lunedì 14 giugno 2010

Esami e Proteste

Sabato sono state consegnate le pagelle con i voti del secondo quadrimestre ai genitori e alle 11 del mattino si è tenuta la preliminare degli esami di terza media. Stamattina alle 8 e 15 tutti gli alunni delle terze hanno iniziato gli esami con le prove di Italiano. Domani ci sarà la prova di prima lingua straniera, Inglese, mercoledì Matematica, giovedì la prova nazionale Invalsi di Italiano e Matematica e venerdì la seconda lingua straniera, Francese. Sabato mattina inizieranno gli esami orali.
Nella nostra scuola abbiamo svolto regolarmente gli scrutini finali, per il bene dei ragazzi, anche di quelli che non si sono mai preoccupati minimamente di studiare con impegno o non hanno mai avuto un minimo di rispetto per le regole scolastiche e per chi era in classe con loro, ma  il malcontento per la situazione grave in cui versa la Scuola Pubblica Italiana ed il suo personale ( grazie all' ultimo decreto legge del Governo, quello del 25 maggio, è stato sferrato un durissimo colpo all’intero corpo docente e ATA con contratto a tempo indeterminato) è lo stesso di tutte le altre scuole pubbliche italiane.
E' notizia di oggi , su La stampa online, degli scioperi degli insegnanti Cobas :
" ... la protesta dei Cobas  la scorsa settimana ha bloccato tra 4 e 5 mila scrutini e  la prossima settimana minaccia di fare altrettanto se non di più.
Gli scrutini che proseguono nonostante la protesta, vanno avanti nella confusione generale: regole cambiate a due mesi dalla fine dell’anno scolastico, dirigenti scolastici denunciati per aver anticipato gli scrutini pur di non subire le proteste, dirigenti che si sono trasformati in novelli giuristi per dribblare tra circolari, annunci ministeriali a «Porta a Porta» e le norme di legge, senza attirarsi ricorsi da parte degli studenti.
Nelle scuole infatti tutti erano convinti di dover seguire le norme del rigore dettate dal ministro Gelmini lo scorso anno: ammissione e promozione solo con tutti sei. Il primo aprile però una circolare firmata dal direttore generale del ministero dell’Istruzione Mario Dutto chiedeva di tornare indietro di 85 anni alle norme del Regio Decreto del 1925 dell’epoca Gentile con scrutini non più legati ai voti ottenuti ma al giudizio dell’intero consiglio. «Seguendo il Regio Decreto se c’è un motivato dissenso il 5 può essere portato a 6 e lo studente viene promosso, ma qui si discute di scrutini senza nemmeno sapere se ci saranno risorse per i corsi di recupero, non mi sembra un buon esempio di organizzazione», spiega Antonio Gaeta, dirigente scolastico del Polo Didattico di Passo Corese.
Un cambiamento delle regole a partita già iniziata, insomma. Poi, la scorsa settimana il ministro Gelmini a Porta a Porta ha chiesto a tutti di seguire il buonsenso e non le fredde norme della sua legge. «Ma noi abbiamo sempre seguito il buonsenso. Se ci sono lievi insufficienze che possono essere recuperate negli anni seguenti si cerca di promuovere», chiosa Maria Frisella, dirigente dell’Ipssar Pietro Piazza di Palermo.
Nel frattempo è partita la protesta. Giovedì e venerdì scorsi sono stati bloccati gli scrutini in sette regioni italiane dai Cobas, il sindacato di base della scuola. Oggi e domani si replicherà nelle Regioni più grandi: Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia, oltre a Liguria, Valle d`Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Abruzzo, Molise, Basilicata e la Provincia di Bolzano, con un maggior numero di docenti ed Ata in campo e quindi risultati ancora più massicci, secondo gli organizzatori della protesta. I dati che vengono dalle prime 7 Regioni danno almeno 4mila scrutini bloccati, in gran parte nelle superiori, con picchi rilevanti a Bologna e Modena con quasi 1000 scrutini bloccati, per l`Emilia-Romagna, a Padova e Venezia, che ne ferma quasi un migliaio, a Cagliari che, con circa 500 blocchi traina la Sardegna che raggiunge un migliaio di stop-scrutini. Inoltre, alle migliaia di scioperanti «diretti» si sono aggiunti tanti docenti ed Ata che partecipano versando in media 10 euro alle Casse di Resistenza per risarcire gli scioperanti della trattenuta.
Motivo della lotta? Circa 150 mila docenti in meno in tre anni, altri 15 mila tagli di personale Ata inseriti nella manovra, il congelamento degli scatti di anzianità, il regalo di circa 30 mila euro da parte di ciascun prof al governo"
Siamo sempre noi insegnanti della scuola pubblica a farne le spese. Paghiamo le tasse anche per tutti quelli che non le pagano e subiamo i peggiori tagli in nome di una crisi che per tanto tempo si è ben tenuta nascosta o si è minimizzata fin troppo a lungo !!!
Con il decreto legge del 25 maggio  è saltato il rinnovo del contratto-scuola, scaduto in effetti  il 31dicembre.2009 e di conseguenza saltano i nuovi aumenti per tutto il triennio 2010-12 come saltano,  col prossimo mese, gli aumenti contrattuali eccedenti il 3,2% del biennio 2008-09 , con adeguamento automatico in busta paga, e gli scatti di anzianità per docenti e ATA per tutto il triennio 2010-12, che bloccheranno non solo la carriera ma anche pensioni e liquidazioni future.
Con questo decreto saltano pure  i risparmi destinati dall’art.64 della L.133/08 nella misura del 30% che la Gelmini voleva destinare a merito e carriera e gli stipendi complessivi per il 2011, 2012 e 2013 non potranno superare il trattamento economico, compreso quello accessorio, goduto nel 2010 .
Salta inoltre il 50% dei finanziamenti destinati alla formazione e, coi tagli lineari,  il 10% delle risorse destinate al Miur con 43 milioni di euro in meno alle scuole
Ed anche quest'anno ci rimettera  pesantemente  il personale precario, i cui finanziamenti per le supplenze sono ridotte del 50% rispetto al 2009
Di questo passo, che fine farà la scuola statale ? e che fine faranno i docenti della scuola statale ?
Docenti obbligati ad insegnare in classi sempre più numerose, dove gli alunni spesso ci stanno ben pigiati ed ammassati, uno addosso all'altro, come tante piccole acciughe, perchè la scure del Governo ha deciso   di cambiare le regole e di tagliare ben 8 miliadi alla pubblica istruzione.
Tra l'altro ammassare più alunni di quanti un‘aula ne può contenere, è una evidente violazione della legge, anzi di ben tre norme violate: la normativa antincendiola normativa  per la sicurezza negli edifici scolastici la normativa igienico sanitaria.
Contro gli sprechi, in tempi di crisi, bisogna razionalizzare ed ecco allora che si è subito razionalizzato sulla scuola pubblica riducendola in due anni  ad un disastro, in nome dei sacrifici ... degli statali, naturalmente !!!
I 25 miliardi di euro erogati per le spese militari , il bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private e l' aumento di circa 200 euro mensili per gli insegnanti di religione sono un controsenso vero e proprio di un paese che si lamenta per la scarsa cultura dei suoi giovani, ma che non si preoccupa minimamente di salvaguardare i posti di lavoro nelle scuole pubbliche, le ore di lingua italiana (2)  tolte lo scorso anno con quella di tecnologia alle medie, le ore inesistenti per il sostegno degli alunni in difficoltà, le compresenze del tempo prolungato sparite nel marasma di tagli assurdi ed inconcepibili e la mancanza assoluta, ormai, di formazione e di aggiornamento dei docenti di ogni ordine e grado
Le scuole sono sempre più fatiscenti perchè i comuni o le province sono pure loro con l'acqua alla gola, senza fondi, senza soldi, senza mezzi, ma chi se ne frega, tanto i giovani hanno la Tv, i computer, la playstation ed il calcio !!!
E se non è il calcio è il basket o la pallavolo o la danza o qualche altra diavoleria che li tiene impegnati, il più a lungo possibile, lontano da casa ....
La Costituzione riconosce alla scuola pubblica statale italiana il compito di formare e istruire gli Italiani mentre le scuole private sono solo  una scelta possibile, ma non obbligata
La scuola pubblica, prima di Tremonti,  era ancora una scuola, con dei problemi, certamente, anche tanti magari, ma era anche bella e piacevole in molti casi . Ma ora ? Ora cos'è, dopo queste scelte scellerate che ricadono sui giovani, a cui vengono sottratte  risorse ed il  ruolo sociale, loro e dei loro insegnanti?
Lasciate i fanciulli senza guida, ne farete dei tiranni ...  Platone.

mercoledì 2 giugno 2010

Burn-out, insegnanti e scuola

" Il termine burn-out  ha fatto la sua prima apparizione nel gergo del mondo dello sport nel 1930 per indicare l'incapacità di un atleta, dopo alcuni successi, ad ottenere ulteriori risultati e/o mantenere quelli acquisiti.Lo stesso termine è stato riproposto in ambito socio-sanitario per la prima volta nel 1975 dalla psichiatra americana C. Maslach la quale, nel corso di un convegno, utilizzò questo termine per definire una sindrome i cui sintomi testimoniano l'evenienza di una patologia comportamentale a carico di tutte le professioni ad elevata  implicazione relazionale.  E' dunque stato riconosciuto come disturbo non della personalità ma del ruolo lavorativo.
Il burnout degli insegnanti è un argomento internazionale da almeno vent’anni, come hanno dimostrato gli studi condotti negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Israele, Australia, Canada, Norvegia, Malta, Barbados ed Hong Kong. Sul tema sono stati anche condotti studi comparativi tra sistemi scolastici di differenti paesi come Italia e Francia, Scozia e Australia, Giordania ed Emirati Arabi, Stati Uniti e Gran Bretagna, Nuova Zelanda e Australia. La questione si estende anche agli aspetti socio-economici perché  influisce su costi, produttività ed efficienza del sistema scolastico.
  Il particolare rilievo sociale del problema coinvolge  in Italia quasi un milione d’insegnanti, per l’alto rischio professionale di sviluppare una patologia psichiatrica rispetto ad altre categorie di lavoratori; più di otto milioni di studenti con le rispettive famiglie, a rischio di fruire di un servizio inefficiente per assenze e demotivazione del personale docente; le istituzioni che si trovano ad affrontare le conseguenze socio-economiche date da un sistema scolastico inefficiente  per la demotivazione e l’assenteismo della classe docente , un aumento dei costi  per supplenze, giorni di malattia da retribuire, pensioni d’inabilità, equo indennizzo, assistenza sanitaria, risultati educativi e culturali insoddisfacenti; le parti sociali che hanno come mandato fondamentale quello di tutelare i diritti dei lavoratori; le associazioni di categoria degli insegnanti, degli studenti, delle famiglie chiamate a tutelare i rispettivi diritti e interessi.
  La sindrome del burn-out  è caratterizzata da affaticamento fisico ed emotivo e collasso delle energie psichiche con alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, demoralizzazione, difficoltà di concentrazione,   preoccupazioni  eccessive o immotivate; sensazione di inadeguatezza,   incapacità di gestire il tempo in modo efficace e produttivo, con conseguente continua insoddisfazione per come lo si è utilizzato, indipendentemente dagli esiti raggiunti; rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento; atteggiamento distaccato e apatico nei rapporti interpersonali, rigidità nell'imporre o applicare norme e regole, atteggiamento colpevolizzante  e critico nei confronti dei colleghi ; senso di frustrazione o di fallimento  per mancata realizzazione delle proprie aspettative, pessimismo e caduta dell'autostima.
Gli insegnanti che soffrono di burn-out non si sentono più realizzati sul lavoro e cominciano a svalutarsi sia sul piano professionale, sia, successivamente, su quello personale e, nonostante si sforzino, non riescono a frenare questo crollo della fiducia nelle proprie capacità e risorse; i nuovi impegni  sembrano loro insostenibili ed hanno la sensazione di non essere “all'altezza” dei problemi nel lavoro e nel privato. Hanno la sensazione che il lavoro li “invada”; non riescono a “staccare” mentalmente; il pensiero degli alunni o i problemi con i colleghi gli creano sempre più malessere, anche oltre l'orario di lavoro.
I sintomi del burn-out comprendono alcuni o molti tra i seguenti comportamenti : assenteismo; progressivo ritiro dalla realtà lavorativa -“disinvestimento”-: presenziare alle riunioni senza intervenire, senza alcuna partecipazione emotiva, e solo per lo stretto necessario; difficoltà a scherzare sul lavoro, talvolta anche solo a sorridere; ricorso a misure di controllo o allontanamento nei confronti degli altri ; perdita dell'autocontrollo; tabagismo e assunzione di sostanze psicoattive: alcool, psicofarmaci, stupefacenti ; disfunzioni gastrointestinali: gastrite, ulcera, colite, stitichezza, diarrea; astenia, cefalea, emicrania;  malattie della pelle: dermatite, eczema, acne, afte, orzaiolo; allergie e asma; insonnia e altri disturbi del sonno; disturbi dell'appetito; disturbi cardiovascolari, difficoltà sessuali
Sin dalla prima metà degli anni 80 la sindrome del burnout negli insegnanti è stata oggetto di particolare attenzione da parte di molti autori che più recentemente hanno descritto anche una quarta caratteristica rappresentata da smarrimento, cioè dalla perdita della capacità del controllo e del senso critico che consente di attribuire all’esperienza lavorativa la giusta dimensione .  La professione finisce per assumere un’importanza smisurata nell’ambito della vita di relazione e l’individuo non riesce a "staccare" mentalmente tendendo a lasciarsi andare anche a reazioni emotive, impulsive o violente. La categoria degli insegnanti è soggetta a una frequenza di patologie psichiatriche, indipendentemente da fattori quali il sesso e l’età, pari a due volte quella della categoria degli impiegati, due volte e mezzo quella del personale sanitario e tre volte quella degli operatori. Pur non essendo a tuttoggi contemplata nel DSM-IV (classificazione internazionale delle patologie psichiatriche)  la sindrome del burnout, quando trascurata, può trasformarsi in patologia psichiatrica.
La categoria degli insegnanti è sottoposta a numerosi stress di tipo professionale. La loro natura, sia in generale che con specifico riferimento allo scenario scolastico italiano, può essere ricondotta ad alcuni fattori riguardanti  la peculiarità della professione, in particolare una insufficiente maturazione emotiva, la tendenza all'eccessivo coinvolgimento nelle problematiche altrui, il rapporto con studenti e genitori, le classi numerose, la difficoltà di affrontare un mondo giovanile sempre più complesso e difficile, le situazione di precariato, la conflittualità tra colleghi, la costante necessità di aggiornamento;  la trasformazione della società verso uno stile di vita sempre più multietnico e multiculturale, con la crescita del numero di studenti extracomunitari;  il continuo evolversi della percezione dei valori sociali, come l'inserimento di alunni disabili nelle classi, la delega educativa da parte della famiglia a fronte dell’assenza di genitori-lavoratori o di famiglie monoparentali,  l’evoluzione scientifica, con internet e l'informatica;  il susseguirsi continuo di riforme, soprattutto l'autonomia scolastica, l'innalzamento della scuola dell’obbligo, l'ingresso nel mondo della scuola anticipato all’età di cinque anni e mezzo; la maggior partecipazione degli studenti alle decisioni e conseguente livellamento dei ruoli con i docenti; il passaggio critico dall’individualismo al lavoro in èquipe; l’inadeguato ruolo istituzionale attribuito/riconosciuto alla professione, con retribuzione insoddisfacente, scarsa considerazione da parte dell’opinione pubblica...
Vi sono reazioni individuali al burnout da evitare o da assumere . I singoli insegnanti  infatti adottano   reazioni di adattamento (coping strategies) differenti  per far fronte al burnout, nel tentativo di reagire a una situazione che, se non affrontata per tempo e adeguatamente, può degenerare in malattia psico-fisica. Le coping strategies possono essere azioni dirette, che mirano ad affrontare positivamente la situazione,  azioni  diversive, che sono tese a schivare l’evento e in cui si assume un atteggiamento apatico, impersonale, distaccato nei confronti di terzi, di fuga o di abbandono dell’attività, per sottrarsi alla situazione stressogena, ed azioni  palliative,  incentrate sul ricorso a sostanze come caffè, fumo, alcool, farmaci.
 Per evitare il burn-out gli insegnanti  dovrebbero  evidenziare gli aspetti positivi del lavoro e non concentrarsi solo su quelli negativi; provare sempre ad ascoltarsi, a guardarsi dentro, a recuperare dentro di sé la propria motivazione e la propria capacità di alimentare desideri; coltivare interessi al di fuori dal lavoro per distrarsi e non focalizzare l’attenzione esclusivamente sui problemi professionali;  mantenersi in buona salute, fare esercizio fisico, dormire adeguatamente, mangiare in modo sano e gestire al meglio il proprio tempo; lavorare in compagnia di altre persone per non sentirsi soli e condividere lo stress e per gratificarsi; pianificare ogni giorno in modo che le attività gratificanti e quelle non gratificanti siano alternate.
 Trattandosi però di un problema psichico con fattori storico-socio-culturali che  interessa la collettività, sarebbe necessario e fondamentale un costruttivo dibattito  tra gli attori istituzionali coinvolti   che  contemplasse anche e soprattutto  la rivisitazione/rivalutazione del ruolo istituzionale dell’insegnante nella società contemporanea, sfatandone al contempo gli stereotipi negativi, ben radicati nell’opinione pubblica, in primis  la mistica del suo "missionariato" o, al contrario,  la   scarsa motivazione o l'incompetenza o il   numero eccessivo di giorni di vacanza estivi, natalizi e pasquali !!!, ma anche le sue retribuzioni e la carriera ed un più ampio potere con maggiore libertà . Dovrebbero dunque  fare la loro parte anche le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria e le rappresentanze di studenti e famiglie
Garantire un clima  gratificante per l'insegnante significa gestire il suo carico emotivo personale a favore della promozione del benessere psicofisico e prevenire problematiche relative allo stress lavorativo. E' fondamentale infatti la prevenzione di una sindrome da   burn-out, che rappresenta senz'altro la patologia di un'organizzazione lavorativa  “ disorganizzata”, di una reazione di difesa alla tensione emotiva cronica creata dal contatto continuo con altri esseri umani, in particolare quando essi hanno dei problemi o motivi di sofferenza, con conseguenti ripercussioni negative sia sulla salute dell' insegnante sia sulla qualità dei servizi stessi forniti alla collettività degli utenti.  "
" In Francia, dopo gli   allarmanti dati sui suicidi tra i docenti, il governo è corso ai ripari affiancando uno psichiatra di supporto ogni 300 insegnanti. "In Italia , come ha dichiarato Vittorio Lodolo Doria, medico e responsabile dell'area Studio e tutela del benessere psicofisico degli operatori scolastici della fondazione Iard - nessuno si preoccupa di un fenomeno che è soggetto ad un rapido aumento !".
( i dati di questo post sono stati trovati in Internet e riassunti da ericablogger

Il burn -out

" Il burn-out  può  essere inteso come una strategia particolare adottata dagli operatori per contrastare la condizione di stress lavorativo determinata da uno squilibrio tra richieste o esigenze lavorative e risorse disponibili, ma va inteso anche come un processo multifattoriale che riguarda sia i soggetti che la sfera organizzativa e sociale nella quale operano.
Il concetto di burn-out , letteralmente essere bruciati, esauriti, scoppiati, è stato introdotto per indicare una serie di fenomeni di affaticamento, logoramento e improduttività lavorativa registrati nei lavoratori inseriti in attività professionali a carattere sociale. Questa sindrome è stata osservata per la prima volta negli Stati Uniti in persone che svolgevano diverse professioni d’aiuto: infermieri, medici, insegnanti, assistenti sociali, poliziotti, operatori di ospedali psichiatrici, operatori per l’infanzia.
Attualmente non esiste una definizione universalmente condivisa del termine burn-out.
 Freudenberger è stato il primo studioso a usare il termine “burn-out” per indicare un complesso di sintomi, quali logoramento, esaurimento e depressione riscontrati in operatori sociali americani. Successivamente Cherniss con “burn-out syndrome” definiva la risposta individuale ad una situazione lavorativa percepita come stressante e nella quale l’individuo non dispone di risorse e di strategie comportamentali o cognitive adeguate a fronteggiarla. Secondo Maslach, il burn-out è un insieme di manifestazioni psicologiche e comportamentali che può insorgere in operatori che lavorano a contatto con la gente e che possono essere raggruppate in tre componenti:  esaurimento emotivo, depersonalizzazione e ridotta realizzazione personale.
L’esaurimento emotivo consiste nel sentimento di essere emotivamente svuotato e annullato dal proprio lavoro, per effetto di un inaridimento emotivo del rapporto con gli altri. La depersonalizzazione si presenta come un atteggiamento di allontanamento e di rifiuto, con risposte comportamentali negative e sgarbate, nei confronti di coloro che richiedono o ricevono la prestazione professionale, il servizio o la cura. La ridotta realizzazione personale riguarda la percezione della propria inadeguatezza al lavoro, la caduta dell'’autostima ed il sentimento di insuccesso nel proprio lavoro.
Il soggetto colpito da burn-out manifesta sintomi aspecifici come irrequietezza, senso di stanchezza ed esaurimento, apatia, nervosismo, insonnia, sintomi somatici come  tachicardia, cefalee, nausea ..., sintomi psicologici come depressione, bassa stima di sé, senso di colpa, sensazione di fallimento, rabbia e risentimento, alta resistenza ad andare al lavoro ogni giorno, indifferenza, negativismo, isolamento, sensazione di immobilismo, sospetto e paranoia, rigidità di pensiero e resistenza al cambiamento, difficoltà nelle relazioni con gli utenti, cinismo, atteggiamento colpevolizzante nei confronti degli utenti .
 Tale situazione di disagio molto spesso induce il soggetto ad abuso di alcool o di farmaci.
Gli effetti negativi del burnout non coinvolgono solo il singolo lavoratore ma anche l’utenza, a cui viene offerto un servizio inadeguato ed un trattamento meno umano.
A determinare il burn concorrono  variabili individuali, fattori socio-ambientali e lavorativi. Per l’insorgenza del burnout possono avere importanza fattori socio-organizzativi quali le aspettative connesse al ruolo, le relazioni interpersonali, le caratteristiche dell’ambiente di lavoro, l’organizzazione stessa del lavoro. Inoltre sono state studiate le relazioni tra variabili anagrafiche - sesso, età, stato civile - e insorgenza del burn-out. Tra queste l’età è quella che ha dato luogo a maggiori discussioni tra i diversi autori che si sono occupati dell’argomento. Alcuni sostengono che l’età avanzata costituisca uno dei principali fattori di rischio di burn-out mentre altri ritiene invece che i sintomi di burnout sono più frequenti nei giovani, le cui aspettative sono deluse e stroncate dalla rigidezza delle organizzazioni lavorative. I risultati sembrano quindi indicare una polarizzazione tra “specialità a più alto burn-out”, dove spesso ci si occupa di pazienti cronici, incurabili o morenti, e “specialità a più basso burn-out”, ove i malati hanno prognosi più favorevole."
Idati sul burn out sono stati trovati in  Internet  e riassunti da ericablogger 

Scuola di follia

Anche quest'anno la fine della scuola è stata molto stancante, con le ultime verifiche da correggere tutte assieme, le relazioni di molte classi da preparare, i prescrutini e gli scrutini  che decidono della promozione di tanti ragazzi,  troppo ore passate a scuola senza altro tempo per dedicarsi a se stessi ed alla propria vita privata... Alcune settimane di stress sicuramente,  che si  affrontano  con calma e serenità  se non si  hanno alle spalle precedenti periodi di forti tensioni, di depressioni o di burn out, che già hanno intaccato la resistenza fisica e psichica dell'insegnante
Recentemente, proprio mentre cercavo in internet maggiori dati sul burn out, ho trovato la recensione di un libro decisamente interessante, che cercherò di acquistare al più presto  perchè tratta di un argomento poco conosciuto e sottovalutato che si sta purtroppo diffondendo sempre più nella scuola italiana:
" Scuola di follia " Curatore Lodolo D'Oria V. ,2005, 288 p.  € 24,00  Editore Armando Editore (collana Scaffale aperto/Psicologia)

Ecco una parte della recensione del libro di Lodolo D'Oria, di cui segnalo l'attività di prevenzione/formazione da lui svolta : "   Sull’autorevole rivista scientifica de La Medicina del Lavoro (N. 5/2004), è stato di recente pubblicato il primo studio che riconosce agli insegnanti il maggior rischio professionale di sviluppare vere e proprie malattie psichiatriche. Cosa succede quando la follia sale in cattedra e il docente stremato dà i numeri? A raccontarlo è  il medico  Lodolo D’Oria  che, con l’intento di dare voce ad una scuola sofferente, ha raccolto storie di disagio mentale nel volume Scuola di Follia. Tutte le vicende narrate presentano inquietanti analogie: l’ambiente scolastico diviene invivibile; i piccoli alunni appaiono terrorizzati; gli studenti si ribellano; i genitori cambiano scuola ai figli; i docenti confliggono tra loro; gli spaesati dirigenti scolastici dapprima ricorrono alle sanzioni disciplinari, poi s’improvvisano psichiatri, infine scaricano il malcapitato ad un ignaro collega-dirigente di altro istituto, dove il disagio si manifesterà ovviamente ingigantito, fino a rendere talvolta necessario l’intervento della Forza Pubblica. Il medico milanese documenta lo scottante fenomeno del disagio mentale dei docenti – esploso soprattutto dopo la riforma delle baby pensioni del ’92 – ricorrendo ai trenta casi clinici osservati in Commissione Medica per l’Inabilità al Lavoro. Una questione che – sottolinea l’autore – è ostinatamente rigettata da un’opinione pubblica imbevuta di nefasti stereotipi sugli insegnanti, è per lo più sconosciuta agli stessi operatori scolastici, infine viene completamente ignorata dal mondo medico-scientifico che, non studiandola, non sa come trattarla e prevenirla. Il libro-dossier propone soluzioni e affronta anche l’atteggiamento schivo e talvolta sorprendente di istituzioni e sindacati che, nell’attuale fase di riforma scolastica e previdenziale, sembrano ignorare il fenomeno."

Presidio pacifista

" Oggi, Martedì 1° Giugno, alle  17,30 in PIAZZA RANZONI  INTRA PRESIDIO PACIFISTA DI PROTESTA CONTRO L'ATTACCO DELLA MARINA ISRAELIANA alla flottiglia pacifista che stava portando a Gaza aiuti umanitari, attacco che ha fatto 19 morti.
PD Vco "