Racconti a Vapore di Sergio Menconi, stampato nell'aprile 2010, è un sottile libricino di racconti della infanzia e dell'adolescenza dell'autore in cui i vecchi treni e le locomotive a vapore 640-0673 della linea ferroviaria Novara - Domodossola, che passavano vicino a casa sua , sono i protagonisti principali
Nei 26 capitoli Menconi ricorda persone di un passato che non c'è più, una Omegna della memoria che molti anziani hanno conosciuto e vissuto, compresa la Stazione piena di vita, gente, movimento e lavoro di un tempo ormai lontano, tante " tessere di un mosaico di vita collettiva e di civiltà " da condividere con quei lettori che hanno avuto la fortuna di scoprire questo piccolo gioiello narrativo
Menconi racconta in terza persona di se stesso e della sua famiglia, dei suoi interessi - la 640, la musica classica e l' opera -, degli amici e dei personaggi caratteristici che ha conosciuto, di avvenimenti importanti e del paesaggio circostante con passione e semplicità ed affetto profondo Uno stile narrativo volutamente " impersonale", colto e gradevole, che attrae commuove e stupisce, veramente unico
" Il responsabile della trasmissione al nipote dell'inguaribile Morbo Ferroviario fu nonno Pierino, ex tranviere della Omegna-Intra, a cui piacevano, nello stesso modo, le acque, quelle calme dei laghi e quelle agitate dei fiumi.Così un giorno Sergio fu da lui prelevato per una rapida gita che li avrebbe portati a contatto con quella che veniva chiamata nel lessico famigliare la cascata dell'imbuto. Il torrente Bertogna, dopo una prima precipitosa discesa su ampia roccia ed un breve percorso poco acclive, affronta l'ultimo salto del suo modesto tragitto. Qui le acque del torrente vengono covogliate in uno stretto canale naturale di roccia, verticale, con andamento diagonale e poi, terminato il condotto, una piccola base costringe il flusso a gettarsi nella pozza sottostante con un bel salto ad effetto di doccia... la bellezza del luogo rimarrà impressa e somatizzata dal nipote, al punto che, anche in età matura, passando dalla sottostante strada di Crusinallo, e rivolgendo lo sguardo a quel luogo topico, non potrà evitare di essere visitato dalla nostalgia. Emozione accentuata quando insistenti piogge ingrossano il torrente e il nastro d'argento dell'imbuto diventa visibile anche a distanza... "
" C'era un' altra 640. Questa però viaggiava con le gomme, sulla strada. Era la corriera del Comazzi, guidata dal Ferruccio. su e giù per la Valle Strona, negli anni '60, dopo una lunga gavetta, come bigliettaio, sulla linea di Novara e prima ancora altri chilometri in quel di quarna, Boleto, Armeno, Arona...Un giorno, scendendo da Forno, sotto un' incessante pioggia, il Ferruccio si trovò fermo a Rosarolo uno strano tipo, senza ombrello, ma, in compenso, con una capra. Mosso a compassione si fermò e gli chiese dove diavolo stesse andando. Il risultato fu che sulla corriera salì, con il proprietario, anche la capra, con il biglietto di bagaglio..."
In alcuni dei suoi capitoli ho ritrovato anch'io una memoria del mio passato, in particolare la " giostra del Peruchin ", di cui molte volte ha parlato mia mamma nei suoi ricordi sulla festa di San Fermo, quando, ad agosto, da piccola, saliva a piedi con mia nonna, per andare in Chiesa nel Santuario e poi fare un giro sulla "famosa" giostra del Perucchini di Crusinallo, l'unico divertimento di quei tempi anteguerra
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