Il Tar non ha dato ragione alla Regione Piemonte. Con la sentenza di questa settimana Palazzo Lascaris ha tempo due mesi per decidere una data per un referendum sulla caccia. I quesiti del referendum saranno : limitazioni delle specie cacciabili, divieto la domenica, divieto sui terreni innevati, limitazioni alle aziende venatorie
L'assessore all’Agricoltura e alla Caccia e pesca, Claudio Sacchetto, non è riuscito a presentare una nuova legge che facesse evitare il referendum.
Il primo a esultare per la sentenza del Tar è stato il Comitato Promotore, con il presidente Roberto Piana (Lega abolizione caccia) e Piero Belletti (Pro Natura). La loro è una vita di battaglie contro le doppiette e questa è una vittoria, anche se le difficoltà sia per l’amministrazione regionale sia per il Comitato sono i soldi, mancanti a tutti.
Per Roberto Cota, il presidente della Regione Piemonte, questo referendum era da evitare a ogni costo, per non incidere sulle casse regionali. Per il Comitato promotore la campagna referendaria non sarà facile, sempre per gli stessi motivi.
Fabrizio Biolè del Movimento 5 Stelle ha detto: «Se Sacchetto avesse accolto almeno qualche quesito referendario avrebbe fatto una “bella figura” politicamente. Così invece è stato un fallimento su tutta la linea. Dopo una settimana di “profonda riflessione”, Sacchetto è al punto di partenza: la discussione generale sulle quattro leggi di modifica con la dichiarata disponibilità a raccogliere in modo “sostanziale” le richieste referendarie. Noi ribadiamo che nessun escamotage potrà far decadere il referendum».
I Verdi-Verdi con Maurizio Lupi hanno detto: «Faremo campagna referendaria per arrivare al quorum». Michele Giovine dei Pensionati, che pure sta in maggioranza, ha dichiarato: «A titolo personale sono contro la caccia, come altri consiglieri di maggioranza. Ma riunirò la segreteria regionale per decidere quale sarà la posizione ufficiale sul referendum contro la caccia».
Un accordo tra maggioranza e Pd per evitare le urne referendarie era stato fatto nel luglio 2011, ma la volontà dell’amministrazione di farlo passare in sede redigente e di togliere pertanto la possibilità di presentare emendamenti e modifiche, di imporre cioè la nuova legge così com'era, aveva fatto saltare tutto.
Dopo la sentenza del Tar sono perciò arrivati comunicati da tutte le opposizioni, in particolare dal Pd che parla di «comportamento irresponsabile». Monica Cerutti di Sel ritiene che: «È un nuova sconfitta politica della giunta Cota. I costi di questo referendum li pagheremo per incapacità legislativa dell’assessore». Una considerazione condivisa anche dalla Federazione della Sinistra e da Andrea Buquicchio dell' Idv: «A chi si lamenterà dei costi ricordiamo che il modo di evitarli c’era».
Ho letto in alcuni articoli sul quotidiano La Stampa che, prima della sentenza del Tar, la Regione Piemonte aveva avuto anche la geniale idea di proporre un emendamento che voleva abrogare la legge regionale sulla caccia, così da tornare ad applicare solo quella nazionale, molto più permissiva. Questo emendamento sarebbe stato, insomma, un bel regalo ai cacciatori perché con la legge caccia nazionale scomparirebbero anche tutte le sanzioni, come quelle sul trasporto di armi cariche nei centri abitati o il cacciare senza licenza
Una volta approvato, l’emendamento avrebbe determinato un vuoto legislativo, in quanto lo Stato ha competenza esclusiva sulla tutela dell’ambiente, ecosistema e beni culturali ma la caccia è di competenza regionale. Quindi, decadendo la sua legge, le funzioni amministrative, come il rilascio delle autorizzazioni, non sarebbero più state competenza delle province, ma si sarebbero ampliati i mezzi e le modalità di caccia finora previsti per le specie cacciabili ed i periodi dell’attività venatoria, così come tutte le sanzioni amministrative previste dalla legge regionale sarebbero venute meno.
Io spero che il referendum sia fatto in tempi brevi e che i cittadini responsabili vadano a votare in favore degli animali e di tutti coloro che rischiano di ritrovarsi i cacciatori con i loro fucili in giro vicino alle proprietà private ogni giorno dell'anno, a caccia di quelle povere bestie che già soffrono per l'inquinamento, per le stagioni sempre più sconvolte da fenomeni atmosferici fasulli e per quant'altro madre natura ci sta propinando ultimamente.
Con tutti i problemi e le crisi che anche il Piemonte ha in quest'ultimo periodo, era proprio così importante andare a sconvolgere una legge sulla caccia che poteva continuare ad andar bene così com'era ?
Il Tar è stato encomiabile nella sua decisione, ma il centro destra non poteva lasciar perdere ? E il Presidente leghista della regione non poteva consigliare al suo assessore di andare a farsi una bella passeggiata nei boschi, a contatto con la natura, senza intestardirsi a voler fare una legge sulla caccia veramente idiota ? Le lobby dei cacciatori sono così importanti da volerle favorire in tutto, in questo Piemonte che avrebbe molto più bisogno di parchi regionali e di animali protetti, a favore del turismo ecologico, senza doppiette tra i piedi in qualsiasi stagione dell'anno???
Abbiamo delle montagne splendide, colline e pianura altrettanto uniche E allora? Valorizziamo terre e animali invece di pensare ad uccidere con la caccia quel poco che ci resta di fauna locale !!!
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