sabato 16 febbraio 2013

Ex Enichem, opportunità della bonifica

Alle ore 9,30   di oggi sabato 16 febbraio al Centro culturale «Massari» di Pieve Vergonte, a pochi passi dallo stabilimento Tessenderlo (ex Enichem), è iniziato il convegno  Cgil  per parlare delle opportunità e  delle possibili ricadute positive  che la bonifica, che partirà fra pochi mesi a Pieve Vergonte, potrà portare al territorio
Dieci anni di lavori , con  un intervento da 150 milioni di euro, sono per l’Ossola molto importanti anche dal punto di vista finanziario, non solo ambientale.

Lo stabilimento chimico di Pieve Vergonte è nato negli anni  1915 - 1920 nell'allora comune di Rumianca, diventato nel 1928, insieme a Fomarco, l'attuale Pieve Vergonte, e aveva due linee di produzione, quella del  cloro-soda e quella dell'acido solforico, con forni di arrostimento di pirite.
La crescita e l'importanza dello stabilimento è però avvenuta di fatto nel secondo  dopoguerra quando  furono aggiunte nuove linee di produzione: dal cloro-soda con celle Krebbs all' oleum, dall' acido clorosolfonico  all' ammoniaca sintetica da cracking di metano, al solfuro di carbonio, al cloralio, al DDT, all'aacido ossalico, all'acido formico,ai fertilizzanti a base di N-P-K, mono e diclorobenzeni, al solfato ammonico e altetracloruro di carbonio
A partire dagli anni sessanta ci fu una parziale riconversione delle linee di produzione che fece cessare, nel 1965, la produzione del solfuro di carbonio e, nel 1972, quella dell'acido formico e l'arrostimento della pirite. Negli anni successivi venne fermata la produzione di ammoniaca, di acido ossalico e solfato ammonico (1975), dei fertilizzanti (1976) e del tetracloruro di carbonio (1990); nel 1974 è inoltre cessata la lavorazione del cloro-soda per mezzo delle celle Krebbs.
Vennero però aggiunti nuovi impianti e nuove linee di produzione per sostituire le precedenti: impianto di elettrolisi con celle De Nora ad amalgama e nuovo impianto di  mono e diclorobenzene (1961), forno a zolfo per acido solforico (1972), mono e diclorotolueni (1985), termocombustore (1993) e abbattitore Sox (1994).
Quando lo stabilimento venne fondato era di proprietà della società Chimica dott. Vitale, che incentrò le produzioni sul cloro; dal 1920 al 1924 la gestione del sito passò poi alla SNIA, che sviluppò la produzione di clorurati organici, a cui  subentrò poi la società Chimico Mineraria Rumianca, diventata Rumianca S.p.A. nel 1941. Nel 1967 la Rumianca venne quindi assorbita dalla SIR e nacque il gruppo SIR-Rumianca.
A seguito della crisi irreversibile del gruppo,  il legislatore decise, con la Legge 28 novembre 1980 n.784, il passaggio di proprietà al gruppo ENI in data 9 dicembre 1981  

Nei primi mesi del 1996 una rilevazione fatta dal Laboratorio Cantonale di Lugano (Svizzera) sulle acque del Lago Maggiore denunciò un'allarmante presenza di DDT nei pesci del bacino e venne di conseguenza messa gravemente in discussione la produzione di questa sostanza che, insieme ad altre rifiuti di scarto come il mercurio, veniva regolarmente scaricata nel torrente Marmazza, da dove poi finiva  nel fiume Toce e quindi nel lago.
L'11 giugno 1996 le autorità italiane effettuarono  analisi sui pesci, trovando una contaminazione che superava i limiti di legge e vietarono la pesca e il consumo di pesce locale  in tutto il bacino del lago Maggiore.
Il 17 giugno 1996 il Ministero dell'Ambiente bloccò provvisoriamente lo scarico idrico dell'impianto DDT e ordinò la rimozione e lo smaltimento dei rifiuti giacenti, comprese le ceneri di pirite, la messa in sicurezza dei siti di immagazzinamento, il monitoraggio delle acque superficiali e sotterranee, del suolo e del sottosuolo. Furono quindi istituite due commissioni di analisi che portarono alla chiusura definitiva dell'impianto di produzione del DDT in data 17 aprile 1997.
La sospensione della produzione del DDT portò, il 30 giugno 1997, alla conseguente chiusura delle linee produttive del cloralio  e dell'acido clorosolfonico.
A seguito poi del piano di ristrutturazione presentato dall'EniChem nel 1991, che prevedeva, tra i vari punti, l'uscità dal settore della chimica secondaria e fine, il 1º luglio 1997 gli impianti produttivi sono passati dall'EniChem alla società belga Tessenderlo Italia Srl.
Attualmente, dell'intero stabilimento originario, è attiva solo una parte, gestita appunto dalla Tessenderlo ma i terreni, come quelli dell'area rimanente dismessa, sono tuttora di proprietà dell'EniChem.
Oltre all'inquinamento da DDT tutta l'area dello stabilimento è  inquinata  per la grande attività lavorativa della fabbrica negli ultimi 100 anni, in   particolare il terreno e le falde acquifere limitrofe,   pesantemente contaminate da mercurio, arsenico, cloroderivati e simili.

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