domenica 21 febbraio 2010

Shlomo Venezia

" Ritengo che ci sia una differenza tra noi, spravvissuti del Sonderkommando, e gli altri sopravvissuti di Auschwitz, anche se questa affermazione può ferirne alcuni. Gli altri sopravvissuti hanno certamente sofferto la fame e il freddo più di me, ma non sono stati costantemente a contatto con i morti. Vedere ogni giorno tutti quei gruppi arrivare ed entrare senza speranza, senza più alcuna fiducia, allo stremo delle forze, era davvero uno spettacolo terribile. Se dico che la vita nel Sonderkommando era molto più pesante è perché ho avuto occasione, a Melk e a Ebensee, di vivere l'esperienza comune degli altri deportati....Non ho più avuto una vita normale. Non ho mai potuto dire che tutto andasse bene e andare, come gli altri, a ballare e a divertirmi in allegria...Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nello stesso posto. E' come se il "lavoro" che ho dovuto fare laggiù non sia mai uscito dalla mia testa...Non si esce mai, per davvero, dal Crematorio."
da Sonderkommando Auschwitz di Shlomo Venezia BUR Rizzoli Saggi gennaio 2009

Ricordavo Shlomo Venezia tra i testimoni di Auschwitz che narravano ciò che avevano subito nel campo di sterminizio nazista in un film- documento trasmesso dalla Rai diversi anni fa
Ora ho letto con commozione questo libro in cui per la prima volta narra interamente la sua deportazione ed i terribili mesi passati a Birkenau, nel Krematorium II principalmente, un'esperienza agghiacciante ed unica
Ebreo di nazionalità italiana, fuggì da Salonicco e si rifugiò con la famiglia ad Atene, dove ventenne fu arrestato alla fine del marzo 1944 ed inviato, su un convoglio di carri bestiame, in Polonia
Uno dei pochissimi sopravvissuti di quei Sonderkommando ebrei, si salvò insieme con il fratello ed un cugino, che avevano come lui quel terribile incarico di spingere i fratelli ebrei nelle camere a gas, di estrarli morti e di gettarli nei forni o nelle fosse comuni a bruciare.
Avevo già letto le testimonianze di altri membri polacchi dei Sonderkommando, scritte prima che fossero uccisi dai nazisti e sepolte nel terreno intorno ai crematori, ma i ricordi di Shlomo sono una testimonianza che permette di sapere molte cose in più: parla a lungo dei forni e delle camere a gas, ma soprattutto delle grandi fosse di cremazione a cielo aperto, delle ceneri delle migliaia di vittime, sbriciolate a mano e buttate finissime nel fiume, dei capelli tagliati alle donne appena gasate da riporre in sacchi e dei denti d'oro da estrarre con le pinze ai morti ancora caldi, delle violenze dell'SS-Hauptscharfuhrer Otto Moll e dell'SS-Hunterscharfuhrer Johann Gorges, di una vita senza mai chiedere, pensare, pregare, sperare perchè tutto poteva terminare in pochi attimi, per un errore, per una selezione improvvisa, per la crudeltà di uno degli aguzzini...
Una vita precaria, spietata, lucida e dolorosa, mai dimenticata, come i mostri ed i fantasmi di un passato storico che lo hanno marchiato in modo indelebile per sempre

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