lunedì 14 febbraio 2011

Oggetti da Berlino

" Si affrettava quasi ruzzolando in città, il cappotto tutt'intorno a lui come un cono di feltro verde, come un tondeggiante giocattolo di legno: così buono, gentile, capace, così grosso e così amabile, per cui tutti capivano che doveva essere un uomo veramente felice. Helen osservava suo padre procedere a grandi passi oltre il nero bagliore dei cespugli bagnati e gli alti muri di periferia. Un momento era nella pozza di luce di un lampione, poi nell'oscurità, poi nella luce successiva:una figura da lanterna magica.
Chiusa a doppia mandata la porta dell'appartamento, scese le scale di corsa, senza aspettare l'ascensore, e lo seguì. Temeva quello che lui avrebbe potuto fare in seguito. La pelle le faceva male per il freddo. Una foschia fradicia giaceva distesa tra gli edifici semplici e le piazze grigie di Zurigo, orologi dorati spuntavano lungo la strada, gli ultimi implacabili gerani rossi, i tigli spogli, e i tram blu che serpeggiavano lungo l'acqua, i battelli sul lago, e più in là negozi risplendenti d'oro, blindati da vetri spessi.
Lui non doveva vederla."
Inizia come un giallo nella ricca ed opulenta città svizzera di Zurigo dei giorni nostri il bellissimo ma difficile libro di Michael Pye, Oggetti da Berlino, ediz. Marco Tropea
Pye è un romanziere, uno storico ed un giornalista inglese che vive attualmente in un piccolo villaggio del Portogallo, dopo aver lavorato per anni tra New York e l'Europa Oggetti da Berlino è il terzo libro di Pye pubblicato in Italia ed è un romanzo avvincente, intenso, anche duro, che lascia un ricordo indelebile per l'argomento scelto e per le vicende narrate
E' la storia di Helen, una giovane donna, nipote di Lucia Müller-Rossi, proprietaria di un lussuoso e molto famoso negozio di antiquariato del centro di Zurigo. Un giorno, in una fredda giornata d'inverno,mentre Helen si sta avvicinando al negozio di sua nonna, vede un'anziana signora che indugia davanti alla vetrina,poi si ferma, come paralizzata, a fissare, con lo sguardo sempre più commosso, una scrivania intarsiata di fiori di legno chiaro, che Helen ha sempre visto e per la quale è sempre stata incuriosita, pur sapendo così poco di essa.
La scrivania è un oggetto che sembra legato in modo indissolubile agli anni della Seconda Guerra mondiale, quando sua nonna Lucia, una ricca italiana che si era sposata con un cittadino svizzero, Müller, viveva a Berlino, inizialmente con il marito e sucessivamente da sola, perchè l'uomo era rientrato in Svizzera, richiamato nell'esercito, e ad un passato oscuro su cui la nonna ed il padre di Helen hanno steso una cortina impenetrabile di silenzio.
Attirata da quella donna sconosciuta, e curiosa di sapere chi sia e che cosa la può legare a quell'oggetto particolare, Helen si avvicina all'anziana signora, Sarah Freeman, in vacanza con altri anziani, ospiti di un piccolo hotel zurighese. Sarah, quasi controvoglia, riunisce dolorosi ricordi di un passato lontano, che racconta ad Helen e ad un suo anziano compagno di viaggio. Riaffiorano a poco a poco la sua giovinezza nella Berlino nazista, il matrimonio con un medico ebreo, il nascondiglio in un capanno degli attrezzi di un tedesco gentile, che per lunghi mesi la ospita, l'aiuta e le salva la vita, e la fuga in Inghilterra con una nuova vita, un nuovo cognome e la professione di giornalista famosa , per una rubrica settimanale molto seguita ed apprezzata.
In questo viaggio a ritroso nel tempo riappare anche la Lucia Müller-Rossi di quei momenti terribili, quando era una colta ed affascinante sua vicina di casa, italiana e svizzera, che frequentava l' ambasciata italiana fascista ed i gerarchi nazisti e si offriva gentilmente di conservare oggetti preziosi e di valore di conoscenti e vicini di casa ebrei perseguitati
Nel romanzo i ricordi di Sarah si sovrappongono ai ricordi di Nicholas, il padre di Helen, ed a quelli di Lucia. Ognuno di loro ricorda in modo totalmente diverso i bombardamenti su Berlino e la vita di quegli ultimi due terribili anni di guerra. Lucia ed il figlio ricostruiscono in modo contrapposto la vita dorata delle ambasciate, la corruzione, le difficoltà di bombardati, la misteriosa fuga a Zurigo nel 1945 con 7 furgoni carichi di mobili, i rapporti complessi e difficili con il vecchio Müller, che aveva divorziato da Lucia per rifarsi una nuova vita, sempre più lontana da quelle del padre di Helen e della ex moglie, ed un processo ambiguo a Lucia, ormai sepolto nell'oblio e dimenticato. La memoria fa riaffiorare incubi ed orrori completamente rimossi dalle coscienze di Sarah, Lucia e Nicholas, ma impossibili da cancellare, ed il fardello del passato diventa insopportabile sia per le vittime che per i carnecifici,perchè è sempre molto difficile separare il bene dal male come è ancora più difficile convivere con il rimorso e con la impossibilità di seppellirlo definitivamente.
E' un libro impegnativo, con un finale sorprendente, anche se, riflettendo nel corso delle vicende narrate, abbastanza prevedibile, ma la storia romanzata nasce da un fatto vero, tratto dal resoconto di Thomas Buomberger sul commercio d'arte in Svizzera durante la Seconda Guerra mondiale "Kunstraub Raubkunst", Zürich 1998, che contiene un rapporto completo dei crimini di Andreina Schwegler-Torré. Anche se il personaggio di Lucia è anche finzione sviluppatasi dalle molte conversazioni dell'autore con testimoni di quel periodo e con storici che li hanno studiati, il libro riporta alla luce un episodio dimenticato degli anni più neri del Novecento europeo ed una donna macchiatasi di atti vergognosi

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