giovedì 7 novembre 2013

Patteggiare per una vita

Ha patteggiato 1 anno e 2 mesi più 16 mesi di sospensione della patente il ragazzo verbanese che, la sera de1 14 aprile del 2012, era alla guida dell'auto sulla quale perse la vita la giovane studentessa omegnese Marta Giroldini, di soli 14 anni. Il ragazzo era accusato di omicidio colposo. Viaggiando sulla provinciale del Lago D'Orta da Pettenasco verso Omegna, con una velocità di 30 km orari sopra il limite consentito intorno alle 23,15, perse il controllo del mezzo finendo sulla corsia opposta dove si scontrò frontalmente con una Bmw X5 con a bordo una coppia di Verbania. Un impatto terribile nel quale Marta, che si trovava sul sedile del passeggero, perse la vita. ... In tribunale a Verbania, insieme al loro avvocato Ferdinando Brocca, c'erano i genitori della ragazza, mamma Roberta, papà Luciano e il fratello Mattia. Una famiglia, per la quale, “dal 14 aprile del 2012 tutto è cambiato” e per la quale non ci sarà mai un risarcimento che possa colmare un lutto tanto profondo, ma che vuole lanciare un messaggio perché non avvengano più simili tragedie. Innanzitutto chiedono l'inasprimento delle pene che si accompagni però alla consapevolezza del reato, inteso come “presa di coscienza del danno che si è arrecato”: “A Marta ed ai tanti morti sulle strade sono stati strappati sogni e vita, ora ognuno deve fare la sua parte affinché queste vittime possano ancora far sentire la propria voce ed affinché non vengano derubate anche della dignità”. Chiedono anche educazione, per bandire comportamenti scorretti, e prevenzione. “Prevenzione – dicono – affinché possa crescere la cultura della guida con responsabilità, prevenzione affinché non ci siano più genitori che piangano sulle tombe dei figli, prevenzione affinché sulle strade si guidi con testa, cuore e cervello, prevenzione affinché nessuno possa più rubare sogni e spezzare vite”. L'avvocato Brocca aggiunge: “Nonostante il patteggiamento, il processo ha visto l'affermazione della responsabilità dell'imputato. Ho vissuto il devastante dolore di tutta la famiglia, che nessuna sentenza per quanto giusta potrà mai risarcire. L'unico sollievo è che che l'enorme dolore che questa famiglia sopporterà per tutta la vita viene tradotto in energia di divulgazione del dramma affinché tutti i conducenti di veicoli, in particolare i giovani, siano consapevoli che in un secondo di tempo possiamo distruggere la vita non solo di chi è coinvolto in un incidente, ma di tutti i famigliari”. da Azzurra news.it
Ho riportato interamente l'articolo del giornale locale perché ciò che vi era scritto non poteva essere riassunto con tagli e limitazioni Ho conosciuto Marta a scuola, il primo anno della secondaria, perché poi io sono passata in altri corsi, come avevo conosciuto sua mamma Roberta a scuola, alle superiori, molti anni fa. E' stato uno choc la notizia della sua morte come lo erano state in passato le morti di altri ex giovani alunni, alcune per incidenti stradali altre per  malattie incurabili o altro
Non conoscevo invece il giovane ( la parola ragazzo per un maggiorenne mi lascia sempre molto perplessa; per me  i ragazzi sono i preadolescenti con cui passo tanto tempo in classe ! ) che era alla guida dell'auto.
Ho spesso ripensato, dopo l'incidente, alla morte di Marta e alla sua assurdità ed ho riflettuto  a lungo sul fatto che i giovanissime e le giovanissime di adesso hanno una grande libertà, a volte anche troppo eccessiva. Ai miei tempi a 14 anni non si poteva uscire di sera  in settimana e si doveva ancora dire dove si andava e con chi. Si era sorvegliati e i genitori non avevano il ruolo dell'amico o del compagno che ti asseconda in tutto e rispettavano e collaboravano con gli insegnanti e con gli educatori, senza proteggere i propri rampolli a spada tratta e ad ogni piè spinto .
Allora i genitori facevano i genitori, anche se alcuni, come mia mamma per esempio, non si imponevano con regole eccessive e drastiche ma usavano il buon senso e permettevano ai propri figli di crescere con più libertà e fiducia rispetto ad altri. Quella libertà di cui non ho mai abusato ma che mi è stata tanto utile per diventare autonoma e decidere da sola come agire nei momenti positivi e in quelli negativi e difficili.
A 14 anni ma anche a 18-19 e oltre si ha il mondo in mano e non si pensa mai ai pericoli. Tantomeno alla morte. Si vuole vivere, si vuole crescere subito, in fretta, e si vuole avere tutto, anche l'impossibile a volte. Non si riflette e non si pensa ma basta un attimo di incoscienza, di scelleratezza  e l'imprevedibilità ( con un destino crudele che attende in agguato ) per cambiare totalmente una vita e quella di chi ci è accanto, per portare sofferenza e dolore a chi è rimasto
Un genitore non dovrebbe mai piangere sulla tomba dei propri figli e non dovrebbe mai avere la vita sconvolta da un incidente d'auto per eccesso di velocità,  dovrebbe però fare anche prevenzione prima che tutto ciò  succeda. Comunicare con i ragazzi e con i giovani non è mai facile, ma stabilire con loro un rapporto saldo di fiducia reciproca e sperare che i buoni consigli degli adulti siano recepiti e messi in pratica al momento giusto è senz'altro meglio che dover chiedere successivamente di " inasprire le pene " in tribunale.
La società siamo noi tutti, non solo le autorità preposte a far mantenere l'ordine e le regole o i politici ed i magistrati che stabiliscono le leggi e le applicano. Ognuno di noi deve fare il suo dovere in modo responsabile senza delegare ad altri ciò che può e deve fare nel suo ambito, famigliare o lavorativo o sportivo  e quant'altro, oratorio compreso, ogni volta che è necessario
La libertà è una gran bella cosa ma se non si mettono dei paletti in tempo si finisce nell'anarchia. I giovani sono come le pianticelle dell'orto: per crescere bene, sani e diritti, con saldi principi e valori giusti, devono avere fin da piccoli dei buoni paletti che li sorreggono Solo così diventano adulti responsabili, sani felici dignitosi e ... vivi !

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