soldato specialista, e in seguito alla ferita,insignito della Stella d'Argento (la Silver Star), il terzo riconoscimento dell'esercito degli Stati Uniti, Poi è promosso a sergente e nominato reclutatore e, nella quinta season - non ancora trasmessa dalla Rai, ahimé - fa  domanda per la "Candidate Officier Academy", la scuola per accedere al ruolo ufficiali e diventare tenente.
Roxanne Marie (Roxy) Le Blanc , moglie di Trevor e madre di TJ e Finn,  lavora come cameriera all'Hump Bar ma successivamente all'atto terroristico di un militare impazzito, che vuole uccidere la moglie decis a fuggire con un  civile,decide  di comprarne la metà dalla proprietaria, Betty. Betty però si ammalagravemente e quindi Roxy si ritrova a gestire l'attività da sola. In seguitodecide  di tornare a scuola per prendere il diploma, grazie anche all'intervento di Roland, che le fa da insegnante e decide di avere un figlio da Trevor, ma subisce un aborto. Roxy, che ha un rapporto molto difficile con la madre alcolizzata, Marda, che la va a trovare ogni tanto, portando solo guai, ha in effetti avuto un'infanzia molto difficile e crescendo è rimasta incinta di un fidanzato che la picchiava mentre era incinta di TJ.  
TJ e Finn Le Blanc, i figli naturali di Roxy,accettano subito il nuovo papà, buono e disponibile, econvincon o la madre a prendere un cane, Lucky, eroe di guerra proveniente dall'Iraq. il piccolo Finn si rivela essere molto dotato intellettualmente e va a frequentare una scuola speciale, che lo aiuta ad incrementare il livello d'apprendimento e a prepararlo per le migliori scuole.
Il Colonnello Joan Burton (Wendy Davis) è invece un ottimo ufficiale che ha trascorso due anni in Afghanistan al comando del suo battaglione composto da più di 400 uomini. Al suo ritorno però ha molti problemi a riambientarsi e questo mette in serie pericolo il suo matrimonio con Roland Burton. È molto esperta di armi e di arti marziali, ma la sua carriera militare sembra finita quando omette, in un suo rapporto al Colonnello Holden, di scrivere che un sergente le ha puntato una pistola in testa. In seguito al pensionamento del gen. Beakers e alla promozione a generale del colonnello Holden, Joan Burton viene promossa a vice comandante di Fort Marshall. In seguito alla partenza del gen.Holden per la base NATO di Bruxelles il suo posto viene preso da un tenente. colonnello raccomandato e corrotto, ma, a ritorno del generale, a Joan viene offerto il posto di capo dell'intelligence della 23ª divisione, incarico che le eviterebbe la partenza per l'Iraq. Joan però rifiuta, sostenendo che la sua missione è quella  di condurre in Iraq il suo battaglione e di fare il possibile per riportare tutti i suoi soldati a casa. Questo rifiuto fa aumentare la stima del generale Holden nei suoi confronti.  Il gen.Holden le offre di nuovo  la possibilità di rimanere a Fort Marshall e di diventare il suo ufficiale di stato maggiore ma Joan rifiuta e parte. Dopo essere ritornata a Fort Marshall a causa di un problema agli occhi viene promossa al grado di Colonnello e diventa comandante della guarnigione di Fort Marshall. Nella quinta season, insieme al marito Roland, adotterà un figlio, David  .
Il Dott. Roland Burton (Sterling K. Brown), marito  di Joan Burton,è uno psichiatra che lavora all'ospedale della base, il Mercer Army Medical Center. Proprio grazie alle sue conoscenze in materia di psichiatria, capisce che la moglie ha dei problemi psicologici dovuti alla sua esperienza in Afghanistan.  Dopo la nascita della figlia, Sarah Elizabeth, Roland inizia a lavorare come psichiatra indipendente in un centro privato di un medico che aiuta le persone in difficoltà.
Sarah Elizabeth, la bimba di Roland e Joan, ha come madrina e padrina di battesimo Claudia Joy e Michael Holden che la accolgono come una seconda figlia, dopo la morte sconvolgente ed improvvisa di Amanda, la loro bellissima primogenita, nell'esplosione del bar di Roxy . Claudia Joy e le altre amiche del gruppo aiutano molto Roland nell'accudire  la piccola Sarah Elizabeth, mentre Joan è in missione.
Il Maggior generale Michael Holden (Brian McNamara) inizialmente ricopre la carica di vice comandante di Fort Marshall. In seguito al pensionamento del generale Beakers e alla sua promozione a generale diventa il comandante della base di Fort Marshall.  Sposato con Claudia Joy, ha due figlie Emmalin e Amanda Dopo un anno come comandante di Fort Marshall viene promosso a vice comandante della base NATO di Bruxelles, ma dopo poche settimane  viene promosso a generale di divisione e riassegnato come comandante di divisione della 23ª divisione aerotrasportata  e può così rimanere a Fort Marshall. Nella quarta season, parte per l'Afghanistan con Frank, Jeremy e Trevor. in uno degli ultimi episodi trasmessi da Rai2  a settembre,viene rapito da un gruppo di talebani in seguito all'atterraggio di emergenza del suo elicottero ma ben presto liberato dalla squadra della Delta Force, comandata da Chase Moran. Riesce così a tornare a Fort Marshall in tempo per la cerimonia di diploma di sua figlia Emmalin.

Claudia Joy (Kim Delaney), moglie del generale Holden e madre di Amanda Joy ed Emmalin, Ha frequentato la facoltà di legge ad Harvard senza concludere gli studi perché, dopo aver conosciuto Michael, è rimasta incinta e non ha mai potuto diventare avvocato.  Nel corso della 5 season otterrà comunque la laurea, dopo aver ripreso gli studi. E' una donna  attiva, coraggiosa e generosa, ma è messa a dura prova dalla violenta morte improvvisa di Amanda, la sua prima figlia, che stava accompagnando ad Harvard, l'università dove la ragazza avrebbe dovuto frequentare. Nel corso della storia le viene diagnosticato il diabete e deve affrontare anche questa malattia con forza e coraggio, sconfiggendo ansie e paure iniziali  Claudia Joy è molto impegnata nelle attività sociali di Fort Marshall ed è la più responsabile e saggia del gruppo. 
Amanda Joy ed Emmalin Holden (Kim Allen e Katelyn Pippy) sono le figlie adolescenti di Claudia Joy e Michael Holden. Amanda, la maggiore, morta all'Hump bar,  è stata la ragazza di Jeremy Sherwood, che  per superare la sua perdita diventa molto amico di Emmalin. Emmalin, che risente moltissimo della perdita della sorella e del dolore profondo dei suoi  genitori, ama molto giocare ad hockey e rischia di compromettere la sua carriere sportiva e l'ammissione al college in seguito ad un grave infortunio.  Molto spesso è in conflitto con il padre  generale, a causa dei rispettivi caratteri forti e molto simili,chiede spesso aiuto al Roland, il medico  amico di famiglia  
Il Tenente colonnello Frank Sherwood (Terry Serpico), sposato con Denise, che ha conosciuto quando fu ricoverato per una frattura alla gamba nell'ospedale dove la ragazza lavorava come infermiera, dopo essere partito è uno dei protagonisti della vicenda. Militare tutto d'un pezzo, lascia molto spesso la moglie sola per andare all'estero in missione e non capisce che la donna soffre di solitudine e di mancanza di amore.
Durante l'assenza di Frank, Denise ha prima una storia d'amore con un medico del Mercer Army Medical Center, dove lei è tornata a prestare servizio, che   muore in un incidente di moto, e un'altra  con un paziente dell'ospedale e perciò viene licenziata per cattiva condotta. La voce si sparge in tutta la base, fino ad arrivare in Iraq da Frank. Ritornato a casa per comandare la squadra di supervisione dei giochi di guerra simulata, Frank chiede il divorzio da Denise. Ma prima che il divorzio diventi esecutivo, Frank fa annullare il procedimento e dice a Denise che la ama ancora. Viene quindipromosso tenente colonnello e nominato ufficiale di stato maggiore dal generale Holden.
Denise Sherwood (Catherine Bell), moglie di Frank  e madre di Jeremy, è un'infermiera che ha smesso di lavorare per la famiglia, tuttavia nel corso della storia riprende il lavoro e diventa paramedico. Una volta tornata al lavoro intreccia due storie con un medico dell'ospedale e un paziente, che mettono a dura prova il suo matrimonio con Frank, fino ad arrivare ad un passo dal divorzio. Tuttavia i due si riavvicinano e hanno una bambina: Molly. Appena dopo il parto della bimba Denise conosce anche la futura nuora, Tanya, che Jeremy ha conosciuto durante una missione all'estero.
Il soldato semplice Jeremy Sherwood  nella prima serie picchia la madre, scatenando l'ira del padre che, una volta tornato negli USA e saputo dell'accaduto, lo caccia di casa, spingendolo ad arruolarsi nell'esercito. Prima di arruolarsi Jeremy è  ammesso a West Point, la scuola ufficiali, ma in seguito al suo comportamento con la madre non ritiene di avere i requisiti necessari. Recupera comunque il rapporto con i genitori e è felicissimo dell'arrivo di Molly, sua sorella, edel riavvicinamento tra Denise e Frank. Conosce in seguito una ragazza durante una missione, Tanya, che decide di sposare.  
Il Sergente Chase Moran (Jeremy Davidson) soldato della Delta Force, corpo specializzato dell'esercito, è il marito di Pamela e il padre di Kathy e Lucas. Il suo rapporto con la famiglia è sempre in bilico: sempre insoddisfatto, sfoga il suo risentimento sperperando il denaro e,in quanto membro della Delta Force, è sempre via da casa. È un padre  assente e con la moglie ha una profonda crisi che li portaalla separazione. Il corpo a cui appartiene pretende segretezza e  molto spesso la sua famiglia non sa più nulla di lui per tempi lunghi.
Pamela Moran (Brigid Brannagh)  è lamoglie di Chase   e la madre di Kathy e diLucas. La sua  storia si apre con il suo parto di due gemelli che non sono figli suoi; ha infatti affittato l'utero per una coppia sterile per guadagnare soldi che serviranno a saldare i debiti della famiglia. È una donna molto forte, ex poliziotto, che torna al suo mestiere, una volta separata dal marito, per mantenersi. Nel corso dellaserielavora anche alla radio di Fort Marshall, conducendo un programma dedicato alle mogli dei militari Pamela è molto amica di Roxy, con la quale ha un rapporto di piena fiducia che le porta a far crescere insieme i loro rispettivi figli. Quando accetta l'incarico di agente della Polizia di Charleston  è subito notata per la sua capacità investigativa, tanto che le viene offerto un posto come detective presso il dipartimento di Polizia di Atlanta.
Tanti bravi attori, una storia interessante, una serie avvincente. Da rivedere in Tv, magari presto, senza dover aspettare l'estate prossima ...

mercoledì 2 novembre 2011

Una sentenza importantissima !!!

" A 68 anni dalla deportazione, a cinque dall’inizio del processo e a 18 mesi dalla morte della vittima, il tribunale civile di Bologna ha condannato la Repubblica federale tedesca a risarcire i familiari di Angelantonio Giorgio, prigioniero nel lager di Dachau. Per i danni fisici e psicologici irreversibili dovuti a due anni di detenzione nazista, il giudice unico Chiara Graziosi ha disposto un rimborso di 518mila euro cui vanno aggiunti 66 anni di interessi per un totale oltre un milione.
La sentenza apre uno spiraglio per le richieste di deportati civili e internati militari nel solco di una nuova giurisprudenza, quella che considera inapplicabili la prescrizione e l’immunità dello Stato erede del defunto regime nazista rispetto a ‘crimini contro l’umanità’. La Germania però attende il verdetto decisivo della Corte internazionale dell’ Aja sul ricorso presentato nel 2008 contro le sentenze italiane dopo un summit tra Angela Merkel e Silvio Berlusconi, il cui governo non ha mai chiesto di rendere esecutivi i risarcimenti e le condanne penali degli ufficiali del Terzo Reich.

Sempre al 2008 risale la sentenza della Corte di Cassazione sul caso degli “schiavi di Hitler, i cittadini italiani che furono brutalmente deportati e costretti a lavorare in stato di schiavitù nelle fabbriche belliche del Terzo Reich durante la guerra. Un verdetto che già allora non annunciava nulla di buono per il governo tedesco. La Corte aveva bloccato il veto che la Germania aveva più volte proposto contro le cause portate avanti da una cinquantina di ex deportati italiani, stabilendo che è pienamente legittimo chiedere il risarcimento alla Repubblica Federale Tedesca per le sofferenze patite, perché “l’assoggettamento di quegli uomini al lavoro forzato è un crimine contro l’umanità”.
Il paradigma di un paese come l’Italia che fa presto a dimenticare è rappresentato dalla vita stessa di Angelantonio Giorgio. Militare di leva a Vercelli, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 viene catturato dalla Gestapo in stazione a Modena mentre sta cercando di tornare a casa, a Melito Irpino. Nel processo di Monaco di Baviera è dichiarato colpevole di comunismo e spedito nel campo di concentramento come deportato politico. E’ la condizione peggiore: a differenza dei governi inglese e francese che si attivano per i prigionieri, i fascisti di Salò lasciano i connazionali a marcire nelle baracche, ai lavori forzati per 100 grammi quotidiani di pane nero. Quando le truppe americane aprono i cancelli di Dachau, Giorgio pesa 38 chili.
Racconta e non viene creduto, rivive l’incubo senza una valvola di sfogo, fino a quando vince il concorso per una cattedra a Carpi, in provincia di Modena. Emigra con cinque figli da mantenere e una moglie malata. “Abbiamo vissuto in una realtà difficile  - racconta un familiare – all’epoca i traumi psicologici portavano dritti al manicomio e poche persone erano disposte ad aiutare, ad ascoltare. Angelantonio era visto come il maestro venuto dal sud con poca voglia di lavorare, negli ultimi anni poi le sue condizioni (ischemia, problemi cardiaci) si sono aggravate fino alla quasi cecità. Fa male pensare che i servizi sociali gli abbiano negato un aiuto rispondendo che camminava bene, mentre l’aguzzino di Dachau, Erich Priebke, se ne stava a Roma fuori dal carcere per ragioni di salute. Ce lo ha descritto mille volte come la persona più feroce al mondo”.
Priebke, 98 anni, sta scontando l’ergastolo per la strage delle fosse Ardeatine ai domiciliari con cinque ore di libertà settimanali. Gli altri responsabili trascorrono la terza età in Germania, al riparo da ogni estradizione. Le vittime riaccendono la speranza quando le sezioni unite civili della Cassazione, pronunciandosi nel 2004 sul caso del deportato di Talla Luigi Ferrini (poi risarcito dalla corte d’appello di Firenze con 100 mila euro), affermano che la Repubblica federale tedesca non può trincerarsi dietro il principio di immunità statale, che cessa di fronte a gravi crimini di guerra e contro l’umanità.
La sentenza apre il varco al riconoscimento delle responsabilità dell’ erede giuridico dello stato hitleriano e dunque alle condanne civili per le stragi di Civitella, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema e ultimamente per gli eccidi di Monchio, Cervarolo e Vallucciole. Così anche la famiglia Giorgio nel 2006 si rivolge alla giustizia civile. Il processo, iniziato a ritmi blandi in tribunale a Modena, viene trasferito tre anni dopo a Bologna quale sede dell’Avvocatura dello Stato italiano, nel frattempo citato in giudizio dalla Germania sulla base delle ingenti somme già versate( nel Trattato di pace e negli accordi bilaterali del 1961).
“Le tesi di Berlino sono state respinte e la sentenza, anche se non ripaga di tanta sofferenza, è innovativa perché afferma un principio – spiega l’avvocato modenese Giorgio Fregni che assiste la famiglia insieme al napoletano Salvatore Guzzi – non solo riconosce il diritto al risarcimento per un crimine contro l’umanità, ma anche che si tratta di illeciti imprescrittibili per i quali il tempo non cancella il reato. Il risarcimento è di 518 mila euro ma, secondo i primi calcoli, gli interessi che devono essere versati superano di gran lunga il milione di euro”.
Il danneggiato non ha potuto assistervi, così come lo scorso anno al conferimento della medaglia d’oro al valore: Angelantonio Giorgio è morto il 23 aprile 2009, il giorno dell’anniversario della Liberazione di Modena. In una sola occasione, all’Istituto storico della Resistenza, aveva accettato di parlare di quei due anni di prigionia nel lager. Per la tesi di laurea di una studentessa modenese, ora custode di un patrimonio inestimabile."
da Fatto quotidiano – Emilia Romagna  25 ottobre 2011
Tanti dei nostri padri sono ormai morti, nel silenzio dei loro ricordi Solo in rari casi hanno raccontato le sofferenze subite e solo i familiari sapevano che erano le vittime dei campi di concentramento nazisti Vittime dimenticate, volutamente, dai nostri governanti Una vergogna che noi figli e figlie cerchiamo sempre di denunciare ancora oggi, anche se loro non ci sono più ... Una vergogna che solo queste ultime sentenze hanno  cominciato a stemperare in un sentimento di orgoglio e di vittoria per quella giustizia che i nostri padri non hanno mai avuto !!!

Il Piano Socio Sanitario Regionale 2011- 2015.

" Il centro destra ha approvato nei giorni scorsi in giunta regionale, con un ritardo di un anno e tre mesi rispetto alle promesse iniziali di Cota, il Piano Socio Sanitario Regionale 2011- 2015.
Un documento di una 50ina di pagine, che potrebbe essere adottato da qualunque regione d’Italia e forse d’Europa.
Tolte le prime pagine di dati epidemiologici su quanti siamo in Piemonte e qual è la nostra speranza di salute, il resto è un insieme di dati generici che potrebbero essere stati scritti in qualunque Regione.  
Viene confermata l’ipotesi di dividere l’ospedale dal territorio e la realizzazione delle grandi aziende ospedaliere, non c’è una riga sull’edilizia sanitaria, viene riconfermato il piano delle liste d’attesa già adottato da Cota e che ha dato fin’ora pessimi risultati, mezza paginetta sulla prevenzione dalla quale spariscono i piani e i profili di salute, nemmeno una parola sulla salute degli immigrati, che ovviamente non interessa al centro destra.
Mezza paginetta anche sulla città della Salute, e qui sono stati lungimiranti, visto che lo Stato non mette un soldo e quindi non si farà, niente sui tanto sbandierati costi standard, vengono riproposti i CAP, senza che ci sia un soldo per realizzarli, ma la comicità si rasenta nel capitolo pomposamente intitolato: Fondo per non autosufficienze.
Lo stesso che il Governo nazionale ha cancellato, e che il centro destra ripropone senza dire come finanziarlo. Un documento che sarà, io credo, bocciato da tutte le province e, soprattutto, da tutti gli uomini di buon senso.
Nino Boeti, responsabile regionale dipartimento sanità PD Piemonte"
dal sito  http://partitodemocratico.vb.it 

Tagli al finanziamento del trasporto pubblico locale

" Nel corso della Commissione Trasporti di mercoledì 26 ottobre , alla presenza dell’assessore regionale Bonino, sono emerse alcune drammatiche realtà circa il finanziamento del trasporto pubblico locale:
1) nella legge di bilancio 2011 erano stanziati 580 milioni di euro per il servizio di trasporto pubblico su ferro e su gomma. Con l’ultima decisione di Giunta, i soldi effettivamente stanziati saranno invece solo 370 milioni.
Quindi sul bilancio 2011 mancheranno 210 milioni di euro, denaro che serve per pagare il servizio di trasporto pubblico che nel frattempo ê già stato effettuato in tutto il Piemonte. In conseguenza di ciò, tutte le aziende che hanno svolto servizi dovranno attendere e sperare che nel corso del 2012 la Giunta stanzi le risorse necessarie per onorare i propri debiti.
2) la seconda sorpresa, però, è che sulla proposta di bilancio 2012, a fronte della necessità di disporre di 655 milioni per onorare i contratti di trasporto pubblico già firmati per il 2012, oltre ovviamente ai 210 milioni che servono per saldare il pregresso del 2011, risultano stanziati solo 800.000 euro!
E il fondo di riserva, che serve per coprire le voci di spesa che non hanno copertura sul bilancio, risulta di soli 532 milioni. Insufficienti, se si considera che con questi soldi si deve far fronte a tutti i capitoli di spesa che non sono stati coperti dalla Giunta Cota.
La situazione del trasporto pubblico piemontese è quindi drammatica. Il Presidente Cota non ha battuto ciglio di fronte ai tagli del Governo alla nostra Regione, assicurando che tutto si sarebbe rimediato.
Ora i nodi vengono al pettine. In assenza di una chiara inversione di rotta, il servizio di trasporto pubblico piemontese dovrà subire un fortissimo ridimensionamento e molte aziende rischieranno di dover chiudere.
Dichiarazione di Aldo Reschigna
Ufficio Stampa Gruppo Consiliare Partito Democratico "
dal  sito http://partitodemocratico.vb.it  

Noi ci siamo per Omegna

Domenica 23 ottobre nella palestra dell’Altea Forum ad Omegna c'è stata la presentazione del movimento civico “Noi Ci Siamo per Omegna”, a sostegno di Adelaide Mellano nella corsa alle primarie di coalizione, in attesa delle votazioni primaverili  per il Palazzo di Città.

Erano presenti alcuni dei sedici candidati consiglieri della lista : Mario Cavigioli, Fabio Marzorati, Marco Bussoli, Valeria Knutti, Fabio Barbaglia, Pietro Cavalli, Giuseppe Moio, Maurizio Frisone.
Mario Cavigioli ha spiegato che “Gli altri li aggiungeremo strada facendo, anche perché non abbiamo nessuna fretta. Cerchiamo gente motivata, che abbia voglia di mettersi in discussione ed al servizio della città” Cavigioli, presidente di Azzurra Basket VCO e di VCO Sport City, ha fatto da cerimoniere, prendendo per primo la parola: “Siamo consapevoli tutti quanti che viviamo un momento oggettivamente difficile, pieno di negatività. Il senso principale che ha spinto me e chi mi accompagna in questa avventura a scendere in campo è legato al fatto che ci sono poche risorse economiche ma anche poche risorse morali. Noi abbiamo la convinzione che una nuova Omegna è possibile: lavoreremo per questo”  
Valeria Knutti, commerciante, ha sottolineato il clima di grande collaborazione che si è instaurato in questo gruppo di lavoro: “ Fin dai primi incontri ho percepito l’interesse di tutti per Omegna, per risollevarla e farla rialzare. Io dico che sessant’anni fa stavamo peggio di adesso: ecco perché rimboccandoci tutti le maniche ci sono le possibilità di costruire un progetto di città viva ” .
Fabio Marzorati ha sottolineato come “ la grande apertura e la disponibilità all’ascolto ed a progettare insieme della candidata sindaco e dei componenti di questo movimento sono gli elementi che mi hanno portato a rendermi disponibile per questo progetto”.
In chiusura a prendere la parola è stata  la candidata sindaco del Partito Democratico: “ Le liste civiche sono la linfa vitale della politica: io posso promettere che farò di tutto per costruire una città migliore per i nostri figli. E dico che il municipio sarà una casa aperta a tutti 
- dal sito http://partitodemocratico.vb.it ; riassunto da ericablogger -

Noi ci siamo per Omegna Movimento Civico per Omegna 2012-2017 lo si può trovare nel web qui ( sito di presentazione) e qui ( news e blog  aggiornato )
 Omegna ha un grande bisogno di novità e di persone che abbiano la voglia e la forza di fare e di risollevare le sorti di una città in declino con tanti problemi da risolvere Le fabbriche sono in crisi, i giovani devono andare altrove per trovare un futuro stabile, i negozi stanno sopravvivendo con molta fatica. Una nuova amministrazione solida sicura e preparata che riporti l'ottimismo e l'entusiasmo sarebbe il miglior augurio e la speranza per tutti noi che viviamo da sempre qui . E ben vengano anche le liste civiche purchè apportino un contributo valido e costante nel lungo futuro che ci aspetta... 

sabato 22 ottobre 2011

Giaglione e No Tav

" Si sono intensificate stamani, da parte delle forze dell’ordine, le attività di controllo del territorio e monitoraggio delle aree intorno al cantiere della ferrovia ad alta velocità Torino-Lione alla Maddalena di Chiomonte, dove domani si svolgerà la manifestazione dei movimenti No Tav.
Dalla scorsa mezzanotte l’area è off limits, secondo quanto stabilito con un’ordinanza del Prefetto di Torino che prevede la chiusura di tratti di strade provinciali, vie, sentieri, prati e boschi a Chiomonte e Giaglione, i due comuni dove si svolgerà la manifestazione di domani.
Per il pomeriggio di oggi è previsto un sopralluogo nella zona della Maddalena da parte di un gruppo di leader dei movimenti No Tav per verificare il percorso del corteo di domenica che dovrebbe partire dal campo sportivo di Giaglione. Sia nell’assemblea di giovedì sera, sia nella giornata di ieri, i movimenti No Tav hanno confermato la volontà di raggiungere le reti di protezione del cantiere, ma anche quella di evitare incidenti e scontri. L’area off limits sarà protetta da un consistente numero di uomini di forze dell’ordine (si è parlato di di 1.600-2.000 unità fra Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza), con idranti e anche elicotteri.
A vigilare che nessuno provi a violare la "zona rossa" ci sono centinaia di uomini e il numero delle forze dell’ordine impegnate il giorno della manifestazione sarà di circa 2.000 unità. I No Tav protestano: «L’area interdetta è stata raddoppiata, così si aumenta la tensione». C’è forte apprensione in Val di Susa, perchè non tutti sembrano disposti ad accettare l’obbligo di restare lontano dalla recinzione."  22 ottobre 2011 da La Stampa online Torino


I miei bisnonni venivano da Coazze e si stabilirono a Giaglione più di un secolo fa; mia nonna parlava il giaglionese e mio papa' anche. Io sono nata lontana dal paese di nascita di mio papà, ma lo conosco bene E  sono  contraria alla TAV, che sara' l' ultimo anello di uno scempio perpetrato dall’uomo "moderno" alla bella Val di Susa, alle sue montagne e alle sue popolazioni, da secoli fieri combattenti contro gli invasori . Giaglione in particolare ha una lunghissima storia molto interessante.
I Valsusini della Val di Susa non sono valligiani sperduti tra le montagne. In questa bellissima valle piemontese al confine con la Francia vi sono rinomate stazioni sciistiche, culture antiche e lingue ormai scomparse altrove. A tre chilometri da Susa, sulla strada a tornanti che porta al passo del Moncenisio, si trova Giaglione, diviso in borgate, sparse sulla montagna, a 800 metri circa dal livello del mare, con una bella chiesa antica al centro, che si erge isolata, e circondato dalle Alpi piemontesi, le alte montagne innevate dove passò Annibale con i suoi elefanti di storica memoria .   Di fronte al paese si erge alto ed imponente il Rocciamelone, maestoso quando è imbiancato dalle nevi dell' inverno. Giaglione è uno dei paesi No Tav
Ma è anche un paese con una storia lunga ed affascinante: alla confluenza tra due valli, si affaccia sulla Dora sottostante, proprio là dove la fine delle glaciazioni formò il profondo letto del fiume e le alte pareti rocciose delle Gorge, di difficile accesso ma estremamente affascinanti nella loro selvaggia unicità
Il torrente Clarea invece, canalizzato nel 1459 per meglio sfruttare le sue acque, fu all' origine di secolari discordie fin da epoche assai remote, spesso degenerate in scontri armati fra gli abitanti delle terre limitrofe. In epoca medievale il dissidio per il possesso dell' acqua della Clarea fu acuito da motivi religiosi per la presenza valdese e luterana in alta valle e dall' appartenenza a stati diversi delle parti in lite. L’ importanza del torrente era dovuta anche al fatto che le sue acque mettevano in moto i mulini della Comunità dei Signori feudali . Sul versante dei Colli, rivolto a Nord, alcune decine di metri sopra la statale del Moncenisio, in una zona ormai appartata, dove una volta passava una mulattiera, si trovano ancora dei possibili menhirs e nel II - III secolo dopo Cristo i Romani costruirono proprio qui, nella regione detta Favaruta, un nuovo percorso per abbreviare i movimenti fra Susa e la Valle dell' Arc.
La prima metà del X secolo segnò il periodo piu' misero per la Valle di Susa perchè, entrata nella marca di Torino, nel più vasto regno d' Italia, subì le scorrerie saracene giunte da Francia e Borgogna.
Il risveglio iniziò con la cacciata dei Saraceni da parte di Arduino III attorno al 951. Suo nipote Olderico Manfredi si distinse per le donazioni alle nuove abbazie sorte nel frattempo e la figlia Adelaide ereditò le sue ricchezze e sopravvisse a tre mariti . Uno di questi fu Odone, figlio del Conte Umberto Biancamano; iniziò così a formarsi la dominazione sabauda dei futuri Savoia . Importante per Giaglione fu sicuramente la figura di questa donna ed i suoi rapporti con le abbazie della Novalesa e di San Giusto di Susa, che per secoli mantenne la propria giurisdizione spirituale e scomunicò o inquisì i sospetti di eresia. In tempi successivi il paese vide passare i Lanzichenecchi prima, i Francesi, che nel 1537, al tempo della vendemmia, irritati per la tenace resistenza degli uomini del paese, si sparsero furenti per le borgate ed incediarono il castello superiore e delle case intorno, saccheggiando quelle rimaste, e gli Spagnoli poi .
Nel libro " Giaglione Storia di una comunità " di Baldassare Molino si racconta inoltre che i libri dei sindaci registrarono nel 1666 un contributo di uomini per fare la guardia contro gli eretici valdesi di Luserna e dell' uccisione nel 1689 degli esuli valdesi al ritorno verso le valli natie, dopo le persecuzioni di Vittorio Amedeo e dei Francesi, e di numerosi di loro sulle barricate fatte ergere in paese.
E che dire poi dell' accusa di eresia all' intera comunità nell'agosto 1541, quando venne presa di mira dall' inquisitore della Novalesa ? Alcuni abitanti furono anche in seguito, nella seconda metà del XVI secolo, vittime della mania ossessiva di vedere streghe ovunque e, processati e torturati, furono poi condannati a morte o condannati al carcere a vita e alla confisca di tutti i loro beni.
Da Giaglione nel 1600 passarono anche le epidemie di peste che falcidiavano l'alta valle e la Maurienne, e da qui passò  pure Napoleone Bonaparte
Ancora oggi a Giaglione si può assistere, in determinate feste religiose, in particolare il 22 gennaio, giorno del patrono San Vincenzo, alla Danza degli Spadonari, la cui origine si perde nella notte dei tempi.
Quattro uomini, accompagnati dalla musica, eseguono un numero prestabilito di figure e di movimenti coreografici, con un particolare abbigliamento: camicia e guanti bianchi, pantaloni e scarpe blu, giubbotti con alamari, ognuno dei quattro di diverso colore, un grembiulino di foggia massonica ed un bellissimo copricapo ricoperto di fiori frutti e nastri colorati.
Le spade usate per la danza sono spadoni da torneo di 130 cm, usate a due mani, con l' impugnatura con due borchie di ottone e la lama dritta a doppio taglio.
Si pensa che l' origine di questo ballo armato debba essere ricercato nella tradizione bellica dei Celti. La festa del dio del fuoco Beldan dei primi di maggio era molto importante per i celti perchè le ragazze si incoronavano e i giovanotti ballavano agitando le spade.
 Anche il bran, collegato alla Danza degli Spadonari, nasce pure lui a Giaglione.
Il bran è una grande composizione che una ragazza del paese porta durante il corteo, tenendolo alto sul capo: è un traliccio fatto con fiori, spighe di grano e grappoli d' uva, intessuto con fiocchi e nastri colorati, che in basso ha una grossa forma di pane casereccio, a rappresentare la radice di tutto. Con il bran e gli Spadonari sfilano anche le 6 priore e le donne del paese in costume
A Giaglione si parla ancora un patois francoprovenzale e vi è un Centro di documentazione molto interessante
Il francoprovenzale è l' insieme dei dialetti galloromanzi dei dintorni di Lione, della Savoia, della Svizzera francese, della Valle d’Aosta e di una piccola parte del Piemonte: la media e bassa Val Susa, la Val Cenischia, la Val Sangone, le Valli di Lanzo, le Valli Orco e Soana.
Giaglione è una roccaforte di questo dialetto molto particolare, che fu insegnato come prima lingua ai bambini fino ai primi anni '60, se entrambi i genitori erano Giaglionesi . Conoscerlo e capirlo è l' eredità dei nostri padri, il segreto della loro vita, delle loro sofferenze e delle loro gioie ...

Io spero con tutto il cuore che domani Giaglione resti un luogo di pace e di gioia e che le manifestazioni No Tav  non debbano subire violenze e pestaggi, come è già successo altre volte, purtroppo

giovedì 20 ottobre 2011

Giustizia per gli schiavi di Hitler

Alla fine di  settembre ho ricevuto questa mail dal sito http://www.schiavidihitler.it/
" Io sostengo il punto di vista che una parte importante della realizzazione dei diritti umani sia il diritto di chiunque sia stato o sia costretto a lavorare per altri a ricevere l'adeguata ricompensa. Per il lavoratore coatto questo indennizzo deve essere dato da chi ha tratto profitto da lui”.
Simon Wiesenthal, lettera a Ricciotti Lazzero, 20 marzo 2000

Giustizia per le vittime italiane e greche del nazismo
Dal 12 al 16 settembre si terrà presso la Corte internazionale di giustizia a L’Aia il dibattimento inerente il ricorso presentato dalla Germania contro l’Italia per le sentenze della nostra Corte di Cassazione in merito alle cause giudiziarie in corso relative a:
- sfruttamento del lavoro coatto di oltre settecentomila internati militari e civili italiani deportati dopo l’8 settembre 1943,
- eccidi compiuti dall’esercito tedesco contro i civili sugli Appennini nel corso della 2a guerra mondiale
- esecutività in Italia delle sentenze dei tribunali greci relative alla strage di Distomo.
La difesa dell’immunità degli stati trova la convergenza del governo tedesco e di quello italiano, ribadita da una dichiarazione congiunta che affida al tribunale internazionale “il chiarimento su tale questione” contro la decisione della nostra massima Corte, che con chiarezza ha ribadito che gli stati non possono pretendere immunità quando commettono gravi crimini di guerra o crimini contro l'umanità.
Noi temiamo che con il processo a L’Aia si vogliano chiudere definitivamente i capitoli dolosi e dolorosi della nostra storia a cui non si è voluto per oltre sessantacinque anni rendere giustizia.
Critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo tedesco, che rifiutando il riconoscimento delle responsabilità delle sue imprese e del nazismo antepone alla giustizia e alla storia degli individui gli interessi economici e le opportunità politiche. Nello stesso tempo critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo italiano, che offende i suoi cittadini e la storia del Paese in nome della ragione di stato e sospende l’esecutività delle sentenze dei tribunali della Repubblica.
Ancora una volta la vicenda della deportazione per lavoro coatto e le stragi di civili sono oggetto di scambio in nome di interessi che nulla hanno a che fare con la dignità degli individui e delle nazioni.
Tutto questo è particolarmente grave nella comune dimensione europea e costituisce un’offesa a qualsiasi politica che sulla ”memoria” voglia costruire un patrimonio comune in grado di orientare e di essere di monito al presente, per preservarlo dagli errori e dalle tragedie del passato.
Ma c’è di più in questo processo che si apre a L’Aia, che va al di là dello spregio dei cittadini italiani e greci, macinati dalla guerra nazista e dalla real-politik di tutti i governi del dopoguerra, qualcosa su cui dobbiamo porre attenzione.
La corte è chiamata ad esprimere un giudizio e fare giurisprudenza sul delicato e decisivo confine fra diritto individuale e responsabilità istituzionale. In discussione a L’Aia c’è in generale il principio dell’immunità degli stati oltre“il punto di rottura dell'esercizio tollerabile della sovranità“, un principio che attiene il diritto internazionale dei popoli nel presente.
Storia della nazione e dei suoi cittadini, diritti individuali e collettivi sono in discussione in una causa ignorata dai media e coperta dal silenzio degli stati.
Riteniamo indispensabile in questa occasione fare sentire la nostra protesta e invitiamo quanti provano la nostra stessa preoccupazione ed indignazione a fare sentire la loro voce in tutte le sedi che giudicheranno più opportune.
Cernobbio 8 settembre 2011
Centro di ricerca “Schiavi di Hitler”
Claudio Sommaruga, Valter Merazzi, Maura Sala. "

Per i nostri genitori che furono IMI e schiavi del nazismo e che se ne sono andati nel silenzio, dimenticati dalle autorità che avrebbero dovuto risarcirli per tutto ciò che passarono in quei terribili anni di guerra, nei campi di concentramento tedeschi, noi, loro figli e figlie, che abbiamo vissuto con loro e con i loro silenzi ed i loro incubi ed il loro dolore per tutto  ciò che hanno subito, dobbiamo continuare a tenere viva la loro memoria e  far sì che la Germania riconosca finalmente i loro diritti di prigionieri di guerra sfruttati a 20 anni da un regime assurdo e vigliacco, che li trattò come bestie da sfruttare senza pietà
Un grazie dunque ai volontari che gestiscono il sito “Schiavi di Hitler” e che ci tengono informati con le notizie più importanti su questa farsa che dura da troppi anni ormai . Noi non vogliamo i loro soldi, sporchi del sangue di troppe vittime innocenti, ma vogliamo giustizia, la giustizia che i nostri padri non hanno mai avuto

domenica 16 ottobre 2011

Finanziamenti per il teatro di Verbania

" La giunta regionale ha approvato il Pisu, che porterà 12 milioni di euro alla città di Verbania e che permetterà di realizzare il progetto del nuovo centro eventi multifunzionale all’Arena,  firmato dall’architetto Arroyo. Lo ha ufficializzato l’assessore regionale Massimo Giordano, a Baveno per presentare progetti di sviluppo industriale del Vco, che ha annunciato: “Nei prossimi giorni sarò con Cota a Verbania per consegnare l'assegno a Marco Zacchera”. E ha aggiunto: “so che ci sono state diverse polemiche sul territorio, ma abbiamo verificato la piena legittimità di questo progetto”. ..." da VCOAzzurra News   
Il Vco è un' area di crisi ormai , con le fabbriche che chiudono e la disoccupazione che aumenta in modo esponenziale.
Non era forse meglio destinare quei 12 milioni di euro per gli Ospedali, i Ciss locali, le scuole del nostro territorio e per i giovani e meno giovani che non trovano più un lavoro?
Un teatro nuovo esiste già : è la Fabbrica di Villadossola che sta avendo un boom di abbonamenti per gli spettacoli invernali . Ben 530 solo i primi giorni di apertura  delle vendite di quest'anno .... !!!

martedì 11 ottobre 2011

Un sabato sera...

" La cronaca è quella di un’altra notte da far west, come troppo spesso accade nei fine settimana  ... I protagonisti, in questo caso, sono stati alcuni marocchini arrivati da Biella che sabato prima e dopo la mezzanotte ne hanno combinate di tutti i colori. Nel primo caso quattro giovani, secondo le testimonianze, in preda ai fumi dell'alcol e per futili motivi, hanno malmenato il proprietario di un bar in via Cavallotti, molto frequentato e pieno di ragazzi a quell’ora. I quattro si sono poi dileguati senza lasciare tracce e, per altro, potrebbero essere stati loro a rapinare un ragazzo che era appena sceso dall’autobus in piazza Beltrami, sull’ultima corsa serale. Rissa anche nelle vicinanze della discoteca Kelly, con calci, pugni e qualcuno dice anche un coltello: l'immediato intervento della volante del commissariato di Omegna che ha consentito di evitare che la situazione degenerasse. Tre marocchini sono stati fermati e portati in commissariato. Al momento sono sottoposti a custodia cautelare a Verbania... " da VcoAzzurranews
Omegna è una tranquilla città dove ci si muove sicuri, senza problemi , anche a piedi. In queste ultime giornate ben soleggiate di un anomalo autunno, ricco di caldo e di vento, come non succedeva da anni ed anni, si incontrano ancora turisti italiani e stranieri che passeggiano per le vie del centro  e tante persone del posto che approfittano del clima mite Spesso si incontrano anche le auto di polizia e carabinieri in servizio per le strade cittadine, che girano rassicuranti fin dal mattino
E poi all'improvviso si leggono sui quotidiani locali queste brutte notizie che lasciano sgomenti. Il proprietario del locale è rimasto ferito, ha il setto nasale rotto ed è sotto choc. Si può dire che è stato proprio fortunato come lo sono state le altre vittime di sabato, grazie all'aiuto delle persone presenti che sono intervenute subito ed al tempestivo arrivo delle forze dell'ordine chiamate dai testimoni delle aggressioni
Ma la prossima volta ? Cosa succederà la prossima volta quando altri violenti ( sabato vi erano anche degli italiani, comunque , insieme con gli extracomunitari ) arriveranno nella nostra città a creare lo scompiglio ???

domenica 25 settembre 2011

Servizio Civile Nazionale: bando 2011

Il 20 settembre è uscito il nuovo Bando destinato ai giovani che desiderano vivere l'esperienza di un anno di servizio civile.
La novità di quest'anno è che è stata innalzata di un anno l'età per poter presentare domanda : è sufficiente non avere ancora compiuto i 29 anni al momento della presentazione della domanda. Invariati il compenso mensile (433 euro) e il monte ore settimanale medio (30 ore).
Per dare la possibilità a tutti i giovani di fare una scelta in modo consapevole, a tutti i candidati che presenteranno la domanda di ammissione verrà proposto un colloquio di orientamento preliminare, per valutare insieme quale potrebbe essere il progetto più adatto sul quale orientarsi.
Per partecipare al bando in corso, la domanda di ammissione va presentata entro il 21 ottobre. L'avvio dei 21 giovani che saranno selezionati è previsto per gennaio 2012.

Sportelli informativi presso il quale è possibile presentare la domanda :
martedì, mercoledì, venerdì : dalle 9.15 alle 12.30 - spazio LIP c/o Forum Omegna
giovedì dalle 14.15 alle 16.30 - Informagiovani Omegna
Per maggiori dettagli sui progetti disponibili andate alla pagina http://www.aurive.it/scn_omegna.html
Informazioni telefoniche possono essere richieste all'Informagiovani di Omegna (tel. 0323 88.72.35) durante gli orari di apertura, dal martedì al sabato.

"Giuliana e il capitano"

Il regista Vanni Vallino ha ultimato la realizzazione del film "Giuliana e il capitano" dedicato al Capitano Beltrami ed a sua moglie. Il film verrà proiettato in anteprima il   12 ottobre al teatro Marassi del comune di Pieve Vergonte (VB)  e quindi il 13 ottobre a Novara al Cinema Vip di via Perazzi alle ore 21,00.

lunedì 12 settembre 2011

Superphénix e Tricastin, precedenti inquietanti

La Francia non è nuova agli  " incidenti " nucleari. Le sue centrali sono tante, troppe forse, e alcune sono fin troppo vicine ai nostri confini e al nostro territorio piemontese, purtroppo. Ricordo bene, per esempio, il Superphénix , la centrale elettrica nucleare, sul fiume Rodano presso Creys-Malville, nel comune di Creys-Mépieu, a circa 60 km dal confine svizzero e a 100 km dal confine italiano, formata da un reattore nucleare veloce autofertilizzante (FBR) sperimentale, che smise di produrre energia elettrica nel 1996 e chiuse nel 1997.
Il progetto della centrale era iniziato nel 1968, nello stesso anno in cui cominciò ache la costruzione del reattore Phénix di potenza inferiore, dopo l'abbandono dei reattori gas-grafite. La costruzione venne approvata nel 1972 e durò dal 1974 al 1981, ma la produzione di energia  iniziò solamente nel 1985. I costi salirono rapidamente durante la costruzione. L'impianto fu condotto dal consorzio NERSA, di cui la EDF deteneva il 51% ed ENEL il 33%, ma ci furono molte proteste popolari durante la costruzione; in particolare una marcia di 60.000 persone nel luglio 1977 fu dispersa dalle forze dell'ordine francesi, con la morte di Vital Michalon e il ferimento di oltre un centinaio di partecipanti.
La potenza nominale della centrale era di 1.200 MW  ma, con il passare del tempo, si generarono altri problemi  molto seri perchè il sistema di raffreddamento del sodio liquido subì corrosioni e perdite.  Finalmente risolti questi problemi, nel dicembre 1996 la potenza raggiunse il 90% della potenza nominale. Ma l'impianto fu chiuso temporaneamente nel settembre 1990 perchè due  incidenti precedenti erano culminati in un terzo, che innescò uno spegnimento automatico del reattore E tre mesi dopo, il 13 dicembre 1990, vi furono danni strutturali con il crollo del tetto della sala macchine  dopo una forte nevicata. La produzione non riprese fino al 1992
  Dei suoi undici anni di vita, 5 anni, - 63 mesi -, vennero impiegati nell'esercizio normale della centrale, la maggior parte del tempo a potenza ridotta; 2 anni, - 25 mesi -, di fermo per risolvere problemi tecnici dovuti al prototipo e altri 5 anni,- 66 mesi -, persi per questioni politiche ed amministrative !
Ma  incidenti  e misteri ancor più gravi - materiali radioattivi sfuggiti di mano, scorie dimenticate,  addirittura di bombe atomiche - appartengono al sito nucleare di Tricastin, il più grande della Francia, in Provenza, veramente a due passi dal confine con l’Italia.
La mattina dell’8 luglio 2008  fu segnalato un incidente che in realtà era successo la sera prima in uno dei laboratori dove si decontaminavano gli strumenti serviti per l’arricchimento
Il sito nucleare,  la centrale di Edf, è fatta da una serie di laboratori -  Comurhex , Eurodif,  Socatri, tutti del gruppo Areva - che lavorano l’uranio grezzo, ne ottengono un gas, lo arricchiscono per la fissione con cui si produce energia e  successivamente decontaminano gli strumenti serviti per l’arricchimento
I controlli successivi fecero scoprire falde sotterranee contaminate e contaminazioni di uranio molto lontane dal sito, precedenti a quel misterioso incidente avvenuto in uno dei capannoni di Tricastin ; alcuni giorni dopo
a un paio di chilometri di distanza dalla centrale furono trovate falde freatiche e pozzi privati con il tasso di uranio, rilevato dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare, l’Irsn, fino a punte di 64 microgrammi per litro, ben oltre i 15 ammessi dall’Oms per dichiarare potabile l’acqua.
Agli abitanti dei quattro Comuni - Bollène, Lapalud, Lamotte-du-Rhone, Mondragon - che vivevano all’ombra delle due grandi ciminiere di Tricastin,  nella pianura a cavallo tra la Vaucluse e la Drome, fu proibito di usare  l’acqua ( proibito bere, nuotare, mangiare il pesce, irrigare i campi...) Ordine impovviso che gettò tutti nel panico
Secondo una  commissione di ricerca indipendente sulla radioattività, la Criirad, la contaminazione di tutto il territorio sarebbe stata collegata a 700 tonnellate di scorie nucleari  sepolte  sotto un cumulo di quattro metri di terra proprio nel sito nucleare. Era il prodotto della ventennale opera della Cogema -  del gruppo Areva -che nel periodo 1970 - 1996 aveva supportato la grandeur nucleare francese al fianco della Cea, la commissione atomica: a Tricastin allora arricchivano l’uranio  al 90% ( contro il 3% dell’uranio  civile ) per costruire ordigni nucleari.   Sarebbero stati proprio i rifiuti di quei processi ad aver  arricchito  pure le acque di Bollène.

Già nel 2002  la stessa commissione indipendente aveva  rilevato tutt’intorno a Tricastin livelli di  radiazioni abnormi , che aveva denunciato il rischio per la popolazione di contrarre tumori in un  lungo periodo futuro
 E  il 23 giugno 1986 - nel periodo funesto di Chernobyl -,  a Tricastin  una fuga di esafluoruro d’uranio portò il livello di radioattività dell’aria a 130 bequerel per metro cubo,  quando il dato normale è di 0.00001!
Una ricerca dell’Alto Commissariato per l’energia atomica, il rapporto Guillemont,  riportava quest’ultimo incidente, così come altri occorsi nel 1991 -sgocciolamento di nitrato d’uranio sulla ferrovia della Sogema - e,  nel 1997, una fuga nel terreno di uranio arricchito. Mentre nel 1985 i valori di tritio e carbonio 14 rilevati furono abnormi  ...

Esplosione nucleare ?

Oggi alle 16 l’autorità per la sicurezza nucleare francese ha dichiarato conclusa l’emergenza per l’esplosione di un forno utilizzato per il riciclaggio di scorie a bassa radioattività nell’impianto Centraco di Codolet (Marcoule), nel sud della Francia, vicino ad Avignone, a 257 chilometri da Torino. L’esplosione si sarebbe verificata intorno alle 11 e 45 di questa mattina. Un tecnico è morto investito dallo scoppio, ma ci sarebbero anche quattro feriti, uno dei quali  molto grave
In Piemonte si sta monitorando e registrando l’eventuale variazione di radioattività. Al momento non si è segnalato nessun scostamento dai valori normali, ma ci vogliono almeno 24-48 ore prima di avere dei cambiamenti.
Spero che sia vero ciò che i Francesi hanno comunicato e che non vi siano problemi di radioattività qui in Piemonte, a " due passi " dall' ennesimo guaio in una centrale nucleare !!!

Oltralpe ci sono  59 centrali ma Marcoule è stata la prima centrale nucleare francese, nel Languedoc-Roussillion. La centrale possiede 3 reattori UNGG (una versione francese del Magnox inglese) da 79 MW totali. Nello stesso sito esiste anche un altro reattore , il Nø1, costruito dal 1955 al 1956 da soli 2 MW e non utilizzato per la produzione elettrica. Nel sito furono infatti costruiti i reattori nucleari a uso militare per le ricerche destinate alla costruzione della bomba atomica francese, ma attualmente l'impianto è stato in gran parte riconvertito a impianto di trattamento delle scorie.

venerdì 12 agosto 2011

San Vito 2011

Ieri pomeriggio sono passata accanto al Municipio, dove stavano costruendo il Banco di beneficenza per la festa di San Vito, il santo di Omegna con Sant'Ambrogio. 
Quest'anno la festa religiosa avrà un significato particolare in quanto si festeggeranno i 400 anni dalla donazione, da parte del venerabile Vescovo di Novara Bescapè, dei resti del martire Vito, un giovane cristiano ucciso per la sua  fede nel 303.
Vi sarà sabato 27 agosto l’appuntamento con la tradizionale processione del santo per le vie cittadine  fino alle rive del lago e la Santa Messa, officiata quest’anno da Monsignor Giovanni Layolo, Presidente del Governatorato della Città del Vaticano.
Vi saranno  le solite serate canore nelle piazze della città, Piazza Salera in primis, i fuochi d'artificio sul lago, il Palio dei Rioni ma anche due grandi novità: l’area bambini  presso il Forum con tanti giochi e spettacoli per i più piccoli con un vero banco di beneficenza dedicato a loro  e la prima edizione della fiera, che sarà allestita in tutta la città !
Sperando naturalmente che per l'inizio delle festività di San Vito siano terminti anche tutti i lavori stradali di questi ultimi giorni , con i cantieri aperti qua e là a bloccare il traffico e a creare qualche "problemino" anche ai cittadini che vanno a piedi per il centro....

martedì 19 luglio 2011

Polemiche sulla circonvallazione di Agrano

"   Voglio sapere con chiarezza quali siano le reali intenzioni della Provincia sulla realizzazione della circonvalazione di Agrano. Quali e quanti soldi verrebbero spesi, quali accordi ci sono con Terna e il comune di Omegna. Questo perchè la mia e quella di tutta la Federazione della Sinistra è una posizione totalmente contraria alla realizzazione di questo progetto. Penso, che in un periodo di forte crisi economica, un’opera come quella della realizzazione della “circonvallazione lunga”  risulterebbe essere eccessivamente onerosa e di discutibile utilità, rispetto al progetto di quella “corta”. Inoltre il progetto sostenuto dalla Provincia va contro la volonta di numerosi cittadini già  riuniti in un comitato, che ha raccolto centinaia di firme per opporsi alla realizzazione di un opera che andrebbe a deturpare l'area non toccata dall'elettrodotto. A loro và il mio personale sostegno e quello della Federazione della Sinistra..."  Christian Scattamacchia, consigliere provinciale
L' interpellanza dell’ex assessore allo sport ed alle politiche giovanili nella giunta Buzio,che verrà discussa in consiglio a villa San Remigio, è stata pubblicata oggi nelle Lettere Vco de La Stampa
Le  polemiche sulla circonvallazione di Agrano, oggetto negli ultimi anni di una diatriba continua tra residenti, comune, comitato di quartiere, Provincia e Terna, termineranno mai?

Squadra Nautica di Verbania, appello di un volontario

“Le stiamo provando tutte, a dire la verità è già da un po’ che le stiamo provando tutte , ognuno alla sua maniera ma con l’unico obbiettivo: tenere a galla la Squadra Nautica. I soldi non fanno la felicità…ma nel nostro caso si. Inutile girare intorno, usare parole velate…per andare avanti abbiamo bisogno di soldi?!
Ci mettiamo tra la vita e la morte, con la presunzione di poter avere la nostra voce in capitolo in questo conflitto antico come l’umanità. Ma anche noi a volte falliamo e anche noi a volte vinciamo. Spesso ci sentiamo depressi e frustrati, qualche volta abbiamo voglia di piantare tutto. Ma poi basta poco per riprendere, una stretta di mano, una mamma che ritrova il sorriso o più semplicemente perché ci sentiamo stanchi la sera ma convinti che il giorno non sia passato inutilmente, una delle cose più belle che possano esistere, il volontariato. Ma purtroppo non è solo questo, è anche burocrazia, spese di mantenimento. Sembra che per molte istituzioni tutto questo è una causa persa ma è la nostra causa persa e ne portiamo le conseguenze”
Questa è la lettera di un volontario della Squadra Nautica di Verbania, che è stata pubblicata su La Stampa VCO e su VCOAzzurra online. Il presidente della Squadra Nautica Massimiliano Sabatini informa con un comunicato che è necessario urgentemente un capannone, non necessariamente a Intra, dove ricoverare le cinque ambulanze e due auto mediche 

Abuso d'autorità,il congelamento dei ristorni ai frontalieri

" Abuso d'autorità: questo il reato che si potrebbe prefigurare dopo la decisione del Consiglio di Stato che negli scorsi giorni a maggioranza ha deciso di "congelare" metà dei ristorni dei prelievi fiscali sui frontalieri attivi in Ticino. "LaRegione" riferisce che la magistratura cantonale - sollecitata dalla Procura federale, a sua volta interpellata da un privato cittadino - sta vagliando se vi siano gli estremi per aprire un fascicolo a carico del Governo. La "patata bollente" è in mano alla pp Fiorenza Bergomi.! " 19 lug 2011 08:46 http://www.cdt.ch/
Questa è l'ultima novità di una vicenda che da parecchi giorni sta interessando anche i nostri frontalieri che ogni giorno si recano al lavoro in Ticino, in Svizzera, ed i Comuni del Vco dove vivono. Il Cantone, tramite Berna, intende infatti giungere a una nuova ripartizione dei ristorni dei frontalieri verso l'Italia: attualmente l'aliquota è del 38,8% e il Ticino chiede che questa sia portata al livello di quella austriaca (del 12,5%). In caso non si giungesse a questo risultato Berna dovrebbe indennizzare il Ticino.
Con questa decisione, il Cantone, che dà lavoro quotidianamente a 50 mila frontalieri italiani, costringerebbe i comuni di frontiera lombardi e piemontesi a subire un grave ammanco nei loro bilanci.

Processo amianto,assolti ex dirigenti Montefibre

" Assolti gli 11 dirigenti della ex Montefibre di Verbania accusati di omicidio colposo plurimo e di lesioni colpose plurime, per la morte di 17 dipendenti della fabbrica chimica, attivo tra il 1972 e il 1988, colpiti da gravi patologie polmonari (asbestosi mesotelioma maligno pluerico) associabili alla prolungata esposizione all'amianto. Per il giudice Rosa Maria Fornelli non e' stato possibile accertare se gli imputati possano o meno essere ritenuti responsabili dell'accaduto. Il pm  Nicola Mezzina aveva chiesto pene tra i 3 ed i 4 anni ed un risarcimento alla parti civili per 11 milioni di euro. La sentenza verra' appellata. " ANSA 19 luglio, 18:49
 Per gli ex dirigenti si trattava del secondo processo dopo quello finito due anni fa in appello a Torino con condanne tra i 10 ed i 20 mesi di carcere e con il rimborso della parti civili. Gli imputati, che hanno tra i 74 e i 90 anni, anche  in caso di condanna non sarebbero comunque andati in prigione.

domenica 3 luglio 2011

No TAV, lettera di Ugo Mattei e Livio Pepino

Ugo Mattei, Professore di Diritto civile all’Università di Torino, e Livio Pepino, ex Magistrato, hanno scritto una lettera al direttore del quotidiano La Stampa ( pubblicata l'1 luglio )
In queste ore, dopo una giornata di scontri violenti tra forze dell'ordine e giovani armati di sassi, davanti al cantiere Tav della Maddalena di Chiomonte, ma anche dopo una imponente manifestazione pacifica guidata da 23 sindaci dellaValle, la lettura di questa testimonianza diventa un momento di riflessione molto importante

" Tav, il futuro non passa  da quella linea
di UGO MATTEI  e  LIVIO PEPINO 
Caro Direttore, Poche ore prima dell’«apertura» del cantiere a Chiomonte abbiamo organizzato un appello alla politica e alle istituzioni per evitare, in Val Susa, l’uso della violenza. L’appello non è stato accolto ed hanno vinto fin qui le ragioni della forza.
Ma la partita non finisce qui. Il movimento No Tav, radicatissimo in Val Susa e sempre più rappresentativo del clima culturale nuovo che si respira nel Paese, continuerà a fare la sua parte. Lavorare in queste condizioni avrà costi sociali insostenibili. Da giuristi e cittadini riteniamo quindi doveroso continuare a difendere le ragioni del buon senso e delle generazioni future contro la legge del più forte. A tal fine poniamo alcune domande circa il progetto Tav concepito oltre vent’anni fa per assecondare un modello di sviluppo che, col voto referendario, una maggioranza del Paese ha detto di voler ripensare.
1. La linea ferroviaria ad alta capacità TorinoLione servirà - si dice - ad assicurare che Torino e l’Italia non siano tagliate fuori dall’Europa nel trasporto delle merci. Ora, è vero o non è vero che l’attuale linea internazionale a doppio binario, che corre nella valle utilizzando il traforo del Fréjus, è tuttora perfettamente operativa e utilizzata al di sotto del 30% delle sue potenzialità? Ed è vero o non è vero che tutti i dati degli ultimi anni dicono che il traffico merci lungo l’asse Francia-Italia è in calo? E, dunque, in forza di quali previsioni si ritiene che questo trend sia destinato a subire una inversione nei prossimi anni? E perché non potenziare la linea esistente (la cui minore velocità non è certo decisiva per il trasporto di merci), rinegoziando, come altri Paesi hanno fatto, i possibili contributi europei? I minuti di percorrenza nel trasporto delle persone che si potranno risparmiare fra 25 anni a progetto realizzato potrebbero essere tagliati oggi a costo zero riorganizzando i controlli che arrestano i treni per oltre mezz’ora a Modane.
2. I costi della nuova linea ferroviaria sono stimati in 16-17 miliardi di euro, da impiegare nei prossimi dieci anni, e il famoso contributo europeo è una parte minima. Ora, anche a prescindere dal fatto che non c’è grande opera nel nostro Paese i cui costi non siano lievitati strada facendo, la domanda è inevitabile: in tempi di crisi economica come gli attuali dove si pensa di trovare quei fondi?
3. La linea ferroviaria ad alta capacità consentirà - si afferma - uno spostamento del traffico merci dalla gomma alla rotaia, notoriamente meno inquinante. Siamo proprio sicuri che la realizzazione un’opera colossale, con oltre 70 chilometri complessivi di gallerie, vent’anni di lavori e di cantieri, un numero incalcolabile di viaggi di camion, enormi materiali di scavo (ricchi di uranio e di altre sostanze nocive) da smaltire e il corrispondente consumo di energia non finirebbero per vanificare i vantaggi del trasferimento finale dal trasporto stradale a quello ferroviario?
4. La costruzione della «grande opera» - si ripete - darà lavoro e benessere alla valle e a tutta l’area circostante. Ma ne siamo davvero sicuri? Non si era detto altrettanto per l’Olimpiade invernale del 2006 che ha interessato la stessa valle? Non sarebbe più utile cominciare dal risanamento del territorio, dalla messa a punto delle risorse idriche, dalla tutela del patrimonio artistico? E siamo certi che progetti del genere non avrebbero adeguato sostegno a livello europeo?
5. Da quando si è cominciato a parlare della ferrovia ampi settori della popolazione locale (e i loro rappresentanti, i sindaci) hanno chiesto confronti pubblici e predisposto, con l’aiuto di tecnici di livello internazionale, proposte alternative. Ora, è vero o non è vero che questo confronto è stato eluso e che si è accettato di discutere solo sul come realizzare l’opera e non anche sulla sua effettiva utilità?
L’adattarsi con umiltà alle circostanze che cambiano ci pare segno di intelligenza politica e lungimiranza. Fermiamoci! "

Ho seguito i notiziari di oggi con estremo dispiacere: vedere le case chiuse e vuote vicino a quel cantiere, le vigne coltivate tutte linde ed ordinate sotto al sole, i bellissimi boschi con gli alberi di castagni di Chiomonte percorsi dalla guerriglia dei giovani blackblock e dai lacrimogeni della polizia, dal fumo, dalle urla, dal clamore di uno scontro che non può che finire in malo modo, mi hanno addolorata, amareggiata e fatta infuriare
Pover Valle e povera natura, violentate e calpestate dalla follia del genere umano ...
Fermiamoci ! e cominciamo ad ascoltare seriamente le genti della Valle ... Un governo e dei politici, sordi agli appelli di chi vive in Val di Susa, che ritengono di aver vinto solo perchè hanno riempito Chiomonte di forze dell'ordine, non sono certo un esempio illuminante di democrazia e libertà ...