domenica 30 novembre 2014

«Salva Agognate»

Non accennano a diminuire le adesioni alla lettera «Salva Agognate». La missiva indirizzata al sindaco Andrea Ballarè e ai consiglieri del Comune di Novara è un appello plasmato dalle associazioni ambientaliste «ReteTerra» affinché ad Agognate un milione di metri quadrati di terreno agricolo non venga tramutato in aree logistico-industriali.  
«Abbiamo raggiunto il traguardo di 2.143 firme - dice il portavoce di ReteTerra Alberto Pacelli -. Tra coloro che hanno aderito ci sono anche nomi importanti, nazionali e locali. Oltre al meteorologo Luca Mercalli, hanno firmato Domenico Finiguerra, cofondatore della rete nazionale “Stop al consumo di terreno” e del forum nazionale “Salviamo il paesaggio”. Hanno aderito il senatore Carlo Martelli, i deputati Giorgio Airaudo e Davide Crippa, il consigliere regionale Gian Paolo Andrissi, lo storico del movimento operaio italiano Cesare Bermani, Eugenio Bonzanini, capo delegazione della provincia di Novara del Fai». E ancora: Silvana Ferrara ex assessore provinciale all’agricoltura, Daniela Mortarotti coordinatrice di Sel provinciale, gli ex sindaci di Novara Armando Riviera e Antonio Malerba.  
Fabio Tomei ha detto inoltre che «Le recenti devastanti esondazioni del torrente Agogna sconsigliano nel modo più assoluto di progettare un polo logistico nell’area di Agognate. Pensare di costruire capannoni in un’area decisamente pericolosa, sottraendo un milione di metri quadrati alla produzione agricola ed aumentando così i rischi di dissesto idrogeologico, per di più in presenza sul luogo di numerosi capannoni vuoti da anni, a noi sembra decisamente un’operazione insensata  e contraria agli interessi dei cittadini di Novara e dei comuni vicini». 
Ho letto questi articoli su La Stampa locale e sinceramente sono rimasta sconcertata
Come si fa a sacrificare oltre un milione di metri quadri di ottimo terreno, molto fertile ed irriguo, che produce ogni anno 6.300 quintali di riso,  per un incerto progetto industriale ?
E come fa l’assessore all’Urbanistica Marco Bozzola, in un'intervista, a difendere il piano per l’area logistica e produttiva di Agognate /«È il migliore possibile, porterà lavoro e un riassetto nell’organizzazione del nostro territorio» /, quando verrà sottratto perennemente all’agricoltura, un’attività sicura che dà già lavoro a tante persone, un numero così elevato di terreno  coltivato  e produttivo ?
Il presidente provinciale e regionale dei pensionati Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, sostiene che l'operazione «appare più un affare speculativo che un progetto industriale. Chi ci guadagna? Sicuramente il proprietario del terreno. Sono un milione e 45 mila metri quadrati, pari a 1.596 pertiche milanesi. Con destinazione agricola vale 2 mila euro alla pertica (3,055 euro al metro quadrato). Appena diventerà area industriale, il valore salirà come minimo a 50 euro al metro quadrato. Quindi un plusvalore di oltre 49 milioni di euro rispetto ad oggi». «L’assessore Bozzola   parla di soli 375 mila metri quadri coperti ed è vero. Ma all’agricoltura ne saranno sottratti oltre un milione, l’intera area, con riduzione dell’attività nel settore primario. In un mondo in cui un miliardo di esseri umani soffrono ancora la fame distruggere irreparabilmente questa potenzialità produttiva alimentare è un delitto che dovrebbe gridare vendetta a ogni coscienza». 
Fabio Tomei, per il Carp, Coordinamento ambientalista rifiuti Piemonte, ha nuovamente  invocato «un incontro pubblico organizzato dalla giunta», richiesto già un anno fa, per discutere dei tanti punti ancora oscuri del progetto: «Chi verrà a installarsi ad Agognate, dopo che l’unica proposta semi-ufficiale della multinazionale della distribuzione è sfumata? Dove sta l’interesse pubblico di questa mega-operazione, quanti e quali nuovi posti di lavoro sono previsti? Quale sarà l’impatto sull’ambiente e sulla salute pubblica? Non sarà una cattedrale nel deserto, visto che di capannoni vuoti ce ne sono a iosa non solo a Sant’Agabio, ma anche nella stessa Agognate, a Romentino e a San Pietro Mosezzo?». 

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