giovedì 20 ottobre 2011

Giustizia per gli schiavi di Hitler

Alla fine di  settembre ho ricevuto questa mail dal sito http://www.schiavidihitler.it/
" Io sostengo il punto di vista che una parte importante della realizzazione dei diritti umani sia il diritto di chiunque sia stato o sia costretto a lavorare per altri a ricevere l'adeguata ricompensa. Per il lavoratore coatto questo indennizzo deve essere dato da chi ha tratto profitto da lui”.
Simon Wiesenthal, lettera a Ricciotti Lazzero, 20 marzo 2000

Giustizia per le vittime italiane e greche del nazismo
Dal 12 al 16 settembre si terrà presso la Corte internazionale di giustizia a L’Aia il dibattimento inerente il ricorso presentato dalla Germania contro l’Italia per le sentenze della nostra Corte di Cassazione in merito alle cause giudiziarie in corso relative a:
- sfruttamento del lavoro coatto di oltre settecentomila internati militari e civili italiani deportati dopo l’8 settembre 1943,
- eccidi compiuti dall’esercito tedesco contro i civili sugli Appennini nel corso della 2a guerra mondiale
- esecutività in Italia delle sentenze dei tribunali greci relative alla strage di Distomo.
La difesa dell’immunità degli stati trova la convergenza del governo tedesco e di quello italiano, ribadita da una dichiarazione congiunta che affida al tribunale internazionale “il chiarimento su tale questione” contro la decisione della nostra massima Corte, che con chiarezza ha ribadito che gli stati non possono pretendere immunità quando commettono gravi crimini di guerra o crimini contro l'umanità.
Noi temiamo che con il processo a L’Aia si vogliano chiudere definitivamente i capitoli dolosi e dolorosi della nostra storia a cui non si è voluto per oltre sessantacinque anni rendere giustizia.
Critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo tedesco, che rifiutando il riconoscimento delle responsabilità delle sue imprese e del nazismo antepone alla giustizia e alla storia degli individui gli interessi economici e le opportunità politiche. Nello stesso tempo critichiamo e condanniamo l’atteggiamento del governo italiano, che offende i suoi cittadini e la storia del Paese in nome della ragione di stato e sospende l’esecutività delle sentenze dei tribunali della Repubblica.
Ancora una volta la vicenda della deportazione per lavoro coatto e le stragi di civili sono oggetto di scambio in nome di interessi che nulla hanno a che fare con la dignità degli individui e delle nazioni.
Tutto questo è particolarmente grave nella comune dimensione europea e costituisce un’offesa a qualsiasi politica che sulla ”memoria” voglia costruire un patrimonio comune in grado di orientare e di essere di monito al presente, per preservarlo dagli errori e dalle tragedie del passato.
Ma c’è di più in questo processo che si apre a L’Aia, che va al di là dello spregio dei cittadini italiani e greci, macinati dalla guerra nazista e dalla real-politik di tutti i governi del dopoguerra, qualcosa su cui dobbiamo porre attenzione.
La corte è chiamata ad esprimere un giudizio e fare giurisprudenza sul delicato e decisivo confine fra diritto individuale e responsabilità istituzionale. In discussione a L’Aia c’è in generale il principio dell’immunità degli stati oltre“il punto di rottura dell'esercizio tollerabile della sovranità“, un principio che attiene il diritto internazionale dei popoli nel presente.
Storia della nazione e dei suoi cittadini, diritti individuali e collettivi sono in discussione in una causa ignorata dai media e coperta dal silenzio degli stati.
Riteniamo indispensabile in questa occasione fare sentire la nostra protesta e invitiamo quanti provano la nostra stessa preoccupazione ed indignazione a fare sentire la loro voce in tutte le sedi che giudicheranno più opportune.
Cernobbio 8 settembre 2011
Centro di ricerca “Schiavi di Hitler”
Claudio Sommaruga, Valter Merazzi, Maura Sala. "

Per i nostri genitori che furono IMI e schiavi del nazismo e che se ne sono andati nel silenzio, dimenticati dalle autorità che avrebbero dovuto risarcirli per tutto ciò che passarono in quei terribili anni di guerra, nei campi di concentramento tedeschi, noi, loro figli e figlie, che abbiamo vissuto con loro e con i loro silenzi ed i loro incubi ed il loro dolore per tutto  ciò che hanno subito, dobbiamo continuare a tenere viva la loro memoria e  far sì che la Germania riconosca finalmente i loro diritti di prigionieri di guerra sfruttati a 20 anni da un regime assurdo e vigliacco, che li trattò come bestie da sfruttare senza pietà
Un grazie dunque ai volontari che gestiscono il sito “Schiavi di Hitler” e che ci tengono informati con le notizie più importanti su questa farsa che dura da troppi anni ormai . Noi non vogliamo i loro soldi, sporchi del sangue di troppe vittime innocenti, ma vogliamo giustizia, la giustizia che i nostri padri non hanno mai avuto

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