Il 2 agosto 1980 ero in Francia.
Mia mamma mi telefonò il giorno dopo per comunicarmi che purtroppo quel mattino alle 10 e 25 alla stazione di Bologna c'era anche una persona amica, un vicino di casa dei miei anni d'infanzia e d'adolescenza, una persona squisita e sempre gentile con noi ragazzi, amici di suo figlio
Fu un vero choc per me quel maledetto sabato 2 agosto 1980, con la morte di Amorveno Marzagalli, come fu sempre uno choc incomprensibile la lotta armata dei terroristi di quegli anni, rossi e neri, in particolare degli ultimi anni settanta, passati da me a Torino, dove all'università e in via Po il destino mi fece passare vicino ad alcuni di quei giovani, armati di molotov e di spranghe, che erano così lontani dal mio modo di essere e di pensare e di vivere.
Quella morte, e quella strage, insensata è rimasta sempre nel mio cuore e ad ogni anniversario mi ritorna la rabbia e la tristezza di quel giorno di tanti anni fa e l'amarezza perchè non fu mai fatta piena luce sui colpevoli e sui mandanti
Valerio Fioravanti, l’ex terrorista di destra, fondatore dei Nar, pluriergastolano, condannato anche per la strage di Bologna, è un uomo libero dallo scorso aprile. Da quando cioè è scattato il termine dei cinque anni di libertà condizionata che ha estinto la pena.
Una libertà contestata dai familiari delle vittime e da alcuni politici che parlano di «liberazione vergognosa». Fioravanti - che si è sempre dichiarato innocente per la strage di Bologna per la quale è stata condannata anche la moglie Francesca Mambro - non commenta
Mario Adinolfi, membro della direzione nazionale del Pd, ha affermato che «la sua è una libertà vergognosa. Fioravanti è responsabile per sentenze passate in giudicato della morte di novantadue persone e del ferimento di altre duecentoventicinque, è il peggior assassino della storia di questo paese ed oggi è libero».
Per Stefano Pedica (Idv), la liberazione di Fioravanti «sciocca e ferisce perchè dimostra che la certezza della pena in Italia non esiste nemmeno per i reati più terribili, e che il nostro Stato non fa nulla per assicurarla davvero. Dopo la bomba esplosa 29 anni fa, oggi è partito un nuovo colpo, indirizzato alle famiglie delle vittime e a tutti quelli che credono che la democrazia si basi su trasparenza e responsabilità, due cose che ancora mancano del tutto alla tragedia di Bologna».
A Fioravanti «non doveva essere concessa la libertà condizionata perchè si sa che dopo cinque anni, una persona è automaticamente libera. Questo prevede la legge». dichiara il presidente dell’ Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi, che contesta anche la Mambro, che sarà libera nel 2013 : «perchè sono stati zitti in questi anni, non hanno detto tutto quello che sapevano sulla strage».
A Fioravanti «non doveva essere concessa la libertà condizionata perchè si sa che dopo cinque anni, una persona è automaticamente libera. Questo prevede la legge». dichiara il presidente dell’ Associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi, che contesta anche la Mambro, che sarà libera nel 2013 : «perchè sono stati zitti in questi anni, non hanno detto tutto quello che sapevano sulla strage».
Io sono tornata a riprendere in mano un libro che avevo letto due o tre anni fa, estremamente interessante e documentato, sempre attuale per l'argomento trattato:
"I silenzi degli innocenti" di Giovanni Fasanella e Antonella Grippo, ed Bur 2006
Giovanni Fasanella è un giornalista ed ha scritto molti libri che parlano della nostra storia recente, i più importanti dei quali sono secondo me "Segreto di Stato" e "Guido Rossa, mio padre", insieme con la figlia del sindacalista genovese ucciso dalle Brigate Rosse ( la mia recensione del libro è postata nell'altro mio blog, Penseri in Libertà, sezioni Frammenti di memoria e Libri )
In questo sono state raccolte le testimonianze dei superstiti o dei familiari delle vittime delle stragi e degli attentati che insanguinarono per decenni l'Italia e delle persone rapite, gambizzate, giustiziate dal terrorismo rosso.
Giovanni Fasanella è un giornalista ed ha scritto molti libri che parlano della nostra storia recente, i più importanti dei quali sono secondo me "Segreto di Stato" e "Guido Rossa, mio padre", insieme con la figlia del sindacalista genovese ucciso dalle Brigate Rosse ( la mia recensione del libro è postata nell'altro mio blog, Penseri in Libertà, sezioni Frammenti di memoria e Libri )
In questo sono state raccolte le testimonianze dei superstiti o dei familiari delle vittime delle stragi e degli attentati che insanguinarono per decenni l'Italia e delle persone rapite, gambizzate, giustiziate dal terrorismo rosso.
E' un libro costruito sui silenzi, sulla memoria, sull'intollerabilità di certi ricordi che ha dato la possibilità di parlare a chi non l'aveva mai avuta.
Perchè per anni hanno parlato e scritto solo i protagonisti negativi degli anni di piombo, mentre le vittime e i loro familiari sono invece stati completamente dimenticati.
Rileggere le loro storie e le loro verità mi ha di nuovo fatto male e mi ha provocato una grande emozione mista a rabbia per come sono andate le cose, per l'oblio sceso sulle vittime, che non hanno quasi mai avuto completa giustizia
" A volte arrivo a pensare che quello che fecero durante gli anni di piombo è assai meno devastante di quello che stanno facendo oggi per occultare la verità. E quello che fa ancora più rabbia è che lo fanno con gli strumenti di quello stesso potere che ieri volevano abbattere con le armi " Le parole di Giovanni Berardi, figlio del maresciallo di Ps, ucciso dalle Br a Torino il 10 marzo 1978, rappresentano al meglio la realtà ed i pensieri di tutti gli intervistati.
Rileggere le loro storie e le loro verità mi ha di nuovo fatto male e mi ha provocato una grande emozione mista a rabbia per come sono andate le cose, per l'oblio sceso sulle vittime, che non hanno quasi mai avuto completa giustizia
" A volte arrivo a pensare che quello che fecero durante gli anni di piombo è assai meno devastante di quello che stanno facendo oggi per occultare la verità. E quello che fa ancora più rabbia è che lo fanno con gli strumenti di quello stesso potere che ieri volevano abbattere con le armi " Le parole di Giovanni Berardi, figlio del maresciallo di Ps, ucciso dalle Br a Torino il 10 marzo 1978, rappresentano al meglio la realtà ed i pensieri di tutti gli intervistati.
L'appendice al libro riporta queste poche frasi significative :
" Gli elenchi delle Vittime del Terrorismo sono tratti dal sito ufficiale dell'Associazione Nazionale Vittime del Terrorismo. Non sono completi perchè nemmeno per l'Associazione è facile avere dal Ministero degli Interni gli elenchi aggiornati.
L'elenco dei morti nelle quattordici stragi avvenute in Italia dal 1° maggio 1947 al 27 luglio 1993 è tratto dal Circolo Culturale Carlo Perini di Milano. In questo caso è addirittura impossibile un elenco ufficiale di tutti i feriti "
E ancora più significativa è l'introduzione dei due autori , di cui riassumo qui la parte secondo me più importante per capire le interviste e gli argomenti trattati:
" Oggi sono le vittime...a chiedere di distinguere chiaramente da che parte stanno gli innocenti e da che parte i colpevoli.
A chiedere di poter raccontare la loro versione dei fatti.
Non la versione dei brigatisti, non quella dello Stato che - per una strana eterogenesi dei fini - spesso corrispondono.
Ma la verità delle vittime che con grande compostezza e dignità non cercano commiserazione, né benefici, né privilegi.
Non vogliono una pacca sulla spalla da nessuno, chiedono giustizia.
Perchè hanno subito una giustizia incompleta, lacunosa, che li ha lasciati con l'amara sensazione di essere stati colpiti due volte.
La seconda dallo Stato.
Chi sono i responsabili delle stragi di Piazza Fontana, di Piazza della Loggia, dell'Italicus?
Chi sono gli assassini del giudice Coco?
Come è possibile che si parli di errore giudiziario per la strage di Bologna? ...
Non un solo caso tra quelli esaminati appare senza ombre.
Eppure si continua a scrivere che tutto è stato chiarito, che non c'è più niente su cui indagare.
Le vittime invece - pur avendo piena consapevolezza del fatto che, a distanza di tanti anni, è impossibile ottenere una verità giudiziaria piena, perchè ormai molti reati sono caduti in prescrizione, molte prove sono state cancellate o occultate, molti testimoni non ci sono più - vogliono trovare una risposta a quei perchè.
Una risposta che va cercata al di là dei muri di gomma innalzati dalle istituzioni, dentro gli armadi di ferro dei segreti dello Stato.
Insieme al bisogno di giustizia emerge il bisogno di verità.
Non c'è stata piena giustizia perchè non c'è stata piena verità...
Solo la verità esauriente e completa può indicare alle vittime la via del perdono.
Dal1969 al 1987 - con colpi di coda del terrorismo fino agli omicidi di Massimo D'Antona e Marco Biagi - i morti ammazzati, i gambizzati, i rapiti sono susseguiti in maniera impressionante.
Queste morti aspettano ancora verità.
La verità storica a cui si può arrivare solo con l'accesso alla documentazione contenuta negli archivi blindati, convinvendo a parlare quei pochi protagonisti e testimoni diretti rimasti in vita.
Per questo partono dalle vittime due richieste unanimi.
Una alle istituzioni che sia abolita l'eternità del segreto di Stato ( in nessun Paese democratico la sua durata è illimitata ), che siano declassificati i documenti e resi accessibili agli studiosi.
L'altra al mondo dell'informazione: che scavi nelle pieghe del non detto, del taciuto, che non si accontenti della verità di Stato, che non si trinceri dietro a presunte verità di comodo...
Rimuovere il segreto di Stato, laddove non sia davvero in gioco la sicurezza nazionale, è il passaggio obbligato per uscire dall'anomalia italiana.
Quello di un Paese in eterna rimozione...
Di una democrazia immatura che non sa fare i conti con gli errori e gli orrori della propria storia.
Come le vittime hanno affrontato il loro percorso di rimozione, superandolo, oggi lo Stato deve dimostrare di sapere e potere fare altrettanto.
La guerra fredda è finita...rimuoverla /la guerra fredda/ completamente non è stata davvero la scelta migliore.
Perchè cessato il pericolo, scomparso il nemico, sono rimste intatte una cultura, una psicologia, un costume di quell'epoca.
Resiste un sottofondo di illegalità diffusa, difficile da arginare e destinato a tornare a galla costantemente..."
Un libro importante per non dimenticare la memoria del nostro passato recente, un passato di sangue e di dolore e di sofferenze, che non può essere cancellato.
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