lunedì 12 dicembre 2011

Tragedia sul Corno Rosso

" Lotta contro la morte, in condizioni disperate, uno sciatore-alpinista travolto da una valanga domenica mattina sul Corno Rosso, una cima di 3230 metri, posta sulla cresta fra Macugnaga e la valle di Saas Fee.

L'uomo, 50 anni, milanese, che dopo l’incidente è stato trasportato in elicottero all’ospedale vallesano di Sion, era insieme a cinque amici, tutti esperti alpinisti e sciatori, fra cui due guide, che, dopo aver raggiunto in funivia il Passo del Moro, sono saliti alla Bocchetta di Galkerne dove in passato si teneva la scuola di sci estiva di Macugnaga. Proseguendo sul versante svizzero della "Traversata dei Camosci"  , il piccolo gruppo ha affrontato la parete del Corno Rosso, che non è molto ripida e quindi apparentemente è priva di pericoli, ma sulla quale nei giorni scorsi i venti da ovest hanno accumulato un rilevante quantitativo di neve.
Poco sotto la cima si è staccato un lastrone di neve largo oltre cento metri che li ha travolti. Gli altri sono riusciti a liberarsi rapidamente degli sci mentre l'uomo è stato sepolto dalla massa nevosa. Immediate le sue ricerche da parte dei compagni di ascensione, che però hanno dovuto impiegare oltre venti minuti prima di estrarlo poiché lo sciatore travolto si trovava nella parte bassa della valanga. Gli sono stati praticati subito un prolungato massaggio cardiaco e i procedimenti di rianimazione. Un elicottero medicalizzato dell’Air Zermatt l’ha poi trasportato all’ospedale di Sion dove è stato ricoverato nel reparto delle cure intense.
La gendarmeria cantonale di Briga ha aperto un’inchiesta interrogando i suoi compagni che nel tardo pomeriggio sono stati portati a Macugnaga da un elicottero del 118. L'uomo è un fedele frequentatore di Macugnaga dove ha un appartamento di vacanza. Il suo programma per domenica era di salire al bivacco Belloni, poi avendo incontrato gli altri amici, ha preferito aggregarsi a loro, tutti dotati di grande esperienza e uniti dalla passione per lo sci alpinismo. Una decisione davvero sfortunata. " di T. Valsesia La Stampa To
Il destino è spesso in agguato e colpisce in modo inaspettato Come la montagna colpisce anche chi è esperto e la ama e la conosce bene  Purtroppo...

Genitori responsabili della maleducazione dei figli

Ho trovato questa sera in Internet, nel sito online del quotidiano La Stampa, questo articolo decisamente interessante
Mamma e papà devono pagare per i danni causati dai figli maleducati. Per liberarsi dal fardello della colpa e del conseguente pagamento, ai genitori non basterà dire di non aver potuto impedire il fatto, ma dovranno dimostrare «di aver impartito al figlio una buona educazione e di avere esercitato su di lui una vigilanza adeguata, il tutto in conformità alle condizioni sociali, familiari, all’età, al carattere e all’indole del minore». Per questa ragione, la Terza sezione civile ha ribaltato una decisione della Corte d’appello di Bologna che aveva sollevato da responsabilità i genitori di un minorenne accusati di non avere educato a dovere il loro bambino che, nel corso di una partita di calcio, aveva dato una testata alla bocca ad un giocatore della squadra avversaria mentre il gioco era fermo. 
I giudici di merito avevano ritenuto ingiusto condannare i genitori al pagamento dei danni, ritenendo che unico responsabile del fatto era il ragazzo che avrebbe dovuto conoscere le regole del gioco e che d’altra parte i genitori «non avrebbero potuto intervenire nel corso della competizione sportiva». Il ragionamento fatto dalla Corte d’appello di Bologna, nel settembre 2008, non è stato condiviso dalla Cassazione che ha accolto il ricorso del padre del ragazzo infortunato, sostenendo che l’educazione deve essere impartita a monte.
Spiega la Cassazione - sentenza 26200 - che « i criteri in base ai quali va imputata ai genitori la responsabilità per gli atti illeciti compiuti dai figli minori consistono, sia nel potere dovere di esercitare la vigilanza sul comportamento dei figli stessi, sia, anche, e soprattutto, nell’obbligo di svolgere adeguata attività formativa, impartendo ai figli l’educazione al rispetto delle regole delle civile coesistenza, nei rapporti con il prossimo e nello svolgimento delle attività extrafamiliari."
Una sentenza che tutti dovrebbero conoscere perché troppo spesso la maleducazione dei giovani e dei giovanissimi viene giustificata e permessa in modo eccessivo dagli adulti. 
Sono sempre stata convinta che ci possono essere delle eccezioni e che il branco spesso spinge a comportarsi in modo strafottente, ma ritengo che sia la famiglia, i genitori in primis, ma anche i nonni e tutti gli adulti che ci vivono, che deve insegnare ai ragazzi, e alle ragazze, ad essere educati, sempre e ovunque, fin da quando sono piccoli.
Quante volte a scuola ho incontrato genitori di  giovanissimi bulli incivili e ineducati convinti che l'educazione sia compito esclusivo di noi insegnanti o della " società " e che quindi  hanno usato tutta la loro aggressività e supponenza nell'accusare la scuola di incomprensione verso i loro figli o di mancanza di capacità pedagogiche appropriate atte ad affrontare quegli stessi figli così irrispettosi degli altri e delle regole minime per vivere in una società civile. Regole che avrebbero dovuto apprendere a casa loro fin dalla più tenera età senza aspettare l'arrivo in una classe scolastica  o su un campo sportivo comunque.  Essere genitori non significa  solo essere buoni amici dei figli, capirli, amarli e proteggerli, essere genitori è anche e soprattutto essere degli educatori, dei buoni educatori.  Come e prima degli insegnanti, per esempio... 

La violenza alla Continassa

" Nel tardo pomeriggio dell’8 dicembre, nel quartiere Vallette, zona operaia della periferia Nord di Torino, una ragazza di sedici anni ha denunciato un falso stupro da parte di due stranieri. La rabbia nel quartiere è cresciuta e si è alimentata per alcuni giorni, fino a dare vita a un corteo di protesta, organizzato dai familiari, contro la violenza con la gente del quartiere, ignara della menzogna, che è degenerato in un vero e proprio assalto a un campo rom.


Dieci-quindici minuti di violenza e paura, con qualche decina di persone, alcune armate di bastoni, che hanno invaso il campo alla cascina Continassa, hanno fatto fuggire i rom, spaccato tutto quello che hanno trovato e poi, con le stesse fiaccole usate per il corteo, dato fuoco alle baracche. A fermarli è stato il fratello della ragazza che, accompagnato dai Carabinieri, li ha avvicinati mentre fiamme e fumo si alzavano dalla cascina. Li ha convinti a desistere e qualche minuto dopo le autobotti dei Vigili del fuoco, fino a quel momento bloccate dai manifestanti violenti, sono entrati nel campo e cominciato a spegnere le fiamme.
I violenti si sono allontanati alla spicciolata; il corteo, che era partito da piazza Montale si è disperso e delle 400-500 persone che vi avevano aderito per esprimere solidarietà alla ragazza e protestare contro la violenza non vi è stata più alcuna traccia. Alla fine si sono contati i danni, non ci sono stati feriti, due persone sono state arrestate per danneggiamento aggravato e il sindaco di Torino, Piero Fassino, ha dichiarato che «È assolutamente inaccettabile che si dia luogo a manifestazioni di linciaggio nei confronti di persone» per la «sola ragione che sono cittadini stranieri. Torino è una città civile che ha saputo sempre rispettare ogni persona, quale che sia il luogo in cui è nata, la lingua che parla, la religione che pratica». E poi la conferma dell’impegno a «respingere chi vorrebbe precipitare la vita della città nell’intolleranza, nell’odio e nella violenza». E tutto per la bugia di un’adolescente.
La ragazza aveva raccontato il falso stupro ai Carabinieri con una serie di particolari. Stava rincasando mercoledì sera, quando due giovani stranieri l’avevano avvicinata e le avevano chiesto il cellulare. Subito dopo erano apparse chiare le loro intenzioni; l’avevano portata su una collinetta di un parco e l’avevano violentata a turno. «Erano stranieri, puzzavano; uno dei due aveva una cicatrice sul viso. Io ero vergine. È stato terribile». A trovarla, ancora senza pantaloni, era stato il fratello, che poi ha chiamato i Carabinieri che l’hanno portata in ospedale. La denuncia, però, fin dal primo momento non ha convinto i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Torino e della Compagnia di Torino Oltre Dora. I medici dell’ospedale Sant’Anna hanno confermato il rapporto sessuale senza esprimersi però sulla violenza, della quale, invece, si sono detti convinti il fratello e i familiari, al punto da organizzare la fiaccolata. Una manifestazione che doveva essere pacifica, con tanti cittadini ignari di quello che la ragazza ha poi detto ai Carabinieri. Non è vero nulla, nessuno stupro, nessuna violenza. Troppo tardi per fermare la violenza vera che, alla cascina Continassa si era intanto scatenata contro i Rom e il loro campo." da La Stampa To
Si era inventata tutto per paura di essere punita. Non era stata stuprata e gli zingari non c’entravano nulla  Era andata con un italiano maggiorenne, un amore adolescenziale avversato dalla famiglia, e non sapeva come  cavarsela con i genitori. 
La sua .fantasia, se così si può dire, ha provocato un episodio di odio e di violenza inaudite; la disperazione dei rom, che hanno perso tutto nell'incendio delle loro baracche, dovrebbe servire da monito per tutti quegli idioti che pensano di farsi giustizia da sé, ignorando le leggi dello Stato.
 E gli idioti che hanno partecipato al raid dell'altra sera dovrebbero ripagare le vittime dei loro pregiudizi e del loro odio razziale. Sarebbe il minimo, come sarebbe il minimo dare due bei ceffoni a quella stupida ragazzina incosciente che ha provocato un simile caos razzista con le sue bugie.
( Non è stata comunque la sola ad accusare degli stranieri di un grave reato : quando i due giovanissimi Erika ed Omar uccisero la madre ed il fratello di lei dichiararono inizialmente che i colpevoli del massacro erano stati degli albanesi . Cambiano gli stranieri, ma non cambia la falsa accusa, e lo stereotipo così comune, contro gli stranieri brutti sporchi e cattivi  ... )

domenica 11 dicembre 2011

Evasione fiscale in Svizzera

Alcuni mesi fa nel Canton Ticino della vicina Svizzera, la Lega Ticinese ha vinto le elezioni con oltre il 30% dei consensi, grazie anche ad una forte propaganda contro i frontalieri regolari italiani e soprattutto contro il pagamento dei soldi dei loro ristorni, soldi fondamentali per i lavoratori e per i bilanci, già al collasso, dei comuni vicini al confine, come qui da noi nel Vco.
Il “capo” della Lega ticinese, Giuliano Bignasca, ha festeggiato la vittoria con alcune sentenze tipiche e molto colorite: un bel “fora dai ball” (alla Bossi! ) ai nostri frontalieri e affermazioni del tipo “i frontalieri rubano il lavoro agli svizzeri”; “adesso comandiamo noi”; “Tremonti deve venire a trattare”; “adesso chiudiamo i valichi per tre giorni”.
Sono stati  migliaia i lavoratori italiani insultati come “ratti” dalla lega ticinese, molti dei quali avevano magari votato per quella Lega Nord italiana, che ancora continua  a parlare di secessione, di diritti del Nord e di indipendenza della Padania dal resto d'Italia.  
In questi ultimi giorni ho ascoltato in Tv e letto sui giornali alcuni interessanti servizi e articoli in cui si commentava l'ultima moda di molti italiani delle nostre zone: quella di portare nuovamente di nascosto nelle banche svizzere di Lugano e del Ticino i soldi risparmiati, per evitare di essere tassati dalle nuove norme del governo di Monti, o di andare oltreconfine a fare benzina nei distributori svizzeri per risparmiare qualche centesimino  ...
Chissà se il movimento leghista ticinese, con le sue recenti proposte xenofobe nei confronti dei lavoratori italiani di frontiera, dirà ancora  il suo bel “fora dai ball” anche a tutti quegli evasori fiscali italiani che stanno andando a depositare tanti begli eurini nelle numerose banche svizzere del loro incantevole cantone ???

L' Eternit di Casale Monferrato

 " A Casale Monferrato c'è chi ha perso il marito, una figlia, una sorella e due nipoti, tutti vittime dell'amianto che per un secolo ha invaso la città con la fabbrica dell’Eternit. Per un secolo un’industria ha ingannato i casalesi, dando loro posti di lavoro e sicurezza economica.ma anche il mesotelioma pleurico, un terribile tumore mortale. Nell'edilizia l’impiego dell’amianto è in crescita, soprattutto in quelle parti del mondo dove c’è ancora tanta povera gente che non sa e non può sapere.L’Eternit è un impasto di amianto e cemento e  Casale è stata la capitale della produzione dell’Eternit. Da due anni è aperto a Torino un processo per disastro doloso permanente con due imputati - uno svizzero e un belga, gli ultimi proprietari della fabbrica di Casale - e oltre seimila parti civili in rappresentanza di tremila morti, solo una parte dei morti in effetti.
Non c’è famiglia a Casale che sia stata risparmiata. A chi non veniva colpito dal mesotelioma, veniva l’asbestosi - la fatica di respirare, fitte terribili alla schiena e l'attenzione costante a non prendere colpi d’aria. Della vecchia fabbrica è rimasto ben poco: ora c’è rimasta solo una spianata.
A Casale la Eternit aveva aperto nel 1907 ed era stata chiamata così perché produceva quel miracoloso materiale che pareva eterno e indistruttibile. Un mito di progresso, in quel primo Novecento, come il treno, l’automobile, la macchina per scrivere o per fotografare. I casalesi erano contenti perché l’Eternit sembrava un salto di qualità della vita rispetto al lavoro nelle cave o nei campi, perché pagava bene ed era un colosso, con duemila dipendenti, una vera assicurazione sulla vita. Gli operai, che tornando a casa, prendevano subito in braccio i bambini prima di togliersi le tute impolverate, non sapevano nulla del grave pericolo provocato dall'amianto. Ma i proprietari avevano già intuito alla fine dell’Ottocento che qualcosa non andava nell'eternit. A metà del Novecento un medico aveva detto che chi respirava la polvere d’amianto si ammalava di cancro alla pleura. All’inizio degli Anni Sessanta gli scienziati lo stabilirono con certezza: ma la notizia venne tenuta nascosta. Chi ruppe il muro del silenzio fu la gente di Casale, per prima. Nel 1973, erano molto frequenti i manifesti funebri all’ingresso della fabbrica, tutti di operai - chi di 58, chi di 55, chi di 50, chi di 45 anni - tutti ammalati di cancro alla pleura.
Qualcuno cominciò a porre la questione in assemblea, ma venne liquidato come «la solita testa calda». Ma i medici all’ospedale cominciarono a fare statistiche e nel 1984 un primario annunciò che a Casale si moriva più che altrove. Nel 1986 cento medici di Casale firmarono una lettera in cui dichiaravano «ora basta».
L’uomo che ebbe il coraggio di dire basta è Riccardo Coppo,sindaco democristiano di Casale dal 1984 al 1999. Nel 1987  firmò un’ordinanza in cui vietava l’estrazione, la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo dell’amianto. « I legali erano molto dubbiosi sul fatto che un sindaco potesse prendere una decisione del genere. Ma dovevo dare un segnale forte alla popolazione. Ormai c’era rassegnazione, si era abituati a convivere con l’amianto. Si sapeva che si moriva ma spesso ci si tranquillizza pensando: " perché dovrebbe capitare proprio a me? ". E poi molti temevano di perdere il posto di lavoro. Mi dicevano: "signor sindaco, veniamo a casa sua a mangiare? " Ho forzato la mano, ma dovevo farlo».
Cinque anni dopo, nel 1992, l’ordinanza del sindaco di Casale è diventata una legge dello Stato italiano. Paolo Ferraris, assessore regionale, ha fatto avere i soldi per la bonifica dell’area, Luisa Minazzi è stata assessore all’Ambiente di Casale: sono morti  entrambi di mesotelioma: lui a 49 anni, lei a 54.
Ogni anno a Casale ci sono 40-50 nuovi casi di mesotelioma. L’80 per cento dei nuovi malati non ha mai lavorato alla Eternit. La fabbrica di amianto non c'è più, ma ogni tanto l'amianto rispunt a da un campo di calcio, un campo di bocce, un tubo, una tettoia e  continua a colpire "
E' notizia di questi giorni che uno dei due proprietari, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny ha offerto 2 milioni di euro di indennizzo per uscire dal Processo Eternit  al Comune di Casale Monferrato e a   gli altri 11 paesi colpiti dall'inquinamneto che si sono costituiti nel processo Eternit. La trattativa dello svizzero con i Comuni ha profondamente turbato gli animi dei cittadini perché il caso Eternit è un problema etico ; la strage  ha provocato e provoca ancora tanto dolore e tanta rabbia nelle persone di una comunità che è stata resa martire da una orribile speculazione.

Ma se l'eternit è così dannoso per la nostra salute, perché ci sono ancora dei tetti ricoperti di eternit ? A chi spetta il compito di controllare e di farlo togliere  dalle case ? Anche qui a Crusinallo ci sono proprietari di case private che non hanno ancora tolto dei vecchi tetti in eternit . Per quanto tempo li lasceranno vicino alle nostre case con grave rischio per noi e le nostre famiglie ?

martedì 6 dicembre 2011

Anna

Da alcune settimane sapevo che Anna stava male. Un male improvviso e senza speranza ...
Stamattina le colleghe mi hanno detto che Anna ci ha lasciati ieri sera. Era ancora giovane, di pochi anni più giovane di me. Di lei ricorderò sempre il suo sorriso e la sua gentilezza quando in farmacia, con il suo camice bianco, serviva i clienti e trovava il tempo anche per due chiacchiere  amichevoli 
Di lei mi resta anche il ricordo dell'ultima volta in cui l'ho incontrata in Piazza Beltrami, veloce e dinamica, anche se un po' più magra del solito, ma mai avrei pensato che se ne sarebbe andata così in fretta...
La vita spesso non è giusta o saggia e riserva spiacevoli sorprese, purtroppo, ma il destino è già tracciato per ognuno di noi, che ci piaccia o no 
Che Anna possa continuare a vivere serena e sorridente ed operosa anche lassù, negli azzurri cieli del paradiso,   e non sarà mai dimenticata da chi la conosceva da tanto tempo e dai suoi amati familiari 
Un abbraccio, piccola grande Anna
Un abbraccio ed una preghiera per te che ci hai lasciati nel dolore e nello sconforto 

domenica 4 dicembre 2011

"Army Wives "

"Army Wives - Conflitti del cuore" è una serie tv del 2007, prodotta in USA da Mark Gordon - lo stesso di   "Criminal Minds" e "Alias" - e tratta da un bestseller di Tanya Biank, "Sotto la spada: il codice non scritto del matrimonio militare", che Rai2 ha trasmesso per l'intera estate nel primo pomeriggio, dal lunedì al venerdì.

Ho seguito con interesse e passione le vicende di questa insolita serie a puntate e vorrei tanto che la Rai la ritrasmettesse molto presto.
Magari in settimana all'ora di cena, al posto dell'ormai trito e ritrito poliziotto turco della squadra speciale tedesca Cobra 11, già ritrasmesso ventimila volte...fino alla nausea !
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Dopo solo 4 giorni di corteggiamento, Roxy (l'attrice Sally Pressman), una giovane donna vivace e disinibita, con due figli piccoli a carico, decide di sposare il soldato Trevor Le Blanc (Drew Fuller, un viso noto e molto più giovane  negli episodi di alcune serie di " Streghe") e di trasferirsi all'interno della base militare di "Fort Marshall", a Charleston nella Carolina del Sud, dove sono di stanza le unità dell’Us Army e la Delta Force. 
Là si ritrova catapultata in un mondo completamente diverso dalla vita a cui era abituata, soprattutto riguardo al modo di comportarsi delle mogli dei militari, per le quali, come le viene subito spiegato, esiste un rigido codice di comportamento non scritto. Ma Roxy ha la fortuna di  fare amicizia con Pamela Moran ( la rossa Brigid Brannagh), la moglie di un Delta Force, sempre via in missioni speciali molto pericolose , segretamente   incinta come madre surrogata dietro compenso; con Claudia Joy Holden (Kim Delaney), la moglie del generale Michael Holden (Brian McNamara), il capo della base; con Denise Sherwood (Catherine Bell, molto conosciuta anche da noi per essere stata co-protagonista della fortunata serie televisiva " JAG - Avvocati in divisa", dove interpretava il ruolo del Tenente Colonnello dei Marines Sarah MacKenzie), amica di Claudia Joy e moglie di Frank Sherwood (Terry Serpico), un maggiore spesso al fronte,in Iraq prima e in Afganistan successivamente, e Roland Burton ( Sterling K. Brown), psichiatra, marito del tenente colonnello Joan Burton (Wendy Davis), unico uomo del gruppo, coniuge anch'esso di unamilitare in carriera.
L'aiuto reciproco   del piccolo gruppo cementa il loro rapporto, intrecciando le loro storie personali e dei loro congiunti all'interno della base militare:   la vita, i sogni, le preoccupazioni e l’amicizia di persone molto diverse tra loro, che devono affrontare spesso unavita difficile,a volte ricca di soddisfazioni, a volte molto dolorosa e tragica.

Alcuni di loro sono stati fortunati, con una vita regolare e felice, altri sono stati più sfortunati ed hanno incontrato una "  famiglia" vera, sicura  e solida, solo dopo essersi arruolati. 
Trevor per esempio ha avuto un'infanzia difficile: è stato adottato mentre suo padre era in carcere, condannato all'ergastolo. Proprio per questo motivo, prima di partire per l'Iraq, decide di adottare i bambini di Roxy, TJ e Finn. In Iraq sventa un attentato terroristico, ma rimane ferito ad una spalla. Tornato a casa,viene promosso a soldato specialista, e in seguito alla ferita,insignito della Stella d'Argento (la Silver Star), il terzo riconoscimento dell'esercito degli Stati Uniti, Poi è promosso a sergente e nominato reclutatore e, nella quinta season - non ancora trasmessa dalla Rai, ahimé - fa  domanda per la "Candidate Officier Academy", la scuola per accedere al ruolo ufficiali e diventare tenente.
Roxanne Marie (Roxy) Le Blanc , moglie di Trevor e madre di TJ e Finn,  lavora come cameriera all'Hump Bar ma successivamente all'atto terroristico di un militare impazzito, che vuole uccidere la moglie decis a fuggire con un  civile,decide  di comprarne la metà dalla proprietaria, Betty. Betty però si ammalagravemente e quindi Roxy si ritrova a gestire l'attività da sola. In seguitodecide  di tornare a scuola per prendere il diploma, grazie anche all'intervento di Roland, che le fa da insegnante e decide di avere un figlio da Trevor, ma subisce un aborto. Roxy, che ha un rapporto molto difficile con la madre alcolizzata, Marda, che la va a trovare ogni tanto, portando solo guai, ha in effetti avuto un'infanzia molto difficile e crescendo è rimasta incinta di un fidanzato che la picchiava mentre era incinta di TJ.  
TJ e Finn Le Blanc, i figli naturali di Roxy,accettano subito il nuovo papà, buono e disponibile, econvincon o la madre a prendere un cane, Lucky, eroe di guerra proveniente dall'Iraq. il piccolo Finn si rivela essere molto dotato intellettualmente e va a frequentare una scuola speciale, che lo aiuta ad incrementare il livello d'apprendimento e a prepararlo per le migliori scuole.
Il Colonnello Joan Burton (Wendy Davis) è invece un ottimo ufficiale che ha trascorso due anni in Afghanistan al comando del suo battaglione composto da più di 400 uomini. Al suo ritorno però ha molti problemi a riambientarsi e questo mette in serie pericolo il suo matrimonio con Roland Burton. È molto esperta di armi e di arti marziali, ma la sua carriera militare sembra finita quando omette, in un suo rapporto al Colonnello Holden, di scrivere che un sergente le ha puntato una pistola in testa. In seguito al pensionamento del gen. Beakers e alla promozione a generale del colonnello Holden, Joan Burton viene promossa a vice comandante di Fort Marshall. In seguito alla partenza del gen.Holden per la base NATO di Bruxelles il suo posto viene preso da un tenente. colonnello raccomandato e corrotto, ma, a ritorno del generale, a Joan viene offerto il posto di capo dell'intelligence della 23ª divisione, incarico che le eviterebbe la partenza per l'Iraq. Joan però rifiuta, sostenendo che la sua missione è quella  di condurre in Iraq il suo battaglione e di fare il possibile per riportare tutti i suoi soldati a casa. Questo rifiuto fa aumentare la stima del generale Holden nei suoi confronti.  Il gen.Holden le offre di nuovo  la possibilità di rimanere a Fort Marshall e di diventare il suo ufficiale di stato maggiore ma Joan rifiuta e parte. Dopo essere ritornata a Fort Marshall a causa di un problema agli occhi viene promossa al grado di Colonnello e diventa comandante della guarnigione di Fort Marshall. Nella quinta season, insieme al marito Roland, adotterà un figlio, David  .
Il Dott. Roland Burton (Sterling K. Brown), marito  di Joan Burton,è uno psichiatra che lavora all'ospedale della base, il Mercer Army Medical Center. Proprio grazie alle sue conoscenze in materia di psichiatria, capisce che la moglie ha dei problemi psicologici dovuti alla sua esperienza in Afghanistan.  Dopo la nascita della figlia, Sarah Elizabeth, Roland inizia a lavorare come psichiatra indipendente in un centro privato di un medico che aiuta le persone in difficoltà.
Sarah Elizabeth, la bimba di Roland e Joan, ha come madrina e padrina di battesimo Claudia Joy e Michael Holden che la accolgono come una seconda figlia, dopo la morte sconvolgente ed improvvisa di Amanda, la loro bellissima primogenita, nell'esplosione del bar di Roxy . Claudia Joy e le altre amiche del gruppo aiutano molto Roland nell'accudire  la piccola Sarah Elizabeth, mentre Joan è in missione.
Il Maggior generale Michael Holden (Brian McNamara) inizialmente ricopre la carica di vice comandante di Fort Marshall. In seguito al pensionamento del generale Beakers e alla sua promozione a generale diventa il comandante della base di Fort Marshall.  Sposato con Claudia Joy, ha due figlie Emmalin e Amanda Dopo un anno come comandante di Fort Marshall viene promosso a vice comandante della base NATO di Bruxelles, ma dopo poche settimane  viene promosso a generale di divisione e riassegnato come comandante di divisione della 23ª divisione aerotrasportata  e può così rimanere a Fort Marshall. Nella quarta season, parte per l'Afghanistan con Frank, Jeremy e Trevor. in uno degli ultimi episodi trasmessi da Rai2  a settembre,viene rapito da un gruppo di talebani in seguito all'atterraggio di emergenza del suo elicottero ma ben presto liberato dalla squadra della Delta Force, comandata da Chase Moran. Riesce così a tornare a Fort Marshall in tempo per la cerimonia di diploma di sua figlia Emmalin.

Claudia Joy (Kim Delaney), moglie del generale Holden e madre di Amanda Joy ed Emmalin, Ha frequentato la facoltà di legge ad Harvard senza concludere gli studi perché, dopo aver conosciuto Michael, è rimasta incinta e non ha mai potuto diventare avvocato.  Nel corso della 5 season otterrà comunque la laurea, dopo aver ripreso gli studi. E' una donna  attiva, coraggiosa e generosa, ma è messa a dura prova dalla violenta morte improvvisa di Amanda, la sua prima figlia, che stava accompagnando ad Harvard, l'università dove la ragazza avrebbe dovuto frequentare. Nel corso della storia le viene diagnosticato il diabete e deve affrontare anche questa malattia con forza e coraggio, sconfiggendo ansie e paure iniziali  Claudia Joy è molto impegnata nelle attività sociali di Fort Marshall ed è la più responsabile e saggia del gruppo. 
Amanda Joy ed Emmalin Holden (Kim Allen e Katelyn Pippy) sono le figlie adolescenti di Claudia Joy e Michael Holden. Amanda, la maggiore, morta all'Hump bar,  è stata la ragazza di Jeremy Sherwood, che  per superare la sua perdita diventa molto amico di Emmalin. Emmalin, che risente moltissimo della perdita della sorella e del dolore profondo dei suoi  genitori, ama molto giocare ad hockey e rischia di compromettere la sua carriere sportiva e l'ammissione al college in seguito ad un grave infortunio.  Molto spesso è in conflitto con il padre  generale, a causa dei rispettivi caratteri forti e molto simili,chiede spesso aiuto al Roland, il medico  amico di famiglia  
Il Tenente colonnello Frank Sherwood (Terry Serpico), sposato con Denise, che ha conosciuto quando fu ricoverato per una frattura alla gamba nell'ospedale dove la ragazza lavorava come infermiera, dopo essere partito è uno dei protagonisti della vicenda. Militare tutto d'un pezzo, lascia molto spesso la moglie sola per andare all'estero in missione e non capisce che la donna soffre di solitudine e di mancanza di amore.
Durante l'assenza di Frank, Denise ha prima una storia d'amore con un medico del Mercer Army Medical Center, dove lei è tornata a prestare servizio, che   muore in un incidente di moto, e un'altra  con un paziente dell'ospedale e perciò viene licenziata per cattiva condotta. La voce si sparge in tutta la base, fino ad arrivare in Iraq da Frank. Ritornato a casa per comandare la squadra di supervisione dei giochi di guerra simulata, Frank chiede il divorzio da Denise. Ma prima che il divorzio diventi esecutivo, Frank fa annullare il procedimento e dice a Denise che la ama ancora. Viene quindipromosso tenente colonnello e nominato ufficiale di stato maggiore dal generale Holden.
Denise Sherwood (Catherine Bell), moglie di Frank  e madre di Jeremy, è un'infermiera che ha smesso di lavorare per la famiglia, tuttavia nel corso della storia riprende il lavoro e diventa paramedico. Una volta tornata al lavoro intreccia due storie con un medico dell'ospedale e un paziente, che mettono a dura prova il suo matrimonio con Frank, fino ad arrivare ad un passo dal divorzio. Tuttavia i due si riavvicinano e hanno una bambina: Molly. Appena dopo il parto della bimba Denise conosce anche la futura nuora, Tanya, che Jeremy ha conosciuto durante una missione all'estero.
Il soldato semplice Jeremy Sherwood  nella prima serie picchia la madre, scatenando l'ira del padre che, una volta tornato negli USA e saputo dell'accaduto, lo caccia di casa, spingendolo ad arruolarsi nell'esercito. Prima di arruolarsi Jeremy è  ammesso a West Point, la scuola ufficiali, ma in seguito al suo comportamento con la madre non ritiene di avere i requisiti necessari. Recupera comunque il rapporto con i genitori e è felicissimo dell'arrivo di Molly, sua sorella, edel riavvicinamento tra Denise e Frank. Conosce in seguito una ragazza durante una missione, Tanya, che decide di sposare.  
Il Sergente Chase Moran (Jeremy Davidson) soldato della Delta Force, corpo specializzato dell'esercito, è il marito di Pamela e il padre di Kathy e Lucas. Il suo rapporto con la famiglia è sempre in bilico: sempre insoddisfatto, sfoga il suo risentimento sperperando il denaro e,in quanto membro della Delta Force, è sempre via da casa. È un padre  assente e con la moglie ha una profonda crisi che li portaalla separazione. Il corpo a cui appartiene pretende segretezza e  molto spesso la sua famiglia non sa più nulla di lui per tempi lunghi.
Pamela Moran (Brigid Brannagh)  è lamoglie di Chase   e la madre di Kathy e diLucas. La sua  storia si apre con il suo parto di due gemelli che non sono figli suoi; ha infatti affittato l'utero per una coppia sterile per guadagnare soldi che serviranno a saldare i debiti della famiglia. È una donna molto forte, ex poliziotto, che torna al suo mestiere, una volta separata dal marito, per mantenersi. Nel corso dellaserielavora anche alla radio di Fort Marshall, conducendo un programma dedicato alle mogli dei militari Pamela è molto amica di Roxy, con la quale ha un rapporto di piena fiducia che le porta a far crescere insieme i loro rispettivi figli. Quando accetta l'incarico di agente della Polizia di Charleston  è subito notata per la sua capacità investigativa, tanto che le viene offerto un posto come detective presso il dipartimento di Polizia di Atlanta.
Tanti bravi attori, una storia interessante, una serie avvincente. Da rivedere in Tv, magari presto, senza dover aspettare l'estate prossima ...