sabato 4 giugno 2016

veneto banca, la fregatura !!!

da La StampaVCO :
"Non ha risparmiato nessuno, ne hanno fatto le spese tutti: dalla casalinga al pensionato, dall’artigiano all’industriale, dall’avvocato al medico. Un signore di Stresa ha perso 2 milioni di euro, una società di Baveno 500 mila euro, un professionista verbanese altri 700 mila e poi è tutto un triste elenco di qualche migliaia di euro, più spesso decine, che per le famiglie normali vogliono dire davvero i risparmi di una vita.  
Alla faccia dei profili di rischio, della consapevolezza dell’investimento e di tutto quello che porta con sé la direttiva europea Mifid.
 I soci «bidonati» nella provincia del Verbano Cusio Ossola, dove la Banca popolare di Intra (inglobata nell’istituto di Montebelluna) era la «banca di casa», sono 6.620 su 160 mila abitanti. Con la decisione di lunedì del nuovo cda di Veneto Banca di fissare la forchetta di prezzo, in vista della quotazione in Borsa, tra dieci e cinquanta centesimi tutti hanno avuto conferma di aver buttato al vento i loro soldi. La notizia non ha colto di sorpresa: rabbia, frustrazione, preoccupazione accompagnavano almeno da dicembre, quando il valore era crollato. 
«Io come altri tre anni fa sono stato contattato da funzionari della banca che mi invitavano ad acquistare azioni in associazione a obbligazioni, con un tasso favorevole del 3,5-4%; le obbligazioni le ho poi cedute, mi sono rimaste azioni per un valore di 40 mila che ho perso. 
La gente davvero non si aspettava che venisse infranto un rapporto di fiducia» dice Marco Preioni, avvocato ed ex senatore ossolano. Lui per tentare la strada della rivendicazione delle proprie ragioni ha aderito all’associazione «Piccoli azionisti di Veneto Banca», che punta a far partire azioni di responsabilità. «Visto quanto è precipitato il valore, una falla nel sistema di controllo deve esserci stato».  Già presidente dell’Unione consumatori ossolana, Militello la sua causa la segue da sé. «Anch’io rientro in quelli che hanno preso la fregatura: qualche migliaio di euro investiti in obbligazioni vendute come remunerative e poi, con una clausola prevista con l’emissione, senza consenso dei risparmiatori trasformate in azioni interne. Io sto analizzando i bilanci della banca per trovare il punto debole su cui fondare un’azione penale. A chi mi chiede cosa fare, consiglio di rivolgersi a un legale. Veneto Banca pare propensa ad accettare mediazioni per evitare le penali che determinerebbe il giudice» aggiunge Militello. Per Angelo Sacco, professionista cusiano, in gioco ci sono 50 mila euro di «tesoretto» lasciato dai genitori per i momenti difficili. «E io mi sono trovata a dover comprare azioni per 12 mila euro quando ho chiesto il mutuo per lo studio» commenta l’avvocato Loredana Brizio, che nell’elenco è insieme a parecchi colleghi.  "
Sono tornata a rileggere la mail con la lettera ai soci inviataci ad aprile.Tante belle parole che sono finite come abbiamo visto nei giorni scorsi
Ieri ho parlato con due bidonati come me e tanti altri Uno ha tolto i soldi dal conto corrente, l'altro si è rassegnato e aspetta, tanto ha già perso così tanto che....
Che fare ?  Io vorrei sapere come si fa a contattare l'associazione Piccoli azionisti di Veneto Banca e non pensare al peggio Per esempio ai soldi che sono sul bancomat e che potrebbero sparire pure quelli, come hanno già pensato altri prima di me !!!!

domenica 14 febbraio 2016

L'omino coi baffi

VINCENZO AMATO
OMEGNA  da La Stampa VCO
Estroso, intelligente, spiritoso e creativo. Renato Bialetti era un genio. Fino alla sua morte, si divideva tra la casa ad Ascona e la splendida villa a Pallanza. Sino a pochi anni fa era normale vederlo al volante della sua Bentley approdare al Gigi bar a Stresa per l’aperitivo con gli amici. Del «signor Renato» come lo chiamavano i dipendenti un tempo, o «signor Bialetti» come era noto tra la gente, resta il ricordo di un imprenditore che ha trasformato una piccola azienda in uno dei simboli dell’Italia nel mondo. La Bialetti era arrivata ad avere 400 dipendenti producendo milioni di caffettiere. 
Partito da zero si era imposto sino a far diventare il suo nome e quella del suo prodotto, la Moka, sinonimo di caffettiera. «E’ difficile parlare e ricordare Renato - racconta Giuseppe Moroni, della Lagostina - era una figura straordinaria come uomo e imprenditore. Aveva saputo trasformare una piccola invenzione in un prodotto di largo consumo. Era partito da un piccolo laboratorio in cui si fondeva l’alluminio e in poco tempo aveva realizzato una delle fabbriche più moderne che esistevano in Italia. Quasi completamente automatizzata». L’altra sua grande intuizione fu quella di credere nella pubblicità e in un mezzo che nel dopoguerra pochi conoscevano: la televisione. L’«omino coi baffi» era la sua caricatura.  
Con Giuseppe Moroni ci fu anche un rapporto di grande reciproca amicizia: «Era orgoglioso della sua origine e estrazione sociale. Ripeteva con orgoglio “sono nato a Montebuglio” anche se molti non sapevano nemmeno dove fosse (oggi è frazione di Casale Corte Cerro, ndr). Poi aveva la passione per le auto. Ricordo che quando decise di comprare una Rolls Royce mi invitò al bar e insieme sfogliammo riviste specializzate per scegliere il modello». Imprenditore intelligente lo ricorda anche Franco Tettamanti, ex segretario della Fiom e oggi studioso della storia industriale del Vco. «Personalmente non ho mai trattato con lui, ma i “vecchi” del sindacato me lo hanno sempre descritto come uno degli ultimi industriali con i quali si parlava guardandosi negli occhi. Teneva agli operai perché era stato operaio lui stesso. Chiedeva, ma sapeva dare. Ai dipendenti come al territorio. Aveva un vero e proprio culto per i lavoro, che per lui era un valore». 
Martedì a Montebuglio ci sarà il funerale di Renato Bialetti Era nato nel 1922 ed era coscritto di mio papà Io me lo ricordo quando passava per Crusinallo con una delle sue Rolls e ne sentivo parlare da mio papà che andava alle cene dei coscritti Un pezzo di storia importante per la nostra città se ne va con lui

Ubriachezze notturne

da La Stampa VCO
Erano le 4 di stanotte quando due ragazzi sono entrati nella rimessa degli autobus di linea di Vco Trasporti a Omegna, in frazione Crusinallo. Lì sono saliti su un pullman e si sono dati alla fuga. Tra una sbandata e l’altra, la loro «bravata» però è durata poco, visto che dopo neanche un chilometro sono rimasti bloccati in una strettoia in via San Fermo. A quel punto prima hanno distrutto una delle portiere dell’autobus, poi hanno provato ad andare avanti ancora venti metri, sfasciando due auto che erano posteggiate. Non riuscendo più a muoversi, hanno abbandonato il mezzo che avevano rubato e si sono dati alla fuga.  Un caos nella quiete notturna che subito ha messo in allerta gli abitanti della frazione di Omegna, che hanno chiamato le forze dell’ordine. Sul posto sono intervenuti i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Verbania. Dopo circa mezz’ora hanno trovato uno dei due ragazzi - ancora nelle vie a poca distanza dal bus abbandonato - in evidente stato di ebbrezza. Secondo i militari sarebbe stato lui, 24 anni di Gravellona Toce, uno dei responsabili della bravata: è quindi stato denunciato per furto, danneggiamento e interruzione di pubblico servizio. Continuano le indagini dell’Arma per chiarire i contorni di questa vicenda e risalire all’altro ragazzo. 
Questa è una delle notizie di oggi de La Stampa VCO 
Non certo una bella notizia per noi che viviamo a due passi dal deposito degli autobus e che cominciamo seriamente a preoccuparci perchè il nostro quartiere, una volta tranquillo, ora non lo è più