La Francia non è nuova agli " incidenti " nucleari. Le sue centrali sono tante, troppe forse, e alcune sono fin troppo vicine ai nostri confini e al nostro territorio piemontese, purtroppo. Ricordo bene, per esempio, il Superphénix , la centrale elettrica nucleare, sul fiume Rodano presso Creys-Malville, nel comune di Creys-Mépieu, a circa 60 km dal confine svizzero e a 100 km dal confine italiano, formata da un reattore nucleare veloce autofertilizzante (FBR) sperimentale, che smise di produrre energia elettrica nel 1996 e chiuse nel 1997.
Il progetto della centrale era iniziato nel 1968, nello stesso anno in cui cominciò ache la costruzione del reattore Phénix di potenza inferiore, dopo l'abbandono dei reattori gas-grafite. La costruzione venne approvata nel 1972 e durò dal 1974 al 1981, ma la produzione di energia iniziò solamente nel 1985. I costi salirono rapidamente durante la costruzione. L'impianto fu condotto dal consorzio NERSA, di cui la EDF deteneva il 51% ed ENEL il 33%, ma ci furono molte proteste popolari durante la costruzione; in particolare una marcia di 60.000 persone nel luglio 1977 fu dispersa dalle forze dell'ordine francesi, con la morte di Vital Michalon e il ferimento di oltre un centinaio di partecipanti.
La potenza nominale della centrale era di 1.200 MW ma, con il passare del tempo, si generarono altri problemi molto seri perchè il sistema di raffreddamento del sodio liquido subì corrosioni e perdite. Finalmente risolti questi problemi, nel dicembre 1996 la potenza raggiunse il 90% della potenza nominale. Ma l'impianto fu chiuso temporaneamente nel settembre 1990 perchè due incidenti precedenti erano culminati in un terzo, che innescò uno spegnimento automatico del reattore E tre mesi dopo, il 13 dicembre 1990, vi furono danni strutturali con il crollo del tetto della sala macchine dopo una forte nevicata. La produzione non riprese fino al 1992
Dei suoi undici anni di vita, 5 anni, - 63 mesi -, vennero impiegati nell'esercizio normale della centrale, la maggior parte del tempo a potenza ridotta; 2 anni, - 25 mesi -, di fermo per risolvere problemi tecnici dovuti al prototipo e altri 5 anni,- 66 mesi -, persi per questioni politiche ed amministrative !
Ma incidenti e misteri ancor più gravi - materiali radioattivi sfuggiti di mano, scorie dimenticate, addirittura di bombe atomiche - appartengono al sito nucleare di Tricastin, il più grande della Francia, in Provenza, veramente a due passi dal confine con l’Italia.
La mattina dell’8 luglio 2008 fu segnalato un incidente che in realtà era successo la sera prima in uno dei laboratori dove si decontaminavano gli strumenti serviti per l’arricchimento
Il sito nucleare, la centrale di Edf, è fatta da una serie di laboratori - Comurhex , Eurodif, Socatri, tutti del gruppo Areva - che lavorano l’uranio grezzo, ne ottengono un gas, lo arricchiscono per la fissione con cui si produce energia e successivamente decontaminano gli strumenti serviti per l’arricchimento
I controlli successivi fecero scoprire falde sotterranee contaminate e contaminazioni di uranio molto lontane dal sito, precedenti a quel misterioso incidente avvenuto in uno dei capannoni di Tricastin ; alcuni giorni dopo
a un paio di chilometri di distanza dalla centrale furono trovate falde freatiche e pozzi privati con il tasso di uranio, rilevato dall’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare, l’Irsn, fino a punte di 64 microgrammi per litro, ben oltre i 15 ammessi dall’Oms per dichiarare potabile l’acqua.
Agli abitanti dei quattro Comuni - Bollène, Lapalud, Lamotte-du-Rhone, Mondragon - che vivevano all’ombra delle due grandi ciminiere di Tricastin, nella pianura a cavallo tra la Vaucluse e la Drome, fu proibito di usare l’acqua ( proibito bere, nuotare, mangiare il pesce, irrigare i campi...) Ordine impovviso che gettò tutti nel panico
Secondo una commissione di ricerca indipendente sulla radioattività, la Criirad, la contaminazione di tutto il territorio sarebbe stata collegata a 700 tonnellate di scorie nucleari sepolte sotto un cumulo di quattro metri di terra proprio nel sito nucleare. Era il prodotto della ventennale opera della Cogema - del gruppo Areva -che nel periodo 1970 - 1996 aveva supportato la grandeur nucleare francese al fianco della Cea, la commissione atomica: a Tricastin allora arricchivano l’uranio al 90% ( contro il 3% dell’uranio civile ) per costruire ordigni nucleari. Sarebbero stati proprio i rifiuti di quei processi ad aver arricchito pure le acque di Bollène.
Già nel 2002 la stessa commissione indipendente aveva rilevato tutt’intorno a Tricastin livelli di radiazioni abnormi , che aveva denunciato il rischio per la popolazione di contrarre tumori in un lungo periodo futuro
E il 23 giugno 1986 - nel periodo funesto di Chernobyl -, a Tricastin una fuga di esafluoruro d’uranio portò il livello di radioattività dell’aria a 130 bequerel per metro cubo, quando il dato normale è di 0.00001!
Una ricerca dell’Alto Commissariato per l’energia atomica, il rapporto Guillemont, riportava quest’ultimo incidente, così come altri occorsi nel 1991 -sgocciolamento di nitrato d’uranio sulla ferrovia della Sogema - e, nel 1997, una fuga nel terreno di uranio arricchito. Mentre nel 1985 i valori di tritio e carbonio 14 rilevati furono abnormi ...