venerdì 3 luglio 2009

Una storia d'amore

Da un vecchio baule sono riafforate delle lettere, testimonianza dell’amore breve e segreto tra Umberto Boccioni e Vittoria Colonna.
La lettera più appassionata di questo amore rimasto segreto per quasi un secolo è datata 7 agosto 1916.
Soldato di stanza a Verona, nel 29° Artiglieria di campagna, il pittore futurista Umberto Boccioni scriveva alla principessa romana Vittoria Colonna di Sermoneta, moglie di Leone Caetani principe di Teano, in vacanza sul Lago Maggiore, nella suggestiva quiete dell’ Isolino di San Giovanni, la più piccola delle isole Borromee:
"Quello che c’è tra noi è una profonda realtà, è nato come realtà. Per quanto poco prima ci siamo conosciuti poi simpatizzato, poi... poi c’è il nostro segreto, quel meraviglioso crescendo che ci ha condotto di castità in castità alla nostra casta voluttà! Oh! Le nostre notti! Il tuo pallore, il tuo smarrimento, il mio terrore, la nostra infinita comunione di corpo e di spirito. Divina Mia, lo sento che mi vuoi bene, un po’ di bene, un po’ più di quando me lo misuravi con il ditino... Rammenti? Come sono tuo! Come ti sono fratello e amico, come ti ammiro, sempre, ad ogni respiro, sempre! Sempre! ".
Un grande amore sconfitto dalla morte, la storia di una passione bruciata dal destino in poche settimane.
Boccioni, ospite nella villa sul lago dei marchesi Casanova per ritrarre il maestro Ferruccio Busoni, aveva incontrato la principessa il 6 giugno 1916.
"Un intervallo luminoso", così scriveva lei; un sogno impossibile consumato tra pergolati di rose e soffici cuscini futuristi, nel fascino segreto dell’Isolino, che i Borromeo affittavano ai Caetani per 5 mila lire l’anno.
Era un rifugio lontano dallo sfarzo barocco dei palazzi romani per Vittoria, 35 anni, donna di grande bellezza e stirpe nobile, dalle importanti frequentazioni mondane nella Belle Epoque. Famosa per essere stata corteggiata da Edoardo VII e dal giovane Winston Churchill e sommersa da casse di orchidee inviate dall’Aga Khan, viveva ormai con solo il Veronal per placare i fantasmi di una "vita scucita ed errante", con un matrimonio alla deriva ed un unico figlio malato.
Sensuale, magnetico, geniale e spiantato, Boccioni, a 33 anni, era un interventista deluso che, nel 1915, con altri futuristi, si era arruolato nel Battaglione lombardo dei Volontari ciclisti, ed un artista alla tormentata ricerca di un linguaggio nuovo.
"Vi ho incontrato in un momento di crisi nei metodi, negli amici, in tutto!".
Vittoria e Umberto s’innamorarono in quell’estate di guerra che stava decimando nel fango e nel sangue un’intera generazione.
Marella Caracciolo Chia scrive in "Una parentesi luminosa", ed Adelphi, pp. 177, l’affascinante storia dell’amore segreto fra Umberto Boccioni e Vittoria Colonna, uno splendido affresco, soprattutto per la cura e la ricerca dei dettagli, di un’epoca la cui memoria ed il cui fascino sono stati completamente dimenticati:
"Spenta la speranza immediata di un mondo sfavillante, ottimista e tecnologicamente avanzato - il grande sogno dei futuristi -, non restava che il presente, con la sua fragile e complessa umanità"
Marella Caracciolo si era inizialmente interessata alla vita di Leone Caetani, l’aristocratico dall’immensa fortuna - il feudo di famiglia si estendeva per migliaia di ettari nella Pianura Pontina -, stimato accademico dei Lincei , in particolare per "gli Annali dell’Islam", la sua opera più apprezzata, ma anche politico riformista, - nel 1911, in Parlamento, si era battuto contro l’annessione della Libia -, che nel 1921 aveva lasciato tutto per rifugiarsi a Vernon, Canada occidentale, con una giovane donna e la loro bambina.
Per anni Marella aveva invano cercato in molti archivi, fino in Canada, le lettere tra il principe orientalista e sua moglie Vittoria. Nell’autunno 2006, fece invece una scoperta eccezionale. Prospero Colonna, nipote di un cugino della principessa, parlò a Marella di un baule di lettere di Vittoria, che aveva da poco ritrovato e mandato alla Fondazione Cateani, in via delle Botteghe Oscure.
Sembrava incredibile ma quello che aveva tanto cercato era in un palazzo nel cuore di Roma L’autrice di Una parentesi luminosa, tra migliaia di lettere scritte da Vittoria al marito in vent’anni di matrimonio - divise per anno, legate da un nastro color pervinca -, inviti a feste e balli, ritrovò anche il carteggio, di 19 lettere, tra la principessa e l’artista.
Nel plico, legato da un pezzo di corda, c'erano anche foto della principessa all’Isolino e del pittore nel suo studio, un pezzo di stoffa, un ritaglio di giornale.
Molto più quindi di una semplice trama d’amore.
A Vittoria il pittore descriveva i contadini mandati in trincea, l’ignoranza dei sergenti, il rimpianto per quei giorni sul lago:
"Vedo i lumi di Stresa, il Mottarone e le isole addormentate. Vedo verde e azzurro! Sono i colori della mia pittura".
Intimità, illusioni.
Morte.
Il 17 agosto 1916, Umberto Boccioni morì per una banale caduta da cavallo; nel suo portafoglio c'era l’ultima lettera, in data 6-7 agosto, dell’amante.
Mentre il marito Leone era al fronte, la principessa, sfidando ogni convenienza, aveva ospitato per una settimana Boccioni all’Isolino, ma in quella lettera temeva uno scandalo.
Raccontava infatti all’artista che una cartolina «troppo buffa» speditale da Giacomo Balla, che Boccioni aveva conosciuto a Roma, all’inizio del secolo, era stata intercettata dalla suocera, Ada Caetani, già sospettosa di una nuora che giudicava «terribilmente » di facili costumi, incapace di dare un erede sano alla sua famiglia - nel 1901 le nozze tra Leone e Vittoria avevano segnato la pace dopo 400 anni tra i due potenti casati -.
Poi, vi fu solo il silenzio.
Gli ultimi giorni di Boccioni furono segnati dal tormento.
"Non ho neanche la forza di stare a cavallo... In che cosa ho mancato?", le chiese l’artista.
Anni prima Umberto Boccioni aveva scritto: "Io credo all’amore come un’idea assoluta che si integra con il salto nell’infinito...".
Il 17 agosto, ancora ignara della tragedia e della posta mai arrivata al "soldato lontano", la principessa Colonna lo rassicurava dei suoi sentimenti; spedì personalmente la lettera invece di affidarla al precettore di casa Cateani.
Sulla busta che ancora la contiene ci sono le parole "Arrivata dopo la sua morte"
Il 19 agosto, Vittoria Colonna lesse sul giornale la notizia della morte; andò a Milano e riempì lo studio di Boccioni, a porta Romana, di fiori dell’amato Isolino.
Fu un amico di Boccioni a recuperare le sue lettere.
Vittoria Colonna morì nel 1954; a un cugino fidato lascià un baule chiuso a chiave con la disposizione di non aprirlo prima di 50 anni.
Un amore romantico, un amore mai svelato; unico indizio, dei fiori.
L' ultimo gesto di tenerezza della bellissima principessa per il suo giovane amante...

Una storia bellissima ed un libro da leggere per le poesie ma anche per conoscere meglio come era l'Isolino nel 1916.
Io ho studiato a Verbania alle Superiori e dalla Castagnola la vista sul Lago Maggiore e sull' Isolino era splendida.
Ma mai avrei immaginato che proprio lì abbiano vissuto il loro amore segreto due persone così famose!

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