domenica 21 febbraio 2010

La Resistenza in Valle Strona

" Arrivando dal centro di Omegna, si prende via De Angeli e si arriva al ponte sul fiume Strona, che scende dalla valle omonima. Una valle molto bella con la stretta strada che sale curvando lungo il fiume a raggiungere i vari paesi su su fino a Forno, l'ultimo prima delle montagne e dei sentieri alpini che hanno visto passare, x due lunghi anni e due inverni freddi e nevosi, il '43-44 ed il '44-45, i partigiani combattenti ed i fascisti ed i tedeschi che rastrellavano tutta la zona, confinante con l'Ossola e la Svizzera e con la Valsesia."
dal mio Blog Pensieri in Libertà 22 aprile 2007
Nella primavera 1994 insegnavo francese in Valle Strona ed ho collaborato con altri insegnanti della scuola ad una ricerca dei ragazzi di seconda e terza media di Valstrona, da cui nacque poi un piccolo libretto curato editorialmente dal Comune e con il patrocinio della Regione Piemonte. Le foto erano di Carlo Pessina.
Il titolo era I Luoghi della resistenza in Valle Strona e la maggior parte delle testimonianze era stata raccolta dagli alunni nei diversi paesi.
I testimoni erano le donne e gli uomini che avevano assistito agli avvenimenti, agli eccidi ed alle stragi dei Fascisti e dei Nazisti ed alle aggressioni, ai pestaggi o alle morti di alcune donne che avevano protetto i partigiani, spesso i mariti o i figli che erano saliti in montagna.
In questa piccola valle, conosciuta attualmente da pochi appassionati di montagna, splendida e solare, gli episodi atroci furono molti, troppi in effetti.
Io ho tradotto dal dialetto locale le voci ed i racconti registrati ed ho scritto a computer gli episodi più significativi.
In queste storie di tanti anni fa ci sono i nomi dei 6 giovani della valle e della pianura, che morirono fucilati a Strona il 27 giugno '44, senza conforto religioso, dopo essere stati presi in un'imboscata e condotti a Omegna, per essere interrogati, condannati a morte e riportati su in paese su un camion; i 9 giovani che, feriti o ammalati, furono accolti nella casa del parroco don Giulio Zolla, ma vennero barbaramente assassinati a Forno il 9 maggio '44 dai militi della Muti, giunti da Fobello con il sottotenente De Filippi.
Veramente toccanti le parole del parroco Zolla, scritte per non dimenticare quei sanguinosi momenti di barbarie e ferocia a cui dovette assistere e le parole del fascista che gli ordinò di tenere i cadaveri dei morti, finiti tutti con un colpo in testa, lì sul posto fino alla sera, per farli poi portare al cimitero dagli uomini che sarebbero rientrati dal lavoro.
Alcuni testimoni partigiani, che hanno raccontato episodi di guerra e di fughe che hanno permesso loro di sopravvivere, seppur feriti, li ho conosciuti anch'io molti anni dopo quelle vicende, come Sabatino Meloni o Pippo Coppo, comandanti di brigate partigiane, che vivevano qui a Crusinallo, Bortolo Consoli, che era amico dei miei genitori e veniva spesso a casa mia e nelle scuole a parlare con gli alunni, Bruno Rutto e suo fratello, che lavorava con mia mamma, e il dottor Balconi, di Omegna, che in qualità di medico fu di grande aiuto per tutti quelli che avevano bisogno e che andò spesso a prendere i morti abbandonati.
Alcuni dei nomi di quei giovani li avevo già sentiti nominare da mia mamma, come Nandino Bariselli e Giovanni Sozzi, suoi compagni di classe, uccisi a Chesio il 9 maggio ' 44 da una compagnia di militi fascisti della Tagliamento, dopo essere stati presi insieme con altri 3 della loro pattuglia e crudelmente torturati, o Alberto Realini, cognato della sua collega d'ufficio, ucciso il 14 aprile 1945 all' Alpe Cardello, qui sopra Crusinallo.
Realini e i suoi due compagni, probabilmente traditi dalla spiata di una donna e caduti in un'imboscata, si difesero strenuamente ma furono sfigurati dalle molte ferite e uccisi da un colpo di pistola sparato a bruciapelo.
I fascisti scesero poi a piedi giù dall' Alpe Colla e arrivarono qui dietro a casa mia.
Erano i fascisti al comando del tenente Finestra del presidio di Omegna, che si trovava all'interno delle scuole e degli uffici della ferriera Cobianchi, la ditta dove mia mamma era impiegata.
Quando arrivarono a fondovalle, in casa di mia nonna c'erano solo lei, mia zia e mia mamma, che dovettero uscire e chiedere loro se avevano bisogno, perchè uno era portato a braccia su di un asse.
Il capo disse che il soldato era solo ferito ma che andava tutto bene, per mia mamma invece, che prestava opera di soccorso volontario in ospedale a Omegna con le suore, era già morto!
Da Omegna i fascisti se ne andarono il 24 aprile 1945, con un accordo con i capi partigiani, che li lasciarono liberi di scendere verso Gravellona e verso il lago Maggiore, Baveno, Stresa, Arona ed il fiume Ticino.
Mia mamma incontrò i primi partigiani scesi a valle proprio qui in fondo alla strada, seduti su un sasso che fumavano...
Ma la Valle Strona non festeggiò la partenza dei fascisti e dei tedeschi perchè ancora stava piangendo la morte di tanti giovani e di Giustina Peretti, giovane donna incinta di diversi mesi, che fu trovata in casa, a Forno, con la figlioletta e uccisa il 25 marzo 1945 da una raffica di mitra.
Quel giorno i militi della brigata Ravenna stavano cercando un partigiano ferito e le loro nefandezze in paese furono notevoli : minacciarono di morte il parrocco Zolla, bruciarono diverse case della piccola frazione di Otra, rastrellarono gli abitanti ed uccisero prima Giustina, dopo averla schernita e beffeggiata, e poi Calogero Calleri, un giovane operaio siciliano che lavorava nelle miniere di Campello.
Calogero subì sevizie e torture e fu fucilato alle porte del paese.
Di loro e di tutti gli altri martiri della Resistenza restano lapidi, monumenti, murales e cippi a ricordo.
A tutte le donne della valle, che hanno rischiato più volte la vita x autare i resistenti, è stato eretto all' Alpe Quaggione un monumento in memoria.
* Bortolo Consoli fu x anni il presidente dei partigiani locali sopravvissuti e scrisse parole di fuoco quando l'ex tenente Finestra, il comandante fascista del presidio di Omegna, dove morirono tanti partigiani e civili nei due anni della resistenza nelle azioni dai lui comandate, fu eletto sindaco di Latina!

1 commento:

Anonimo ha detto...

omegna,10/06/10

Grazie Erica, condivido il tuo interesse x la storia locale.Le testimonianze che descrivi sulla Valle Strona sono molto importanti.
Cercherò il libro e complimenti x il vostro lavoro.
luisa damasco