Ieri sera alle 21.10 su Rai2 è andata in onda una nuova puntata di “Unici”, un programma scritto e diretto da Giorgio Verdelli, dedicata alla star mondiale della danza Roberto Bolle che ha raccontato la sua storia e il suo percorso artistico di ballerino di danza classica, étoile dei due mondi, alternando le parole dello stesso ballerino raccolte a New York e i filmati di sue celebri performance al Teatro alla Scala di Milano e alle Terme di Caracalla a Roma a quelle di tanti volti noti nazionali e internazionali : Fiorello, Raffaella Carrà, Stefano Accorsi, Massimo Bernardini, Fabio Capello, Andrea Bocelli, Michael Stipe, fondatore e cantante dei REM, e i registi Baz Luhrman e Bob Wilson.
Roberto Bolle è nato a Casale Monferrato, in provincia di Alessandria , il 26 marzo 1975 ed è entrato a soli dodici anni alla scuola di ballo dell’Accademia del Teatro alla Scala, dove fu notato da Rudolf Nureyev , che lo volle nel ruolo di Tadzio nell’opera Morte a Venezia.
"Ballo da sempre, tutto qui. A 4 anni, il sabato sera, c’era Fantastico e io ballavo davanti al televisore. A 7, ho visto quello che stava imparando una compagna a scuola di danza, e ho chiesto di essere iscritto anche io. Il primo impatto non mi è piaciuto – ero abituato a muovermi liberamente e invece lì erano regole e schematismi – ma pian piano mi sono innamorato dei movimenti, della forma mentale. Oggi, nell’era dei talent, la danza va di moda anche tra i maschi, all’epoca ero solo, ma non ci sono stati con gli amici momenti di imbarazzo alla Billy Elliot, perché quello era un momento della mia giornata che non si intersecava con gli altri: andavo a scuola, andavo ai boy scout, andavo a ballare. "
Dal 1999 è "Ambasciatore di buona volontà" per l'UNICEF per la quale partecipa a una serie numerosa e significativa di iniziative, fino ad arrivare, nell'estate 2006, all'importante viaggio nel Sud del Sudan per riportare testimonianza diretta della tragica situazione in cui versano le popolazioni del luogo.
Dal 2007, inoltre, collabora con il FAI - Fondo Ambiente Italiano e nel marzo 2009 è stato nominato "Young Global Leader 2009" dal World Economic Forum di Davos. Dopo tanti successi colti nei teatri di tutto il mondo, nel 2012 è stato insignito dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per i meriti acquisiti verso il Paese in campo culturale.
Dal 1996 si è intensificata anche la sua carriera internazionale.
Ha danzato con il Royal Ballet, il Balletto Nazionale Canadese, il Balletto di Stoccarda, il Balletto Nazionale Finlandese, la Staatsoper di Berlino, il Teatro dell'Opera di Vienna, la Staatsoper di Dresda, Il Teatro dell'Opera di Monaco di Baviera, il Wiesbaden Festival, l'8° e il 9° Festival Internazionale di Balletto a Tokyo, il Tokyo Ballet, l'Opera di Roma, il San Carlo di Napoli, il Teatro Comunale di Firenze.
Nel giugno 2002, in occasione del Giubileo, ha danzato a Buckingham Palace al cospetto della Regina d'Inghilterra: l'evento è stato ripreso in diretta dalla BBC e trasmesso in tutti i paesi del Commonwealth.
Il 1° Aprile 2004 ha ballato al cospetto di Sua Santità Giovanni Paolo II sul sagrato di Piazza San Pietro, in occasione della giornata della Gioventù.
Nel 2008 ha portato con enorme successo il suo Gala "Roberto Bolle and Friends" in luoghi finora mai toccati dalla danza: il sagrato del Duomo di Milano e piazza Plebiscito di Napoli.
Nel 2010 il Gala Roberto Bolle and Friends è arrivato in Piazza San Marco a Venezia e nel 2012 all'Arena di Verona, riunendo un pubblico di quasi 10 mila persone.
Roberto Bolle ha anche realizzato spettacoli eccezionali nella magica cornice del Colosseo di Roma, nella Valle dei Templi di Agrigento, nello spazio antistante il suggestivo Tempio della Concordia ed anche nella Certosa di Capri.
Dopo il clamoroso successo di pubblico e critica riscosso al suo esordio al Met di New York nel 2007, nel 2009 è entrato ufficialmente nella stagione del Metropolitan Opera House, dove si è esibito come Principal dell'ABT - American Ballet Theatre - interpretando i balletti: Il Lago dei Cigni, Sylvia, Romeo e Giulietta e Giselle.
Una carriera eccezionale ed unica per un ballerino di danza classica italiano Molto interessante anche come persona, semplice, umile, riservato e gentile Ecco alcuni stralci di una sua intervista al settimanale Vanity Fair . it :
«Quando ho dato le dimissioni ( dal Teatro alla Scala di Milano dove era diventato primo ballerino a soli 21 anni ), tutti – familiari, amici – mi dicevano: “Ma sei sicuro? Dopo appena due anni da Primo ballerino, non te la puoi godere un attimo?”. Poteva andare male: niente copertura degli infortuni, niente tredicesima, sei solo tu e ogni volta devi dimostrare di essere all’altezza, perché a New York ti invitano oggi e magari domani non più. Tutte le aspettative su di te, la pressione emotiva pesantissima.
«Capisco Phelps quando dice: “Smetto di nuotare, voglio una vita normale”. Conosco la frustrazione di avere così poco tempo per le altre cose che ami – il cinema, una serata con gli amici –, di doverti allenare tutti i giorni della vita, perché a certi livelli di atletismo bastano due giorni di stop per accorgerti che hai perso terreno, e allora io un po’ di esercizi quotidiani li devo fare anche nell’unica pausa che mi prendo d’estate, altrimenti so già quanto sarà doloroso il rientro».
«Fuori dal palcoscenico, quando il teatro si svuota, inizia un’altra parte della mia vita, che non desidero mettere in mostra. È uno spazio esiguo ma vitale, perché è la sorgente da cui attingo energie preziose, indispensabili. All’artista e all’uomo».
La danza mi ha migliorato anche come persona. Ho sempre ballato meglio in scena che durante le prove perché il contatto con il pubblico e la “corazza” del personaggio mi permettono di lasciarmi andare, di vivere e comunicare emozioni, di non essere trattenuto e timido come per natura sono. È stato terapeutico, mi ha dato la possibilità di esprimere cose che ancora fatico a tirare fuori, ed è un lavoro in corso. Perché mi pesa dire di no o fare una critica, ho paura di ferire, e troppo spesso subisco in silenzio le situazioni a cui dovrei ribellarmi. E poi, in famiglia siamo abituati a un certo riserbo nel comunicare i sentimenti. L’affetto c’è ed è sincero, ma a volte le cose bisogna anche dirle. Fatico a dire ai miei “ti voglio bene”, so che lo sanno ma dirlo è importante. Voglio imparare a dirlo di più».
Io ho avuto la possibilità di vederlo danzare alla Scala alcuni anni fa: lo ricordo molto alto, con quel fisico scolpito e molto bravo Anche se mi erano piaciuti molto anche i giovani étoile della Scala che erano sul palcoscenico in altre parti nelle stesse sue serate...
Il suo sito ufficiale è qui