lunedì 3 dicembre 2012

Goti Bauer

" Ieri alla Casa della Cultura di  Milano si è svolto un convegno dell´ANED ( associazione nazionale ex deportati  )
Si trattava del 7.mo incontro Figli-Nipoti per la trasmissione della memoria.
C´era, tra gli altri, anche Goti Bauer."

Goti Bauer fu arrestata in provincia di Varese, sul confine svizzero, a causa del tradimento dei “passatori”, il 1°maggio 1944. Deportata a 20 anni ad Auschwitz insieme ai genitori e al fratello, il 16 maggio 1944, fu liberata a Theresienstadt l’8 maggio 1945, unica sopravvissuta della sua famiglia
Nel sito  binario 21  si può leggere la sua toccante testimonianza
Le parole di Goti che io ho trovato più significative sono queste :
"  Il secolo appena concluso, oltre che per le straordinarie conquiste scientifiche e tecnologiche, passerà alla storia per gli efferati crimini che vi si sono commessi.
Dovrà essere ricordato per le deportazioni politiche, per i gulag dell’Unione Sovietica, per le innumerevoli stragi compiute in ogni dove. Ma dovrà essere ricordato soprattutto per la Shoah, lo sterminio degli ebrei d’Europa che, nella sua tragica specificità, non è comparabile agli altri, pur orrendi delitti.
Credo che nessuno meglio di noi superstiti possa comprendere e condividere la sofferenza di chi, privato della propria dignità, è stato sottoposto a umiliazioni e torture, eppure nessuno meglio di noi conosce la tremenda diversità della nostra condizione.
Ho sempre invidiato chi ad Auschwitz è arrivato da solo, spesso in conseguenza di una coraggiosa scelta di vita, chi non ha vissuto lo strazio della perdita dei genitori, dei figli, dei fratelli, e ha potuto sopportare quell’inferno nella certezza di ritrovare, se fosse tornato a casa, il conforto e l’affetto dei suoi cari.
A noi questa speranza non è stata concessa: dopo l’arrivo siamo rimasti soli e da soli abbiamo affrontato, in quella babele di lingue e di miserie, il terrore di ripetute selezioni insieme all’eterna minaccia: “Da qui uscirete solo Durch den Kamin, attraverso il camino”.
Noi sulla rampa di Birkenau abbiamo visto scaricare dai vagoni famiglie intere e non abbiamo potuto soccorrere migliaia di bambini che, con una bambolina o un orsacchiotto in mano, venivano spinti verso la camera a gas. È uno dei tanti dolorosi ricordi che ci accompagneranno per il resto dei nostri giorni. "

" Avevo 14 anni quando nel 1938 la nostra vita che, fino ad allora era stata perfettamente integrata nella società, fu sconvolta dalle leggi razziali. Leggi che ci privarono da un giorno all’altro dei più sacrosanti diritti civili, quelli che consentono ai giovani di frequentare le scuole, ai loro padri di esercitare le loro professioni.
Vivevo a Fiume con i miei genitori e un fratello di 12 anni. Fummo emarginati: solo pochi ci dimostrarono solidarietà mentre la maggioranza della popolazione fu del tutto indifferente al dramma che stavano vivendo. Per opportunismo o per totale insensibilità era più comodo far finta di non vedere, adeguarsi alle disperazioni governative.Nel 1943, quando dopo l’8 settembre i tedeschi invasero l’Italia ed estesero qui da noi le loro leggi antiebraiche, la nostra condizione divenne tragica. Si veniva arrestati per strada, spesso denunciati da ignobili individui che, pur di intascare la squallida taglia che c’era su ogni ebreo, non si ponevano problemi di coscienza. .."

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