mercoledì 6 marzo 2013

Uo sciopero di 70 anni fa


A  Mirafiori,  la rivolta operaia e lo sciopero delle fabbriche torinesi  del marzo 1943, con le  rivendicazioni economiche e l' opposizione al regime, diventarono  la prima mobilitazione di massa che portò successivamente alla Resistenza
La protesta nacque in una città piegata dai bombardamenti e dalla fame,  dove però la classe operaia non fascista  non ebbe alcuna paura
 Lo storico inglese Tim Mason ha definito quegli scioperi  « il primo atto di resistenza di massa di un popolo assoggettato a un regime fascista autoctono »  .
Dopo tanti anni ben pochi conoscono o ricordano gli scioperi di Torino  ma la storia di come si svolsero  è stata raccontata   da testimoni diretti come Umberto Massola, con il suo libro «Marzo’43, ore 10», Leo Lanfranco, Vito Damico e molti altri
Lo sciopero venne fissato per venerdì 5 marzo 1943 e la sospensione del lavoro doveva avvenire alle 10, al suono, come ogni giorno, della sirena d’allarme. 
Ma nel cuore industriale della città,  la sirena non suonò perchè la direzione era stata preavvisata.
Il contrattempo però non fermò la lotta e  all’officina 19 la fermata partì   pochi minuti dopo. Augusto Bazzani. che lavorava nel settore aeronautico della Fiat, raccontò che : «Il segnale non è azionato, ma gli operai smettono di lavorare e vanno verso l’uscita. Il caporeparto li richiama, ma non è degnato neppure di uno sguardo».
E Carlo Peletto, che era alla Fispa,  ricordò: «Noi abbiamo scioperato l’8 marzo. Non avevamo la sirena; si decise che il segnale lo avrei dato io fermando il mio tornio e girandomi verso i compagni di lavoro.  Fermai le macchine, mi girai e incrociai in un sol colpo gli occhi di tutti che mi puntavano: dopo pochi secondi tutte le macchine erano ferme». 
Come ricordano molti storici, la grande capacità dell’organizzazione comunista fu quella di veicolare in città la notizia della riuscita della manifestazione di Mirafiori, simbolo della resistenza operaia, tanto che il lunedì successivo 8 marzo lo sciopero riprese e si diffuse in gran parte delle fabbriche torinesi per poi  raggiungere il resto del Piemonte e arrivare a Milano. 
Come ricorda Roberto Finzi, nel suo libro «Marzo 1943 - Un seme della Repubblica fondata sul lavoro» (Clueb, Bologna) quell’anno 1943 fu un anno si svolta perchè  il 2 febbraio i sovietici vinsero a Stalingrado e il 9 febbraio gli americani a Guadalcanal. 
 Per l’Italia fu invece l’anno della caduta del fascismo, della successiva invasione nazista,  della repubblica di Salò e  della nascita della Resistenza, di cui sicuramente gli scioperi del marzo, che per metà mese  coinvolsero, per difetto, secondo  il regime fascista, 40 mila operai, furono l’inizio.
Gli operai chiedevano una indennità di carovita e il pagamento a tutti delle 192 ore di sfollamento, rivendicazioni economiche che si intrecciavano alla ripulsa della guerra e del fascismo, che furono duramente  pagati con  164 arresti e 37 deferiti al tribunale speciale. 

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