giovedì 27 agosto 2009

Comunità montane

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso della Regione Piemonte e ha sospeso la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Piemonte che congelava l’accorpamento di alcune comunità montane.
La Regione scioglierà così 42 Consigli (quelli di sei comunità «salvate» dalla legge resteranno in carica) e con loro decadranno giunte e assessori.
I presidenti resteranno in carica come commissari con pieni poteri e con il compito di gestire la transizione verso il nuovo assetto organizzativo che prevede, a regime, la riduzione da 48 a 22 del numero degli enti.
«I commissari - spiega l’assessore Luigi Ricca - avranno il compito di predisporre un quadro ricognitivo dello stato patrimoniale e di preparare un bilancio tecnico per assicurare ai nuovi enti di diventare operativi dal 1 gennaio 2010. Se non lo faranno saranno rimossi».
Ricca si augura che i commissari/presidenti collaborino in questa operazione, che ha già subito dei ritardi a causa della decisione delle Comunità Montane dell’Alta Val Susa e di Antigorio-Divedro-Formazza di utilizzare tutte le vie legali per opporsi all’accorpamento.
Le due Comunità «ribelli» si sono rivolte al Tar e alla fine di luglio hanno ottenuto la sospensione del processo di accorpamento.
La Regione ha presentato ricorso al Consiglio di Stato che l’altro ieri ha ribaltato la sentenza dei giudici amministrativi di secondo grado.

E così l’accorpamento riparte come spiega la presidente della Giunta, Mercedes Bresso:
«Avendo già approvato il regolamento elettorale che disciplina le elezioni delle nuove Comunità montane previste per il prossimo 7 novembre, si procede ora con la piena attuazione della legge regionale».
Tar e Consiglio di Stato non sono entrati nel merito della legge regionale sulla legittimità o meno dell’intervento previsto dalla legge.
Secondo Ricca, però «la posizione della Regione si rafforza grazie anche al pronunciamento della Corte Costituzionale che ha confermato un giudizio di piena legittimità della legge regionale di riordino delle Comunità».

Non la pensa così, Mauro Carena, presidente della Comunità Montana dell’Alta Val Susa che si oppone all’unione con la Bassa Valle e la Val Sangone: «Abbiamo sempre sostenuto che si tratta di un problema tecnico che riguarda principalmente l’operatività dei singoli enti. Adesso è necessaria una soluzione politica che tenga conto delle esigenze dei territori e che non lasci che siano le sentenze a determinare i futuri assetti».
Difficile che la Regione faccia un passo indietro anche se Ricca assicura che ci sarà «un percorso graduale di riordino che permetterà di rafforzare e non lasciare morire le Comunità».
E Lido Riba, presidente dell’Unione delle Comunità Montane, aggiunge: «Si tratta di una sentenza molto positiva perché va a vantaggio di tutto il comparto delle terre alte del Piemonte».

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