martedì 8 maggio 2012

Nessun referendum Caccia !

 Giovedì, 3 Maggio 2012  il Consiglio Regionale ha votato a maggioranza un apposito emendamento presentato dall’Assessore Regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Claudio Sacchetto, documento che prevede l’abrogazione della Legge regionale 70/1996 e il conseguente decadimento della consulta referendaria. L’Assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, si dice soddisfatto del risultato ottenuto per differenti motivazioni: “Innanzitutto per un risparmio di oltre 20 milioni di euro in un periodo economicamente delicatissimo, risorse che potranno essere destinate al settore sociale. In secondo luogo perchè dopo 16 anni dall’approvazione, la Legge Regionale 1996 non è più adeguata ai cambiamenti nel frattempo intercorsi: mutamento delle condizioni in cui si esercita la caccia, cambiamento della fauna, del territorio e delle attività condotte sullo stesso. È necessaria e indispensabile una legge nuova, moderna, che da un lato concepisca la caccia in tutte le sue sfumature (obiettivi, potenzialità, funzionalità per il territorio) e dall’altra allinei la normativa piemontese a quella delle Regioni confinanti, realtà ancora molto lontane dalla nostra. I cacciatori non devono in alcun modo essere additati quale pericolo da contenere, al contrario sono persone per bene, onesti cittadini che possono essere importante risorsa per il territorio svolgendo la loro preziosa attività nel solco delle norme previste dall’Unione Europea e dallo Stato.”...
 Aldo Reschigna, del PD, all'opposizione, a tal proposito, ha dichiarato : " Abbiamo tentato in ogni modo di trovare una soluzione che da un parte permettesse di risparmiare 22 milioni di euro e dall’altra costruisse una nuova legge sulla caccia capace di andare incontro alla sensibilità espressa attraverso i quesiti referendari, quella di un nuovo rispetto dell’ambiente e degli animali, e insieme a permettere una attività venatoria che aiuti l’equilibrio ambientale, come richiesto anche dalle associazioni animaliste e ambientaliste nazionali.
Non ce l’abbiamo fatta. La volontà oltranzista di Cota e della maggioranza in regione Piemonte, che avrebbe addirittura preferito andare al referendum per regolare una volta per tutte i conti con gli “anticaccia”, l’ha impedito. Il no alle nostre proposte ha partorito un ordine del giorno che ripropone di fatto la legge vigente con qualche minima modifica.
Abbiamo posto un dilemma particolarmente delicato: da una parte c’è il diritto di partecipazione della comunità piemontese alle decisioni legislative, attraverso un referendum legittimo. Dall’altra una situazione economica talmente grave da rendere particolarmente importante il tentativo di risparmiare 22 milioni.
Bisognava trovare una soluzione che traducesse in una nuova legge entrambe queste esigenze. La maggioranza ha utilizzato la necessità del risparmio per cancellare le ragioni e il diritto dei referendari. Per questo non potevamo che votare contro le scelte compiute dal centrodestra."

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