giovedì 17 marzo 2011

Il giovane Cavour

Camillo Benso conte di Cavour nacque a Torino il 10 agosto 1810 nell' elegante palazzo barocco di famiglia dal marchese Michele ed Adèle de Sellon, discendente di un'antica famiglia di ugonotti francesi, borghesi benestanti, emigrati a Ginevra, diventata nobile nel 1768
Il Secolo dei Lumi, il Settecento, era terminato lasciando una Europa profondamente sconvolta ed il Regno di Sardegna aveva perduto, nel settembre 1792, il porto di Nizza ed il ducato di Savoia, terra di origine della dinastia piemontese, occupati ed annessi successivamente alla Francia repubblicana
Nel 1796 perse anche la guerra contro la Francia con tanti lutti, devastazioni e grande miseria, a cui seguirono congiure, insurrezioni, repressioni, la rivoluzione del 1798 e la fuga della famiglia reale e dell' aristocrazia con la successiva occupazione francese. Nel 1799 la prima Restaurazione portò nuove vendette ed orrori. I Savoia ritornarono ma la vittoria di Napoleone  a Marengo nel 1800 rese definitiva l'occupazione francese, con l'annessione del Piemonte alla Francia
Torino divenne una città francese molto importante e nell'aprile 1808 l'imperatore Bonaparte vi inviò come governatore Camillo Borghese, marito di sua sorella Paolina, un principe affabile dell'antica nobiltà romana che cercò con onori, prebende e cariche civili e militari di recuperare il consenso delle famiglie aristocratiche ritornate in città
Il padre di Camillo Benso era un uomo di grandi capacità ed un abile diplomatico, che si era accattivato la simpatia del Principe Borghese, rinunciando alla fedeltà per i spodestati Savoia al fine di ottenere gratificazioni e fiducia ma soprattutto una carica importante, la nomina di governatore dei palazzi imperiali di Torino e Stupinigi, che gli permise di crescere di importanza nella nuova nobiltà imperiale e di consolidare la posizione economica della famiglia Cavour, che era stata compromessa dai debiti paterni
Nel 1814, con il ritorno del re Vittorio Emanuele I di Savoia sul trono, la compromissione di Michele e di sua madre Filippina con la famiglia Bonaparte creò una freddezza del sovrano piemontese e l'allontanamento di Michele dalla corte, che continuò comunque a promuovere e a gestire imprese agrarie ed industriali con buon profitto economico. Dopo alcuni anni Michele riuscì a recuperare il suo prestigio a corte e, tra il luglio 1835 ed il luglio 1847, sotto il regno di Carlo Alberto, fu il capace vicario conservatore di Torino
Alla sua morte, il titolo nobiliare fu trasmesso al primogenito Gustavo mentre il secondogenito Camillo ebbe quello di conte di Santena, ma ben presto si fece chiamare conte di Cavour, titolo molto più prestigioso.
Camillo crebbe viziato ed indisciplinato nella cerchia ristretta delle famiglie nobili alla corte dei Savoia, sempre intraprendente e allegro. Parlava il francese ed aveva una buona conoscenza del dialetto torinese. Dai 10 ai 16 anni, in piena Restaurazione, in un  clima rigido e bigotto, fu allievo covittore dell' Accademia militare e fu spesso punito per le intemperanze della sua indole libera, ribelle, giocosa e beffarda, punizioni che affrontò comunque con fierezza e disinvoltura grazie anche con ai prilegi innegabili di un rampollo della alta nobiltà. Fu tenuto lontano dalla rivoluzione del 1821 e dalla successiva dura represssione, ma manifestò molto presto grande simpatia per i principi e le tendenze liberali e grande ammirazione per Santorre di Santa Rosa, cugino di suo padre, che era stato il capo del governo del breve governo costituzionale
Dal marzo all'agosto 1826 sostenne gli esami finali dei corsi con i massimi voti in quasi tutte le materie; era molto bravo in matematica ed impostava in modo logico e schematico i problemi politici e morali che lo interessavano molto Il 16 settembre 1826 a 16 anni uscì finalmente dall'Accademia con il grado di luogotenente nel regio corpo del Genio, ma era già riuscito ad inimicarsi il principe Carlo Alberto di Carignano, che lo aveva eletto paggio con servizio a corte, perchè non poteva soffrire la livrea rossa " da lacchè" e lo aveva detto a voce alta, per cui era stato cacciato avendo fatto " il giacobino", come disse il futuro sovrano
Il 29 agosto 1826 partì  per Ginevra, dove soggiornò a lungo anche nel 1829, ospite degli zii e dei cugini, con cui ebbe sempre ottimi rapporti amichevoli e con i quali discusse a lungo di libertà, morale e giustizia
Nel 1830, lontano dal padre che non approvava il suo modo di vivere, accettò l'incarico di addetto alla direzione militare del Genio a Genova, la ricca città portuale animata da fermenti repubblicani e democratici, dove era consuetudine esprimere liberamente le proprie abitudini e dove Camillo intrecciò vivaci relazioni con aristocratici ed esponenti del ceto commerciale e bancario
La rivoluzione parigina del 1830 e la successiva monarchia parlamentare di Luigi Filippo d'Orléans accese speranze nei rivoluzionari europei e un grande allarme nel re Carlo Felice e nella classe dirigente piemontese. Camillo, giovane ufficiale insofferente, di cui la polizia spiava ogni mossa, fu richiamato a Torino il 27 dicembre 1830 ma per le sue manifestazioni sulla libertà di pensiero fu dimesso nel novembre 1831 " per motivi di salute "
Liberatosi della divisa, si dedicò allo studio dei problemi sociali del tempo, ai sistemi di insegnamento ed alle terribili condizioni di vita degli operai e dei carcerati, ma soprattutto allo studio dell'economia e della filosofia politica condotto sui testi dei grandi pensatori francesi ed inglesi
Nel 1832,suo padre lo mandò a Grinzane, un piccolo paese vicino ad Alba, dove uno zio materno possedeva terre e proprietà; a 22 anni Camillo diventò amministratore terriero e sindaco, impegno che mantenne per diciassette anni, con interessanti esperienze amministrative, opere pubbliche ed innovazioni agricole importanti, come l'invenzione del vino Barolo
Fino al 1848 Cavour viaggiò in Europa. Da Ginevra a Parigi, dove conobbe e frequentò Guizot, Thiers e Lamartine, Quinet e Michelet, Saint Beuve, Hugo e Dumas, a Londra ed a Bruxelles, con il fortunato incontro con Vincenzo Gioberti, che viveva di lezioni private nella città belga
Il 28 aprile 1831 era salito al trono Carlo Alberto ma a Torino vi era un forte risveglio della borghesia e la nascita di un forte sentimento politico, che aspirava all'unità ed all'indipendenza italiana e alla conquista della democrazia politica e della libertà commerciale ed imprenditoriale
Progressista illuminato, ostile al dispotismo monarchico ma anche all'estremismo rivoluzionario, Cavour fu attirato da Francia, Svizzera ed Inghilterra, nazioni europee dove la Costituzione consentiva il progresso sociale e la libertà politica
Nel 1836 il marchese Michele lo nominò sovrintendente delle sue 4 fattorie di Leri, quasi 1200 ettari nella fertile pianura vercellese vicino a Trino, che Camillo trasformò da terreni abbandonati in conduzione agricola intensiva e remunerativa. Avviò il disboscamento dei terreni incolti ed il miglioramento della canalizzazione delle acque di irrigazione; integrò la coltivazione già esistente del riso con l'allevamento a domicilio dei bachi da seta, secondo un'antica tradizione piemontese, e migliorò la qualità delle pecore di razza merinos, la cui lana pregiata riforniva i lanifici biellesi, andando personalmente in Ungheria ad acquistare 300 merinos, dove visitò anche fabbriche e miniere . Divenne esperto anche nel commercio dei cereali e nella speculazione dei prezzi . Divenne in seguito membro attivo della Commissione Superiore di Statica, fondata nel '36 con lo scopo di raccogliere e sistemare le informazioni relative agli Stati Sardi
Nel 1939 divenne sgretario della Società per le scuole Infantili, ma si scontrò con il clero oscurantista che vedeva minacciato il suo monopolio nell'educazione dei fanciulli
Fu nel 1842 che Cavour si impegnò maggiormente nella Regia Associazione Agricola Subalpina, società fondata da privati per sviluppare e modernizzare l'agricoltura, le cui assemblee annuali, aperte ai membri di tutte le province del regno sardo e a partecipanti di altre regioni italiane, divvenero l'occasione per uno scambio di esperienze mondane e politiche
- fine della 1a parte -

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