domenica 11 dicembre 2011

L' Eternit di Casale Monferrato

 " A Casale Monferrato c'è chi ha perso il marito, una figlia, una sorella e due nipoti, tutti vittime dell'amianto che per un secolo ha invaso la città con la fabbrica dell’Eternit. Per un secolo un’industria ha ingannato i casalesi, dando loro posti di lavoro e sicurezza economica.ma anche il mesotelioma pleurico, un terribile tumore mortale. Nell'edilizia l’impiego dell’amianto è in crescita, soprattutto in quelle parti del mondo dove c’è ancora tanta povera gente che non sa e non può sapere.L’Eternit è un impasto di amianto e cemento e  Casale è stata la capitale della produzione dell’Eternit. Da due anni è aperto a Torino un processo per disastro doloso permanente con due imputati - uno svizzero e un belga, gli ultimi proprietari della fabbrica di Casale - e oltre seimila parti civili in rappresentanza di tremila morti, solo una parte dei morti in effetti.
Non c’è famiglia a Casale che sia stata risparmiata. A chi non veniva colpito dal mesotelioma, veniva l’asbestosi - la fatica di respirare, fitte terribili alla schiena e l'attenzione costante a non prendere colpi d’aria. Della vecchia fabbrica è rimasto ben poco: ora c’è rimasta solo una spianata.
A Casale la Eternit aveva aperto nel 1907 ed era stata chiamata così perché produceva quel miracoloso materiale che pareva eterno e indistruttibile. Un mito di progresso, in quel primo Novecento, come il treno, l’automobile, la macchina per scrivere o per fotografare. I casalesi erano contenti perché l’Eternit sembrava un salto di qualità della vita rispetto al lavoro nelle cave o nei campi, perché pagava bene ed era un colosso, con duemila dipendenti, una vera assicurazione sulla vita. Gli operai, che tornando a casa, prendevano subito in braccio i bambini prima di togliersi le tute impolverate, non sapevano nulla del grave pericolo provocato dall'amianto. Ma i proprietari avevano già intuito alla fine dell’Ottocento che qualcosa non andava nell'eternit. A metà del Novecento un medico aveva detto che chi respirava la polvere d’amianto si ammalava di cancro alla pleura. All’inizio degli Anni Sessanta gli scienziati lo stabilirono con certezza: ma la notizia venne tenuta nascosta. Chi ruppe il muro del silenzio fu la gente di Casale, per prima. Nel 1973, erano molto frequenti i manifesti funebri all’ingresso della fabbrica, tutti di operai - chi di 58, chi di 55, chi di 50, chi di 45 anni - tutti ammalati di cancro alla pleura.
Qualcuno cominciò a porre la questione in assemblea, ma venne liquidato come «la solita testa calda». Ma i medici all’ospedale cominciarono a fare statistiche e nel 1984 un primario annunciò che a Casale si moriva più che altrove. Nel 1986 cento medici di Casale firmarono una lettera in cui dichiaravano «ora basta».
L’uomo che ebbe il coraggio di dire basta è Riccardo Coppo,sindaco democristiano di Casale dal 1984 al 1999. Nel 1987  firmò un’ordinanza in cui vietava l’estrazione, la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo dell’amianto. « I legali erano molto dubbiosi sul fatto che un sindaco potesse prendere una decisione del genere. Ma dovevo dare un segnale forte alla popolazione. Ormai c’era rassegnazione, si era abituati a convivere con l’amianto. Si sapeva che si moriva ma spesso ci si tranquillizza pensando: " perché dovrebbe capitare proprio a me? ". E poi molti temevano di perdere il posto di lavoro. Mi dicevano: "signor sindaco, veniamo a casa sua a mangiare? " Ho forzato la mano, ma dovevo farlo».
Cinque anni dopo, nel 1992, l’ordinanza del sindaco di Casale è diventata una legge dello Stato italiano. Paolo Ferraris, assessore regionale, ha fatto avere i soldi per la bonifica dell’area, Luisa Minazzi è stata assessore all’Ambiente di Casale: sono morti  entrambi di mesotelioma: lui a 49 anni, lei a 54.
Ogni anno a Casale ci sono 40-50 nuovi casi di mesotelioma. L’80 per cento dei nuovi malati non ha mai lavorato alla Eternit. La fabbrica di amianto non c'è più, ma ogni tanto l'amianto rispunt a da un campo di calcio, un campo di bocce, un tubo, una tettoia e  continua a colpire "
E' notizia di questi giorni che uno dei due proprietari, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny ha offerto 2 milioni di euro di indennizzo per uscire dal Processo Eternit  al Comune di Casale Monferrato e a   gli altri 11 paesi colpiti dall'inquinamneto che si sono costituiti nel processo Eternit. La trattativa dello svizzero con i Comuni ha profondamente turbato gli animi dei cittadini perché il caso Eternit è un problema etico ; la strage  ha provocato e provoca ancora tanto dolore e tanta rabbia nelle persone di una comunità che è stata resa martire da una orribile speculazione.

Ma se l'eternit è così dannoso per la nostra salute, perché ci sono ancora dei tetti ricoperti di eternit ? A chi spetta il compito di controllare e di farlo togliere  dalle case ? Anche qui a Crusinallo ci sono proprietari di case private che non hanno ancora tolto dei vecchi tetti in eternit . Per quanto tempo li lasceranno vicino alle nostre case con grave rischio per noi e le nostre famiglie ?

2 commenti:

Fortunato Ceccarini ha detto...

Un articolo per ampliare il dibattito. E' importante. http://potatopiebadbusiness.com/2011/12/20/eternit-a-casale-monferrato-la-storia-che-non-puo-finire/

Potato Pie Bad Business ha detto...

Un altro articolo su questo argomento per contiunare ad allargare il dibattito. Avanti! http://potatopiebadbusiness.com/2012/01/13/eternit-ancora-e-ancora-lasse-casale-roma-niederurnen/