lunedì 5 aprile 2010

Giorgione a Castelfranco Veneto

A metà marzo sono stata a Castelfranco Veneto per vedere la mostra dedicata al suo illustre concittadino, Giorgione, a 500 anni dalla sua morte, presso il Museo Casa Giorgione,  a Casa Barbarella, la casa del ‘400 che ospitò il Maestro al lavoro e dove sono stati riuniti  il genio, la grandezza ed il fascino delle opere giovanili del grande e misterioso pittore veneto, figura enigmatica  del Rinascimento italiano.
I capolavori del primo periodo di Giorgione sono esposti insieme con quelli dei grandi artisti con cui si rapportò durante la sua breve esistenza: da Giovanni Bellini a Lorenzo Costa, da Carpaccio a Perugino, da Sebastiano del Piombo a Palma il Vecchio, da Leonardo a Raffaello e Tiziano. Ma si possono ammirare anche gli antichi volumi dei suoi biografi, da Castiglioni, Pino, Vasari, Dolce, e quelli di letterati, musici, intellettuali, da Petrarca a Bembo, che contribuirono a creare l'ambiente culturale dal quale potrebbe essersi alimentato l'artista, ed anche i bronzi dei Lombardo, del Riccio e di Severo da Ravenna e le incisioni di Teniers e di Zanetti, per ricordare i perduti Giorgione, in particolare gli affreschi del Fondaco dove Zorzi lavorò accanto a Tiziano.
La parte antica di Castelfranco è circondata da alte mura e deve il proprio nome al castello "franco",esente cioè da imposte per i suoi primi abitanti-difensori. L'imponente quadrato di  mattoni rossi  fu eretto sopra un preesistente terrapieno, tra la fine del secolo XII ed i primi decenni del XIII, dal Comune medievale di Treviso, poco a nord del villaggio della Pieve Nova, sulla sponda orientale del torrente Muson, a presidio del turbolento confine verso le terre padovane e vicentine.
Già nei primi decenni del Trecento, sul lato orientale, si sviluppò il primo nucleo dell'abitato, Bastia Vecchia, strumento di difesa, dotato di un ospizio per poveri e viandanti.
Città murata per sua stessa definizione, Castelfranco conserva quasi integralmente la cinta muraria e le sei torri che si innalzano ai quattro angoli e nei punti mediani di meridione ed oriente. La torre dell'orologio, sovrastato da un massiccio leone marciano in pietra d'Istria, si eleva sino a 43 di altezza e domina l'intero castello.
Castelfranco ha legato indissolubilmente i suoi ottocento anni di storia alla sua  posizione strategica nel Veneto centrale: fu tappa obbligata tra Venezia, la Germania e le Fiandre, tra l'Europa occidentale e le pianure dell'Est. Città di commerci fin dall'origine e sede d'un antico mercato di granaglie e bestiami, attivo sino alla metà del secolo scorso, fu anche centro, in passato, delle più svariate attività artigianali e snodo ferroviario di primo livello dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri.
La città fu sede di podestà veneziani dal 1339 al 1797, ma fu anche la patria, tra il XVII e il XVIII secolo, di uomini di scienza  come Jacopo Giordano e Vincenzo Riccati, di architetti come Francesco Maria Preti e di musicisti come Agostino Steffani, di grande fama. Ma Castelfranco Veneto è  nota ovunque per aver dato i natali a una delle figure più straordinarie ed enigmatiche della storia della pittura,Giorgione, genio misterioso della luce e del colore. La fortezza racchiude, come in uno scrigno, due capolavori preziosi tra i pochi riconosciuti al pittore: l'ermetico Fregio delle Arti liberali e meccaniche di Casa Marta-Pellizzari e la celebre Pala del Duomo di S. Liberale. Ho visitato (vedi   3 mie foto personali qui a fianco) con estremo interesse e curiosità questo piccolo capolavoro di città murata, veramente unica, e mi è piaciuto moltissimo l'interno del teatro ma anche le sue stradine antiche ed i negozietti di fiori, purtroppo chiusi fino a metà pomeriggio, quando ormai ero partita per una delle più belle ville venete
Zorzi da Castelfranco detto Giorgione (Castelfranco Veneto 1477/78 – Venezia 1510)  giunse a Venezia verso il 1503-1504 Non si sa quasi nulla della sua vita perché i documenti su di lui sono pochissimi e non si è mai saputo neppure il nome del suo maestro, probabilmente un pittore di Castelfranco o di Treviso. Alla prima formazione, si aggiunsero successivamente i maestri con i quali entrò in contatto a Venezia, dove si appoggiò alla bottega di Vincenzo Catena, dal quale apprese la tecnica di Giovanni Bellini mentre, attraverso un gruppo di pittori lombardi presenti in laguna, conobbe l'insegnamento di Leonardo da Vinci. Nella capitale ebbe anche modo di conoscere la pittura di Hieronymus Bosch e quella di Albrecht Dürer, di cui ho potuto ammirare nella mostra la Madonna col Bambino e una scimmia in particolare.
Completamente tagliato fuori dagli incarichi ecclesiastici, ottenne invece due commissioni pubbliche, un telero per Palazzo Ducale e gli affreschi per il Fondaco dei Tedeschi, ricevendo però contestazioni per entrambi i lavori.  Il suo ruolo a Venezia rimase dunque marginale rispetto ai vecchi protagonisti come Bellini, Carpaccio, Cima e le loro botteghe, ma anche rispetto ai nuovi emergenti come Tiziano e Sebastiano del Piombo. Nel '500 il suo successo pubblico fu strettamente legato ai generi celebrativi, la pala d'altare e il telero pubblico; Giorgione rimase invece più chiuso in una dimensione privata, con le sue figure isolate e il suo difficile allegorismo.
Profondo e poetico innovatore della pittura veneta,  nonostante la morte precoce a poco più di trent’anni, a causa della peste, l'artista influenzò fortemente l’opera di tanti altri pittori, ma resta  ancora oggi  un enigma, un mistero ed un mito.
Un enigma che ancora affascina con la potenza lirica della sua arte per il nuovo, assoluto equilibrio tra uomo e natura  delle sue opere.  
  L’opera di Giorgione, definita da Berenson “limpido specchio del rinascimento alla sua altezza suprema”, determinò infatti,  in pochi brevissimi anni, una svolta decisiva alla pittura veneta, divenendo punto di riferimento per un’intera generazione di artisti. 
I documenti della sua biografia sono irrisori, tutti  nella parte finale della sua vita. Il suo nome non è mai citato nel Cinquecento ed è sempre indicato con la provenienza geografica "da Castelfranco" oppure, in un inventario del 1528, come "Zorzon", soprannome che per Vasari deriverebbe "dalle fattezze della persona et la grandezza dell'animo" Il primo documento sicuro è l'iscrizione del 1° giugno 1506 dietro la Laura di Vienna attribuita al "maistro Zorzi da Chastelfranco", che viene dichiarato come "cholega" del pittore belliniano Vincenzo Catena. Sono invece attestati tra il 1507 e il 1508 i pagamenti da parte del Senato di Venezia per la realizzazione da parte di Giorgione di un telero, dal soggetto imprecisato, da collocare nella nuova Sala dell'Udienza del Consiglio dei Dieci in Palazzo Ducale. Altra notizia certa si ricava dal documento dell'8 novembre 1508 relativo ad un'azione legale intentata dall'artista per il mancato compenso degli affreschi del Fondaco del Tedeschi a Venezia.
Infine il rapido carteggio del 1510 tra Isabella d'Este e Taddeo Albano, suo funzionario a Venezia, che, oltre a permettere di accertare la prematura scomparsa dell'artista, "pochi giorni prima", dichiara la fama di Giorgione anche in terra estense. Isabella dimostra però di non conoscere bene l'opera del pittore e chiede al suo "agente" di prendere informazioni sul possibile acquisto di "una pictura de una nocte", molto bella e singulare rimasta nella "heredità" dell'artista, valutando se sia davvero valida. L'incertezza sulla biografia dell'artista colpisce anche Giorgio Vasari che, nelle due versioni delle sue Vite apporta per quanto concerne la biografia di Giorgione numerosi cambiamenti: nella prima versione del 1550, Giorgione è fatto nascere a Castelfranco nel 1477 e  vasari lo colloca già dalla sua prima formazione, di cui non cita la bottega, a Venezia dove entra in contatto con circoli aristocratici con i quali condivideva la passione per le cose d'amore e per la musica. "Dilettossi continovamente delle cose d'amore, et piacquegli il suono del liuto mirabilmente: anzi tanto, che egli suonava et cantava nel suo tempo tanto divinamente, che egli era spesso per quello adoperato a diverse musiche, et onoranze, et radunate di persone nobili". Ma nella versione del 1568 l'aretino corregge l'anno di nascita dell'artista collocandola nel 1578, all'epoca del "doge Giovan Mocenigo, fratel del Doge Piero".
Altro documento prezioso nel tentativo di gettare un po' di luce sulla vita e sull'opera di Giorgione attraverso le fonti è il taccuino marciano del nobile Marcantonio Michiel, giovane amante delle arti che, a partire dal 1525, annota sintetiche descrizioni, corredate da precise indicazioni di paternità, dei quadri visti nelle case dei collezionisti veneziani; è lui che ci ha lasciato testimonianza di alcune opere sicure di Giorgione come La Tempesta
Opere che nel complesso ancora sfuggono, non solo relativamente all'autografia, ma anche nel loro più vero significato. I dipinti sopravvissuti e riconosciuti come suoi testimoniano  un'attività esclusivamente laica, civile o "privata" - anche la Pala di Castelfranco è in realtà commissionata dal famoso condottiero Tuzio Costanzo - ma sono  ancora molteplici le chiavi d' interpretazione proposte per la sua pittura: esercitazioni filosofiche sul tema dell'amore di stampo neoplatonico, raffigurazioni legate alla letteratura classica o manifesti della cultura ebraica lagunare.
Vi sono anche le leggende  costruite intorno alle poche fonti. Tra queste "invenzioni" deve essere registrata anche quella della sua morte per "male d'amore", causata dalla fuga della sua amante con l'allievo Pietro Luzzo da Feltre. L'episodio fu narrato solo nel 1648 da Carlo Ridolfi  e conferma che  l'opera era già iniziata l'opera di mitizzazione  dell'artista.
Tra le opere di Giorgione esposte mi sono piaciute : Madonna col Bambino, Idillio campestre, Leda e il cigno, Fregio delle Arti liberali e meccaniche,  e in particolare : Le tre età dell’uomo, Ritratto di arciere, Doppio ritratto, Ritratto di guerriero e, naturalmente, La Tempesta, che conoscevo per averla studiata bene ai tempi della scuola superiore in storia dell'arte !
 - per saperne di più vedere il sito http://www.giorgione2010.it/ - le immagini delle opere di Giorgione provengono da pagine web trovate in internet

2 commenti:

luca del dot ha detto...

La lega vota CONSENTINO ( Casalesi ) -la lega ottiene UFFICIALMENTE 75.000 euro di finanziamenti nord da scarpellini ( Milano Nord srl ) romano doc di roma ladrona , un leader che ha festeggiato due volte la laurea , un figlio ritardato eletto , duecento milioni scvomparsi dallla sede della lega , BALLAMN ( lega Nord i soldi dei contratti che neanche uno con scritto giocondo avrebbe mai firmato ) esperto di conti svizzeri che convalida i contratti di FITTO della CAMERA di Scarpellini 1100 miliardi vecchie lire e poi viene promosso a presidente regione friuli ( dove maneggia e ruba ancge la ) , la lega piena di terroni e mezzi come la trota ….. io che sono un veneto DOC dico fuori questa feccia dalla lega Veneto ai Veneti

ericablogger ha detto...

i commenti personali del signor luca del dot sono stati inseriti in questa pagina del mio blog che tratta un argomento puramente culturale e non ha nulla a che fare con la politica;
ho riflettuto a lungo se cancellare questo commento, poi ho deciso di lasciarlo ,ma tengo a precisare che non ne rispondo in merito al suo contenuto:
non conosco il signore e non conosco l'argomento di cui parla!!!
ericablogger