venerdì 9 ottobre 2009

Lettere a Theo

Ho letto alcuni anni fa un libro bellissimo, il libro con le lettere che Vincent Van Gogh, il celebre pittore olandese, scrisse al fratello Theo, soprattutto nell'ultimo periodo della sua vita, quando già soffriva di problemi psichici
Van Gogh si uccise con un colpo di pistola a Auvers-sur-Oise, nel sud della Francia, il 27 luglio del 1890 a soli 37 anni.
Sul giornale francese Mercure de France, il critico Albert Aurier lo ricordò come un " artista vero, gagliardo, di pura razza, dalle mani brutali di gigante, dai nervosismi di una donna isterica, dall’anima di illuminato ".
Con quelle stesse " mani brutali " due anni prima ad Arles, dopo una lite con Paul Gauguin, da cui era dominato psicologicamente, Van Gogh si era tagliato il lobo di un orecchio e lo aveva spedito a una prostituta.
L’anno successivo invece si era volontariamente " consegnato " al manicomio di Saint Remy.
Soffriva di epilessia e la sua fama è sempre stata quella di un irrazionale, impulsivo, capace soltanto di ascoltare il proprio dolore e di rovesciarlo a pennellate dal ritmo nevrotico e compulsivo sulla tela.
Ma probablimente non è così e questa mitizzazione è il frutto di un’interpretazione letteraria di Antonin Artaud che in un suo libro parla del suicidio di Van Gogh e della sua vita travagliata come della vita di un pazzo.

La prova della lucidità intellettuale dell’artista olandese è invece racchiusa nelle sue lettere.
Una mostra di queste lettere è aperta al Museo Van Gogh di Amsterdam fino al 3 gennaio 2010.
La corrispondenza di Van Gogh è molto vasta e si compone di circa 820 missive.
L'esposizione è accompagnata da una nuova edizione in 6 volumi delle lettere inviate e ricevute dall’artista, realizzata in collaborazione con lo Huygens Institute de L'Aja.
Vincent, scrittore d’arte raffinato, indirizzava le sue lettere soprattutto al fratello Theo, il suo confidente fedele ed affettuoso, che credeva nella sua pittura, che stava rivoluzionando la cultura visiva del Novecento.
Nelle sale del museo sono esposti per la prima volta gli originali di questi fogli, a volte accompagnati da schizzi e disegni in cui l’artista abbozzava la prima idea di quadri che allora non voleva nessuno e che poi sono diventati famosissimi e miliardari.
Van Gogh aveva dunque un metodo di lavoro molto preciso: studiava la composizione delle sue opere attentamente, non lasciava niente al caso. I suoi fogli sono pieni di annotazioni tecniche, anche sul colore:
" Un immenso disco giallo limone per il sole. Verde-giallo il cielo con le nuvole rosa. Il seminatore e gli alberi sono blu di Prussia " scriveva in una lettera del 1888 in cui spiegava quello che sarà Il seminatore, senza pittura di getto, ma una precisa volontà da applicare sulla tela, con lucidità e sapienza.

Era dunque perfettamente cosciente di quello che faceva e sceglieva i suoi obiettivi e cercava di raggiungerli passo dopo passo
Ma la sofferenza fisica e psichica di Van Gogh sono un fatto reale e sono proprio le sue parole a chiarirlo.
Nelle sue lettere appare sempre l’aspirazione verso un’arte che esprime il senso della verità e un afflato spirituale:
" Non è forse l’emozione, la sincerità del sentimento della natura che ci guida?»
"... Invidio i giapponesi, l’estrema nitidezza che tutte le cose hanno presso di loro…il loro lavoro è semplice come respirare… Ah bisogna che riesca a fare una figura con pochi tratti! ". L’artista cercava consolazione nei suoi dipinti:
" Così il pennello mi corre tra le dita, allora, come un archetto sul violino e, assolutamente per il mio piacere…"
" In un quadro io vorrei dire qualcosa di consolante come una musica ".
In realtà la sua pittura non lo salvò, né lo protesse.
Quando morì, dopo due giorni di agonia, aveva addosso un’ultima lettera :
" Per il mio lavoro io rischio la vita, e la mia ragione vi è quasi naufragata…".
Un uomo dalla vita complessa e " maledetta", come quella di altri artisti e poeti dell'epoca, che mi ha sempre affascinata ed attirata. La scoperta di questa mostra e delle novità che riabilitano l'uomo e la sua arte sono quindi state una gran bella notizia e chissà che riuscirò anche a vedere dal vivo le bellissime lettere a Theo, che tanto ho amato leggendole con estrema attenzione e piacere ...

1 commento:

Fabio ha detto...

Nelle opere di Van Gogh si percepisce appieno l'animo tormentato dell'artista ma anche la ricerca di una consolazione, di una quiete interiore sempre troppo difficile da raggiungere. Un abbraccio, Fabio